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–Hyunjin ti ha portato qui, vero?– chiese Minho, mentre guidava all'interno del parcheggio sotterraneo.

–Già. Si può sapere cos'è sto posto?– chiese Jisung.

–L'unico modo in cui riusciamo a sopravvivere. Se non fosse per questo parcheggio, l'università scoprirebbe dove vivono Hyunjin, Chan e Changbin e non sarebbe esattamente una bella sorpresa per loro.

–Hyunjin si fidava così tanto di me?

–A quanto pare.– disse Minho, spegnendo l'auto e girandosi verso l'altro ragazzo.

Era il giorno dopo. Non avevano avuto una vera e propria conversazione su tutto quello che era successo. Nessuno dei due sapeva precisamente cosa ci fosse tra loro. Avevano passato qualche altra ora insieme, fatto pranzo e poi Jisung era tornato al suo appartamento. Ma prima che se ne andasse, Minho lo aveva abbracciato un'altra volta. Solo un abbraccio, ma sembrava molto di più.

–Andiamo.– disse poi, voltandosi per scendere dall'auto e aspettando che Jisung facesse lo stesso.

Da un lato di quel luogo totalmente chiuso e nascosto, c'era un ascensore che aveva già utilizzato quando era venuto in quel posto con Hyunjin. Saliva di un paio di piani, arrivando all'esterno, in un vicolo altrettanto nascosto.

–Non ha mai provato nessuno a seguirvi? E se qualcuno vi vede mentre siete in macchina?

–È per quello il motivo per cui mi copro sempre con almeno un cappuccio. Ma il problema non riguarda me, per la maggior parte. Gli altri si coprono molto meglio, utilizzando anche mascherine e occhiali da sole se necessario.

L'immagine della copertura di Hyunjin che aveva già visto all'università apparse nella sua testa. –Ma come fanno a non capire che sono loro?

–Con il tempo si sono abituati a nascondersi al meglio.

–Questa situazione è assurda. Sono solo dei comuni ragazzi, non dovrebbero doversi nascondere così.

–Lo so.

I due ragazzi continuarono per il resto del tragitto silenziosi, arrivando nei pressi dell'università e iniziando a sentire delle voci intorno a loro. Persone che li riconoscevano. Persone che parlavano di loro. Minho si fermò, afferrando la mano di Jisung con la sua.

Cosa cazzo è appena successo?

–Andiamo.– ripeté, sorridendogli leggermente.

Non gli piaceva tutta quella attenzione su di se, ma sapeva benissimo che ormai quella era l'unica opzione. Le persone lo conoscevano. Le persone sapevano il suo nome, sapevano che conosceva Minho. E tutto il resto. Era inevitabile. In realtà, l'essere in compagnia di Minho, soprattutto quella stretta calda sulla sua mano, lo tranquillizzava di un po'. Non era solo.

–Quando hai la tua prima lezione?– chiese Minho, guardandosi intorno.

–Alle nove.– disse soltanto Jisung.

Minho annuì, spostandosi in un altro corridoio e continuando a camminare.

–Minho!– lo chiamò qualcuno, lanciandoglisi contro quasi come se Jisung non fosse lì.

–Cazzo vuoi?– disse freddamente, spingendo la persona via da sé.

–Uh, cos'hai oggi? È successo qualcosa?

Minho squadrò la persona davanti a lui, continuando poi a camminare e lasciandola indietro.

Sempre più studenti gli si avvicinavano, al punto che proseguire stava diventando difficile.

3 am | minsungWhere stories live. Discover now