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Prese il cellulare, accorgendosi di aver ricevuto un messaggio da Seungmin.

"Ti aspetto all'entrata."

Ormai era quasi arrivato. Era come gli aveva detto Minho, quella strada l'aveva portato all'università in un attimo, anche se non la conosceva minimamente. Vide da lontano l'entrata, cercando il suo amico tra gli studenti che si spostavano.

Oh, eccolo.

–Arrivano!– esclamò una ragazza che era a qualche metro da lui, mettendosi a correre, seguita da altre ragazze.

Erano loro. Le solite quattro persone che tutta l'università sembrava adorare. Camminavano lente, verso l'entrata. Era per quello che Minho l'aveva fatto scendere prima di arrivare?

Ormai era impossibile trovare Seungmin. Controllò il cellulare di nuovo, chiedendosi se avesse deciso di entrare piuttosto che venire travolto da quel mare di gente.

"Cambio di programma. Ti aspetto dentro. Sai dov'è l'aula, vero?"

"Sì, arrivo."

Sospirò, entrando finalmente nell'università una volta che i quattro erano ormai andati.


–La prossima settimana probabilmente ci sarà la festa di inizio anno.– disse Seungmin, mentre camminavano verso l'aula della loro prossima lezione.

–Festa di inizio anno?

Seungmin annuì. –È una festa che organizzano ogni anno gli studenti. Di solito è piuttosto grande, ci vanno un po' tutti.

–Non mi piacciono le feste. Troppa gente, soprattutto non sobria.– disse Jisung, facendo una smorfia.–E poi..onestamente non ne capisco il senso.

–Dovresti provare a venirci lo stesso. Ci sono tante cose che si possono fare. Magari conosci qualcuno che ti potrebbe piacere.– disse Seungmin, dandogli una gomitata al braccio.

–Tu ci vai, quindi?

–Già. Il motivo principale però è che devo dare un'occhiata a Felix. E che Jeongin ci vuole andare e non vuole essere solo con lui. Felix..certe volte perde il conto dei suoi drink, mettiamola così.

–Sì, suona come qualcosa che Felix farebbe.– concordò Jisung.

–Probabilmente sarà di sabato comunque, quindi hai tanto tempo per decidere.

–Meglio, così non finisco per arrivare tardi all'università. Ieri ero così stanco che mi sono svegliato in ritardo.

–Oh, hai corso?– gli chiese Seungmin, ridendo.

–Oh, mhm, già.– rispose Jisung, nascondendo la verità.

Si fidava di Seungmin, ma non voleva che lo dicesse a Felix, anche se per sbaglio.

–Ti verrei a prendere se avessi una macchina. Ma non ce l'ho. Sono un poveraccio. Devo camminare ogni giorno.

–Come se fossi l'unico.– disse Jisung, sospirando.

–Oh, cambiamo strada. Passiamo di qua.– disse Seungmin, indicandogli un corridoio in cui non era maistato prima.

–Mhm? Perché?– gli chiese Jisung confuso.

–Guarda là in fondo.

Di nuovo.

Riconobbe le loro facce, collegandole ai loro nomi, stavolta. Hyunjin camminava affianco a Changbin, parlando di qualcosa che non sarebbe mai riuscito a sentire, neanche se fosse stato a un metro da lui. Le voci delle persone intorno a loro erano troppo alte. Dietro di loro c'erano Chan e Minho. I due ragazzi erano vicini, il braccio di Chan intorno alle spalle di Minho. Stavano ridendo di qualcosa, Jisung riuscì a vederlo appena. Aveva ancora il cappuccio alzato.

–Andiamo.– disse all'amico, seguendolo lungo il corridoio misterioso.

–Oh. Seungmin!– esclamò una ragazza che evidentemente l'aveva riconosciuto, solo qualche secondo più tardi.

–Lia! Da tanto che non ci vediamo. Come va?

–Tutto bene direi. Tu? Lui..

–Questo è il mio amico Jisung, si è trasferito quest'anno. Fa il corso con me, ora.

–Oh, ciao!– lo salutò la ragazza, sorridendogli. –Ah, scusatemi, mi sa proprio che io debba andare.

–Certo, non preoccuparti. Ci vediamo!– la salutò Seungmin.

–Si può sapere come conosci persone così a caso?

–Oh, Lia? Ecco, hai presente quando prima ti ho detto che ci sono tante cose che puoi fare alla festa di inizio anno? Una di queste è la gara di canto. Abbiamo fatto un duetto lo scorso anno e abbiamo vinto. Comunque, l'ho conosciuta perché faceva il nostro stesso corso, ora non più.– spiegò Seungmin.

Gare..


Il sole era tornato a splendere nel cielo. Per una volta, Jisung si ritrovò a voler passare del tempo fuori casa anziché rinchiuso come al solito. Pensò di tornare a lasciare la sua roba e poi andare a camminare da qualche parte, quando sentì il rumore di un'auto avvicinarsi a lui e poi spegnersi. Sapeva esattamente chi fosse.

Probabilmente mi ha già visto, quindi suppongo che lo aspetterò.

Non si girò, continuando ad osservare il colore verde delle foglie di un albero.

–Incantato?– gli chiese Minho, sporgendo la testa per guardarlo in faccia.

Jisung spostò gli occhi sul suo viso. –Conosci qualche posto per starmene sotto il sole senza avere persone inutili a darmi fastidio?

Minho rimase in silenzio per un istante, come se ci stesse pensando. –Vieni con me.– disse poi, entrando nel palazzo.

–Dove stai andando? Sai, non credo sarò in grado di vedere il sole stando qua dentro.– disse Jisung, dubbioso.

–Fidati.– disse soltanto Minho, procedendo a salire le scale. Si fermò davanti alla porta del suo appartamento, aprendola con la chiave.

Jisung lo squadrò, confuso. –Hai sentito ciò che ho detto? Cosa ti fa pensare che io voglia entrare nel tuo appartamento?

–Non vuoi? Avevo un posticino che forse ti sarebbe piaciuto. Ma capisco. So che ti potrebbe sembrare un po' strano, ciò che sto facendo. Ma non ho cattive intenzioni, lo giuro.– disse, invitandolo ad entrare.

Jisung sospirò. –Okay. Okay.

Minho lasciò cadere lo zaino per terra appena entrato, togliendosi la felpa e rimanendo in maglia a maniche corte. Jisung diede un'occhiata in giro, curioso. Quel posto era indubbiamente più grande del suo, ma allo stesso tempo non sembrava affatto un luogo in cui vivrebbe qualcuno di ricco. Era sempre un monolocale, solo un po' più organizzato di quello di Jisung in quanto a spazi. Gran parte della stanza era occupata da un divano, disposto davanti a un mobile con una tv certamente non economica. La cucina si riusciva a vedere dall'entrata, mentre il letto ne era nascosto. Il muro rientrava in un certo punto della stanza, ed era lì che era sistemato. Un letto a una piazza e mezza. Una porta che probabilmente portava al bagno, dei mobili che occupavano il resto dello spazio senza distruggere quell'armonia.

Ma la cosa che diede all'occhio aJisung non fu la disposizione dei mobili, bensì il fatto che fosse tutto terribilmente disordinato. Le ante dei mobili della cucina erano mezze aperte, pacchetti di cibo spazzatura appoggiati su una penisola che si staccava dal muro. Ciotole di cibo istantaneo impilate l'una sull'altra, che aspettavano soltanto che qualcuno le buttasse. Il pavimento sembrava essere pulito, in realtà. I cuscini che avrebbero dovuto essere sul divano erano sparsi per la stanza, il letto era sfatto, pieno di vestiti come se il ragazzo li avesse provati tutti quanti quella mattina prima di decidersi ad indossare qualcosa di più comodo.

In fondo alla stanza, c'era una porta finestra che Minho aveva aperto. Il ragazzo si girò verso di lui.

–Scusa per il disordine, ma non è il mio appartamento che volevo mostrarti.– disse, facendogli segno di avvicinarsi.

3 am | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora