Capitolo 7.

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- Simone Lo Faso non riesce proprio a non essere invadente.- risi al ricordo delle sue parole qualche giorno fa. - Però ti vuole un gran bene, Fede. Tiene tanto a te.- appoggiai la testa sulla sua spalla, mentre lui iniziò ad accarezzarmi i capelli.

Lo sentii sorridere - sì, lo so, anche io ne voglio a lui. Mi dispiace se è stato invadente in qualche modo, con te.-

Incrociai il suo sguardo, alzando la testa e annuii. - Ha solo detto che tu, in discoteca, mi stavi spogliando con gli occhi e che dovevamo andare via perché avevamo bisogno di stare insieme. Cosa vuoi che sia?- ironizzai, ridendo e lui sgranò gli occhi davanti alle mie parole.

- Tu scherzi?!- chiese sbalordito, scuotendo la testa. - È pazzo, ritiro tutto quello che ho detto. Non gli voglio bene e non siamo amici, chi è Simone? Credo di non conoscere un Simone, mai conosciuto.-

Risi ancora più forte davanti alle sue parole e continuai ad ammirarlo mentre si imbarazzava per colpa delle parole del suo amico. - Ma ti pare? Che figure di merda mi fa fare.-

Mi sistemai un ciuffo di capelli dietro l'orecchio e mi sistemai meglio sul divano, per poi prendere la sua mano tra le mie. - Dai, lo ha fatto solo per aiutarti. E ci è riuscito.-

Alzò gli occhi al cielo - in effetti... Però aiuto, quanto è scemo?! Perché ho degli amici così?- i suoi occhi brillarono, facendomi capire quanto tenesse a loro in realtà. I suoi amici erano la sua famiglia, ed era una cosa bellissima. Lo capivo anche solo da come ne parlava, non sarebbe mai rimasto solo nel momento del bisogno. Ed era una cosa meravigliosa.

- Sei carino quando parli in modo così... tranquillo. Quando sembri così sereno.- gli accarezzai il viso piano, lo sfiorai appena.

Mi stampò un bacio sulla fronte e mi strinse a sé. - Perché ci sei tu con me.-

Mi sentii felice come non lo ero mai stata.

*

Federico, la mattina dopo, si alzò prestissimo. Non aveva dormito tantissimo quella notte, sia perché amava vedere la sua amata dormire così tranquilla e beata, sia perché il dover lasciare Chiara, un po', lo spaventava. Erano stati fidanzati due anni e lui, all'inizio, aveva realmente pensato che lei fosse quella giusta, pensò che con lei si sentisse come ogni ragazzo innamorato si sente, ma poi incontrò lei... E così capì che non era mai stato innamorato di Chiara, perché alla vista di quella ragazza stupenda, che solo poco tempo dopo scoprì chiamarsi Venere, come la dea della bellezza, in lui nacquero milioni di emozioni, che non aveva mai provato prima d'ora, nemmeno con Chiara.

Fece di tutto per conoscerla, una sera in una normale discoteca. Si avvicinò a lei con una stupida scusa e così avevano iniziato a parlare. Si sentì subito a suo agio, ed era sempre più attratto da lei. Non solo fisicamente, ma anche mentalmente. Era intelligente, e questo a Federico piacque subito.
Iniziarono a frequentarsi, nonostante lui avesse una ragazza che lo amava da un po', a lui dispiaceva per Chiara, ma quando era in compagnia di Venere era come se rinascesse.

Cercare di chiudere con lei era come restare in apnea, e si sa, senza aria non è possibile stare a lungo.
E poi la loro relazione diventò più seria. Erano innamorati più che mai, ormai troppo dentro per poter chiudere, infatti tutte le volte che ci aveva provato, avevano fallito. Non erano fatti per stare lontani, lo sapevano entrambi.

Il giovane calciatore della Fiorentina si preparò con calma e, dopo aver lasciato un biglietto a Venere, uscì dalla casa, per dirigersi verso casa di Chiara.
Erano circa le 9, e fu abbastanza sicuro che a quell'ora fosse già sveglia, non era una gran dormigliona, al contrario della donna che amava.
Era deciso a lasciare la sua storica ragazza, non stava più bene con lei, e anche se questa sua azione avrebbe avuto delle ripercussioni, a lui non importava.

Guidò in modo tranquillo, anche perché Firenze era già sommersa nel traffico, a quell'ora, perciò accese la radio e cercò di rilassarsi ascoltando le canzoni del momento e pensando a quanto sarebbe stata bella Venere, quando si sarebbe alzata e in modo assonnato avrebbe letto il bigliettino. Le aveva scritto che la amava, ancora una volta, e lo pensava davvero. Era così naturale dirglielo.

Arrivò sotto casa di Chiara e parcheggiò nei soliti posti liberi. Sospirò pesantemente e scese dall'auto, per poi dirigersi sotto il palazzo, a suonare il campanello della sua quasi ex. La voce di lei rimbombò praticamente subito nel citofono e appena Federico le comunicò di essere lui a voler salire, lei aprì senza pensarci.

Decise di non prendere l'ascensore, ma di fare le scale, lentamente, fino al sesto piano, per guadagnare tempo. Non aveva pensato a cosa dire, fino a quel momento. Cosa le avrebbe detto per lasciarla? Non voleva che lei stesse male, non voleva ferirla, non lo meritava, ma sapeva che non poteva farci nulla... Chiara sarebbe stata male, senza dubbi, qualsiasi scusa lui avrebbe usato.

Arrivò nel pianerottolo dell'appartamento di Chiara e vide che la porta era già aperta, perciò lui bussò leggermente ed entrò senza aspettare risposta. La sua ragazza arrivò davanti a lui, sorridendo, e fece per abbracciarlo, ma lui glielo impedì. Voleva essere chiaro da subito, perché più tempo faceva aspettare, più sarebbe stato difficile.

- Che succede?- chiese lei, confusa e momentaneamente in preda all'ansia. In cuor suo Chiara sapeva già qualcosa, perché, ultimamente, con lei, Chiesa era molto meno presente, le dava molte meno attenzioni e non la guardava più come una volta, ma fino a quel momento aveva fatto di tutto per convincersi che fossero solo sue stupide paranoie.

- Non voglio essere cattivo... credimi. Però devo farlo, perché non si può più andare avanti così.- la guardò dritto negli occhi e vide che lei aveva già gli occhi lucidi. Aveva assolutamente capito. - Non posso più stare con te.-

Lei abbassò lo sguardo e Federico si sentì terribilmente dispiaciuto, in fin dei conti le voleva bene, aveva condiviso tanto. - Cosa è successo, Fede?-

Singhiozzò improvvisamente e si portò le mani sul petto, come se fosse stata colpita da un senso di nausea improvvisa. Ma Federico non si avvicinò a lei per consolarla, non poteva fare nulla per alleviare il suo dolore.

- Mi dispiace, credimi. Ma non ti amo più, non voglio prenderti in giro, ho troppa stima nei tuoi confronti per farlo.- sapeva, in cuor suo, di aver già fatto tanto alle sue spalle, non poteva continuare così. Non era giusto.

Lei annuì, ma non era d'accordo, la sua espressione era quasi schifata. - C'è un'altra, non è così?-

Federico sussultò, non si aspettava quella domanda. Per nulla. Così scosse lentamente la testa, in segno di negazione. Non voleva che lei sapesse di Venere, non voleva metterla nei guai.

- Oh invece sì, credo di averlo capito già da molto...- ribatté lei, con grandi lacrime che le solcavano il viso. Aveva una grande rabbia dentro di sé. Non riusciva a capacitarsi di quello che stava accadendo.

- Non è così, Chiara. Non c'è nessuna. Solo che non ti amo più, mi dispiace tanto... Ma è la realtà, non posso farci nulla.-

Lei lo fulminò con lo sguardo e poi si girò di spalle e si diresse in un'altra stanza, lasciandolo là, solo, senza aggiungere una parola. Chiara non voleva vederlo e nemmeno parlargli, era troppo ferita per farlo, e Federico lo recepì subito. Così respirò profondamente e lasciò l'appartamento di corsa.

Sì, era tremendamente dispiaciuto di come si erano lasciati lui e Chiara, sapeva che avrebbe ancora sentito parlare di lei, ma dentro di sé era felice per tutto il resto. Poteva stare con la ragazza che davvero amava, poteva uscire con lei alla luce del sole, non doveva più nascondersi e finalmente sarebbe potuta andare allo stadio, a vederlo giocare, visto che lo sognava da tempo. Vederla tra gli spalti e magari, perché no, dedicarle un goal.

Sorrise felice e salì subito in macchina, non vedeva l'ora di tornare da lei, in quel momento, quello era il suo unico pensiero.

Un altro amore|| Federico ChiesaWhere stories live. Discover now