Capitolo 14.

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Federico

Il giorno dopo l'appuntamento, feci letteralmente schifo all'allenamento. Anzi, schifo è a dir poco. Non avevo riposato nulla la notte prima e non smettevo di chiedermi cosa fosse o non fosse successo tra Pellegrini e Venere. Lui era arrivato al centro sportivo con un umore troppo buono e le mie speranze e illusioni, che la loro serata fosse andata male, andarono in frantumi in un lampo.

Avevo la testa da tutt'altra parte ed ero stato ripreso varie volte per i diversi errori commessi, ma nonostante questo non ero migliorato. Quella non era assolutamente giornata. 

Quando fummo mandati negli spogliatoi rilasciai immediatamente un sospiro di sollievo, avevo un assoluto bisogno di farmi una bella doccia rigenerante e di sentire i racconti che, ero praticamente certo, Luca avrebbe narrato.

Se da una parte non vedevo l'ora di sentire cosa avesse da dire, però, dall'altra parte temevo di come avrei potuto reagire e di cosa sarebbe potuto uscire dalla mia bocca. Quando si trattava di Venere cambiavo. Riusciva a farmi essere un'altra persona. Con lei perdevo ogni controllo e ogni valore morale. Nessuna prima di lei mi aveva indotto a tradire Chiara, non mi aveva mai sfiorato nemmeno il pensiero di farlo. Ma Venere era davvero un'altra cosa rispetto a tutte le altre ragazze e ad entrarmi dentro non ci mise nulla.

Mi lavai velocemente e poi mi accomodai nella panca dello spogliatoio per finire di prepararmi. Lanciai automaticamente un'occhiata a Luca che, seduto davanti a me, sorrideva mentre digitava qualcosa nel telefono.

-Con chi parli?- le parole mi uscirono da sole dalla bocca e per un attimo mi maledii. Non dovevo mostrarmi infastidito o che, così corressi il tiro sorridendo maliziosamente come per indurlo a parlare

-Con la ragazza con cui sono uscito ieri sera.- un sorriso enorme gli nacque sul viso e io sentii un fremito di rabbia provenirmi dal più profondo - È stato tutto perfetto. Credo mi piaccia tanto-

Dovetti contare fino cento per evitare di sbottare e per fortuna, proprio in quel momento, pure Berna ci raggiunse, portando così lui avanti la conversazione, in modo tale che io potessi estraniarmi dal discorso.

È stato tutto perfetto. Le sue parole mi rimbombarono in mente come se al mondo non esistesse altra frase oltre quella.

Per un momento la immaginai ridere per qualcosa detta da Luca e la rabbia diventò ancora più forte in me. Non digerivo che lui potesse farla stare meglio di quanto ero riuscito a farla stare io. Continuavo a pensare alle nostre nottate in albergo e poi a casa mia. Continuavo a pensare ai momenti di passione e poi a quelli dolci. Continuavo a sentire una fitta al petto al solo pensiero che facesse tutto quello pure con Pellegrini.

Presi un respiro profondo e strinsi i calzini che avevo tra le mani, cercando di scaricare il nervoso e cercando di non fare una scenata e passando così per pazzo. Non potevo rivendicare diritti su di lei con loro... Nessuno sapeva che era stata mia. Avevo nascosto la relazione tra noi a quasi tutti e quelle erano le conseguenze: un mio compagno di squadra ci usciva e poi, inconsapevolmente, mi sbatteva in faccia quanto ci stesse bene insieme.

Ma se non potevo parlare con loro di quanto la situazione mi desse fastidio, potevo farlo con lei. Oh sì, lei avrebbe dovuto starmi a sentire, per forza.

*

Venere

Il campanello suonò insistentemente e immediatamente mi alzai dal divano, smettendo di leggere "Il ritratto di Dorian Gray" e andai ad aprire quella maledetta porta prima che quel suono mi facesse diventare pazza. Più pazza di quello che già ero, s'intende.

Chi diavolo era così poco interessato dal poter risultare fastidioso o poco educato?
Appena aprii la porta Chiesa mi apparve davanti e la mia domanda ottenne una risposta. Chi altro se non lui?

Un altro amore|| Federico ChiesaWhere stories live. Discover now