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Felix non l'aveva detto a Seungmin e a Jeongin, ma era stato Jisung stesso a decidere di farlo. Non voleva nascondere loro la verità, dato che erano suoi amici, e comunque non l'avevano presa così drammaticamente quanto l'altro ragazzo. Forse perché lo conoscevano meno.

E ora era lì, solo, in quel solito giardino, su quella solita panchina. Erano passati vari giorni ormai da quell'esperienza, e le immagini nella sua testa stavano cominciando a svanire. Aveva visto Minho, un paio di volte mentre andava e tornava dall'università, ma si erano evitati a vicenda. Se avessero continuato così, allora non si sarebbero davvero più parlati.

Ma quello non fu il caso.

Vide un ombra avvicinarsi a lui mentre giocava con il cellulare, gli auricolari nelle orecchie. L'ombra si fermò davanti alla panchina. Jisung alzò lentamente la testa, trovando Minho in piedi di fronte a lui, lo sguardo sul suo viso.

–Minho?– chiese, togliendosi gli auricolari. Il suo cuore cominciò a battere più veloce, per un motivo che non riusciva a comprendere.

Il ragazzo sorrise appena. –Tutto bene, vero?

–Uhm..sì. Direi di sì. Tu?

Annuì, silenzioso. –Scusa se per colpa mia devi andare in giro con una sciarpa.

Jisung scosse la testa, distogliendo lo sguardo. –È colpa mia.

–Avrei dovuto pensarci meglio.

L'atmosfera era tesa, il silenzio molto più pesante di qualsiasi parola avrebbero potuto dire. In effetti, Jisung voleva dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non sapeva cosa.

–Possiamo parlare, un giorno di questi?– gli chiese improvvisamente Minho. Jisung spostò lo sguardo nuovamente su di lui, rimanendo incantato a fissare il modo in cui il ragazzo stava giocando con una ciocca dei suoi capelli.

–Certo, sì, possiamo parlare.– rispose dopo un attimo.

–Sono un po' impegnato durante la mattina, quindi preferirei se ci incontrassimo più tardi. E possibilmente non all'università. Posso avere il tuo numero?– gli chiese poi, porgendogli il cellulare.

Jisung annuì, afferrandolo e inserendo il suo numero nel contatto aperto.

–Se vuoi, posso anch'io darti il mio. Così saprai che sono io quando ti chiamerò.

Non sapeva se sarebbero riusciti ad uscire da quella strana situazione in cui erano, ma Jisung era sollevato dal fatto che gli avesse parlato in quel momento. Non voleva continuare a fare di tutto per ignorarlo fino alla fine dei suoi giorni.

–Ci vediamo, allora.– disse, camminando via una volta restituitogli il cellulare.

Ci vediamo.


–Ti ho ascoltato, per una volta ho ignorato la mia "regola".– disse Minho, entrando nell'appartamento dei suoi tre amici, lasciando cadere lo zaino per terra e lanciandosi sul divano, afferrando il telecomando della tv, cercando qualcosa da guardare.

Hyunjin finì di masticare, posando la forchetta nel suo piatto ancora pieno di pasta. –Gli hai parlato?

–Gli ho chiesto se possiamo parlare.– rispose, lasciando il telecomando, accettando il fatto che non avrebbe trovato nulla di interessante in tv. E probabilmente Hyunjin gli avrebbe parlato per un po'.

–Gli hai chiesto di parlare?– ripetè Hyunjin, guardandolo di storto. –Cioè sei letteralmente andato da lui per chiedergli di parlarci un altro giorno invece che farlo in quel momento?

3 am | minsungWhere stories live. Discover now