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Era la terza volta che il cellulare suonava. No, nessuno lo stava chiamando, era solo la sveglia.

Jisung aveva sempre avuto un sonno profondo, ma non avrebbe mai pensato di riuscire a dormire attraverso quel casino vicino al suo orecchio destro. Doveva essere davvero stanco.

–Ah, smettila.– disse, stendendo il braccio e bloccando la sveglia senza guardare, poi afferrando il cellulare e accendendo lo schermo.

Non appena i suoi occhi si abituarono alla luce eccessiva, balzò fuori dal letto, correndo a cercare dei vestiti da indossare e tentando di ricordare tutto ciò che avrebbe dovuto fare prima di uscire di casa.

–Sono tardi. Di nuovo.– si lamentò a nessun altro se non a se stesso, guardandosi allo specchio del bagno per sistemarsi i capelli e agguantando lo zaino per una bretella, mettendoselo in spalla. In teoria, quel giorno non sarebbe dovuto piovere, quindi non si mise nemmeno ad andare in cerca del suo ombrello.

Uscì dal'appartamento, chiudendo la porta di fretta e correndo giù per le scale due scalini alla volta, pur non essendo così in ritardo quanto pensava di essere. Passòdritto davanti a un certo ragazzo che stava uscendo dal suo di appartamento, ignorandolo completamente perché quella volta non poteva assoutamente fermarsi.

–Jisung!– gli si rivolse.

–Sono in ritardo!– gli urlò di risposta, continuando a scendere.

–Vuoi un passaggio?

Un passaggio?

Jisung si bloccò, restando su uno scalino finché Minho non lo raggiunse.

–È un sì?– gli chiese, scendendo le scale in una maniera molto più sciolta e calma di Jisung.

–Beh, a sto punto. Mi sono fermato.– rispose, sospirando.

–Ti svegli spesso tardi?– gli chiese, forse per il fatto che quello stesso avvenimento era successo il primo giorno di univesità, il primo giorno in cui si erano incontrati.

–Nah, ero solo stanco e ho dormito un po' troppo.– rispose, sentendo i suoi livelli di ansia scendere lentamente. –Comunque non mi vuoi rapire, vero?

Minho rise. –No. Non avrei tempo di farlo comunque, ho lezione.

–Questo vuol dire che se non ce l'avessi lo faresti?

–Probabilmente no.

–Probabilmente. Mhm. Interessante.– disse Jisung, prendendo il suo stesso mento con la mano destra.

–Hai ancora tempo per correre, se non ti fidi.– disse il ragazzo, tirandosi su il cappuccio della felpa che stava indossando.

Jisung non si era soffermato a guardare il modo in cui era vestito, un po' perché non gli importasse, un po' perché non ci aveva pensato. Nelle scorse giornate, però, Minho si era sempre vestito con cura. Si vedeva al primo sguardo che fosse importante per lui vestire bene, o perlomeno, che gli piacesse farlo. Ma quella giornata non era come le altre. Aveva solo una felpa larga, un paio di pantaloni di tuta, delle vans ai piedi e uno zaino nero che anche lui avrebbe potuto permettersi senza problemi.

Forse si è svegliato anche lui tardi.

–No, non ce l'ho. È troppo tardi, farei prima a tornarmene a casa. Accetterò il tuo passaggio.

I due ragazzi uscirono dal palazzo, camminando verso il parcheggio che c'era lì vicino e da cui Jisung aveva già visto partire Minho, quel giorno in cui stava guardando fuori dalla finestra. Gli fece segno di salire, aprendo la portiera del posto dell'autista e sedendocisi.

3 am | minsungWhere stories live. Discover now