Capitolo 16.

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Arrivammo nella pizzeria indicataci da Paulo e, dopo parcheggiata l'auto, lo raggiungemmo nel giardino del locale dove ci stava aspettando.

Era una bella serata. Non tirava tanto vento e il freschetto non era esagerato. Si stava bene con l'aria che accarezzava delicatamente le mie gote.

Luca mi prese per mano con tutta la naturalezza del mondo e sorrisi senza riuscire a trattenermi. Ancora, dopo giorni, quel gesto mi faceva battere forte il cuore, era qualcosa di incredibile.

Notai immediatamente il numero 10 della Juventus una volta arrivati davanti all'ingresso, il quale stava parlottando fittamente con un ragazza che riconobbi immediatamente. Sgranai perciò gli occhi rendendomi conto che era Sophia, la proprietaria del 55. Sì, non avevamo chissà quale rapporto, ma quando avevamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere non aveva menzionato una sua storia con Paulo Dybala e per questo rimasi sbalordita nel vederla là con lui. Il mondo era proprio piccolo.

La salutai con due baci sulla guancia e lei fece lo stesso, poi Luca mi presentò Paulo e dopo entrammo tutti e quattro dentro il locale. Percepii immediatamente una strana sensazione osservando Sophia, come se fosse a disagio e un po' sulle sue. Capii che sicuramente non era da tanto che usciva con Paulo e per questo fosse ancora un po' riservata e sulle sue.

Il cameriere ci fece accomodare al tavolo che Paulo aveva prenotato, ossia un posto nella sala più riservata, per stare in pace e poter cenare in tutta tranquillità. Non osavo immaginare quante persone al giorno fermassero l'attaccante argentino per un foto o un autografo, sarebbe stato impossibile cenare in mezzo a tutti gli altri.

-È molto carino questo ristorante- commentai io, guardandomi intorno sinceramente rapita. Era un locale molto elegante, la cosa che spiccava di più erano sicuramente gli enormi lampadari che sembravano fatti di Swarovski e il grande caminetto che occupava quasi tutta la parete destra della sala. Era un posto quasi reale

-Mi piace mangiare qua, sono molto professionali e ospitali- l'accento di Paulo Dybala, dal vivo, sembrava essere ancora più forte e caratteristico -Perciò ho optato quasi subito per venire qua.-

Annuii solamente, con fare comprensivo, per poi lanciare un'occhiata a Luca che stava leggendo qualcosa sul cellulare con aria seria e corrucciata. Decisi di non fargli domande quando vidi che, bloccando il cellulare, mi sorrise dolcemente e tranquillo. Magari mi avrebbe raccontato più tardi cosa avesse fatto sparire il suo buon umore per qualche secondo, se avesse voluto.

Riportai l'attenzione sul menù, ma non prima di aver sorriso nell'osservare la coppia davanti a me. Non potei fare a meno di notare Paulo che cercava una scusa per avere un contatto fisico con la mora e lei che, con aria impassibile, cercava di evitarlo con velato imbarazzo e continuava a parlare come se niente fosse accaduto. Erano sicuramente davvero all'inizio della conoscenza e immediatamente mi resi conto che tra loro avrebbe funzionato, emanavano delle buone vibrazioni. Ne ero certa.

La suoneria del mio telefono accanto a me mi riportò alla realtà e, guardandolo, vidi il nome "Chiesa" illuminare il mio schermo. Fu come se il cuore mi si bloccò nel petto, all'improvviso. Non capii il motivo di quella telefonata e, soprattutto, perché me la stava facendo in quel preciso momento.

Mi girai verso destra, d'istinto, e mi resi conto che pure Luca aveva notato la chiamata in entrata sul mio cellulare, ma non sembrava infastidito, direi più pensieroso

-Ha scritto pure a me.- e così diede una spiegazione al fatto che pochi minuti prima si era estraniato dal tavolo -Vuoi rispondergli?-

Ignorai la domanda di Pellegrini, ma rifiutai la telefonata, per poi regalargli un sorriso -sto cenando con te, non mi importa di nulla.-

Un altro amore|| Federico ChiesaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant