Capitolo 6.

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Qualche sera dopo successe l'impensabile. Ancora non gli avevo dato risposta su come si sarebbe evoluta la nostra relazione, ero ancora confusa e non poter avere nessuno con cui parlarne mi stava ammazzando. Per un attimo pensai addirittura di contattare Simone Lo Faso, che era al corrente di tutto, e avrebbe potuto darmi un consiglio, ma non lo feci. Avendo quel pensiero capii di essere veramente disperata.

Ricordo che ero con un amico al bar, uno degli amici più cari e di vecchia data, era finalmente riuscito a convincermi ad uscire, visto che davo sempre buca a tutti. Stavamo parlando con tranquillità, mentre sorseggiavamo qualche drink. Risi a una delle battute del mio amico, ma appena girai la faccia verso destra, e vidi entrare Federico e alcuni amici nel locale, la risata mi morì sulle labbra.

Era così stupido il modo in cui sempre ci incontravamo ed era sempre il solito. Ma quella volta io non ero sola e lui lo notò immediatamente. Mi lanciò un'occhiata fulminea e interrogativa. Il suo essere geloso mi scaldò il cuore ancora una volta, stupidamente, come una ragazzina con il suo primo amore.

Il mio amico mi richiamò e io mi girai di scatto verso di lui, smettendo di scambiarmi sguardi con Chiesa. - È tutto ok?-

Annuii forzatamente e mi scolai l'ultimo goccio di alcool nel bicchiere. Sarei voluta affogare. - Dicevamo?-

- Tu sai chi è quello, vero?- mi chiese Giacomo, indicando il calciatore della Fiorentina, ignorando completamente il mio voler riprendere ciò che stavamo dicendo prima.

Scossi la testa impercettibilmente, ma lui continuò a guardarmi serio. - È un calciatore, Federico Chiesa, perché ti fissa?-

- Cosa vuoi che ne sappia io? Nemmeno so chi sia.- risposi stizzita e mi venne voglia di alzarmi e andare ad ammazzare Federico, per il suo essere così palese. Perché stava rischiando in quel modo? Nessuno dei miei amici sapeva.

- Mmh, okay, però sta continuando a guardare verso qua.- non feci in tempo a rispondere che Giacomo alzò la mano e fece un saluto al 25 Viola. Strabuzzai gli occhi e nervosa gli chiesi che intenzioni avesse, ma lui non rispose.
In quel momento mi pentii amaramente di aver accettato di uscire con il mio amico. Giacomo non conosceva imbarazzo, avrebbe parlato chiaramente e chiesto senza mezzi termini il perché stesse fissando me. Perché sì, era palese stesse fissando me.

Mi girai di scatto e vidi Chiesa scambiare due parole con Lo Faso e, dopo qualche secondo, avvicinarsi a noi. Ignorò alla grande i miei sguardi intimidatori. Così, in poco tempo, fu al nostro tavolino.

Salutò velocemente e poi si girò verso di me. - Possiamo parlare?-

Sgranai gli occhi e lo guardai stranita. Pensavo fosse impazzito tutto in una volta. - Scusa?-

- Sono serio. Dai.- mi prese per mano e mi fece alzare, mentre Giacomo ci guardava meravigliato e sbalordito. Il suo sguardo era quello di uno che ha un miliardo di domande in serbo.

- Cosa sta succedendo? Non capisco...- furono le sue parole, prima che Federico mi trascinasse via. Mi girai verso il mio amico e mimai un "scusami un attimo" con le labbra, prima che Chiesa mi portasse dentro al bagno delle ragazze.

Mi divincolai immediatamente dalla sua presa e sospirai per calmarmi. Non riuscivo a credere a ciò che aveva fatto. Si era avvicinato a me, davanti a tutti. Come se fosse normale, come se non rischiassimo di essere scoperti. Se qualcuno lo avesse detto a Chiara? Se qualcuno dentro fosse stato un giornalista pronto a scrivere un articolo di gossip? Sarebbe stata la nostra rovina.

- Federico Chiesa, ora tu mi spieghi cosa non va in questa testa.- mi alzai sulle punte e gli picchiettai l'indice sulla tempia. - Perché da sola non ci arrivo.-

- Ah no?- rise, ma senza umorismo. - Arrivo in un locale e ti incontro a bere con un tipo, come se niente fosse, dopo che mi hai detto che mi avresti dato una risposta su ciò che sarebbe stato di noi, ma non ti sei fatta sentire per nulla. Ma forse la nostra relazione vale meno di una bevuta con un altro?-

La sua voce carica di rabbia non mi fece per nulla piacere, la sua scenata di gelosia non mi fece sentire amata, mi fece solo infastidire. - Giacomo è mio amico dalle elementari, ma poi non mi devo giustificare, non stavo facendo nulla di male.-

- Ti sto aspettando, possibile che tu non lo capisca?- si appoggiò al muro con le spalle e posò i suoi occhi nei miei.

- Non avevo una risposta da darti.- risposi sincera - Non so cosa fare con te. Seriamente.-

- Okay, basta, andiamo a casa di Chiara e la lascio.- mi disse serio, facendomi contorcere lo stomaco. Non capii le emozioni che mi investirono in quel momento.

Lo guardai sbalordita e mi avvicinai a lui, poggiandogli una mano sul viso. Mi resi conto di quanto era agitato e nervoso. Le sue mani tremavano, così le strinsi tra le mie, nonostante le mie, a confronto con le sue, erano piccolissime. - Fede cosa hai?-

Mi preoccupai immediatamente e gli passai una mano tra i capelli, sapendo quanto gli piacesse, cercando di farlo rilassare il più possibile, ma non sembrai riuscirci.

- Non sopporto vederti con un altro e non voglio perderti. Sono disposto a fare una cazzata enorme stanotte, per te. Lascio Chiara. Non mi interessa delle conseguenze, voglio te.-

- Fede, non...- mi interruppe a metà, alzando una mano in aria. Era sempre più nervoso.

- Non cosa? È quello che volevi no?-

Chiusi gli occhi per un secondo e mi inumidii le labbra, per rilassarmi. Non capivo pienamente cosa stesse succedendo. Poi tornai a guardare lui. - Federico, lo sai, io voglio te. Assolutamente, ma fallo perché lo vuoi, non perché sei in preda a una crisi.-

Scosse la testa e mi accarezzò il viso piano. - Non mi interessa nulla ora, so solo che non voglio perderti, capisci?-

- È mezzanotte, vuoi davvero lasciarla ora?- sorrisi debole. Non volevo che Chiara fosse scaricata come se non fosse umana, come se non avesse sentimenti. - Ora andiamo via insieme e domani mattina vai a parlarci. Non voglio che succeda un casino ora.-

- Andiamo via insieme?- gli occhi gli si illuminarono come un bimbo che apre i regali del compleanno. - Sapessi quanto ti amo! Vado ad avvisare i miei amici.- mi stampò un bacio veloce sulle labbra e uscì dal bagno, senza aggiungere altro.

Io sentii il cuore accelerare notevolmente, lo sentii battere perfino nelle orecchie, mentre metabolizzavo ciò che mi aveva detto. " Sapessi quanto ti amo!"

Sorrisi come un'ebete e restai ferma per qualche secondo a pensare alle sue parole. Fu la prima volta che me lo disse e non mi sembrava assolutamente possibile. Soprattutto perché gli era uscito come se fosse la cosa più naturale del mondo, proprio come successe a me.
Probabilmente, in quel momento, per quanto stupido e sciocco possa sembrare, mi sentii come su una nuvola, ero davvero al settimo cielo.

Raggiunsi il mio amico e mi scusai con lui, dicendogli che dovevo assolutamente andare e che, il giorno seguente, gli avrei spiegato tutto con calma, poi gli lasciai un abbraccio veloce e corsi fuori, alla macchina di Chiesa, dove sapevo, grazie a un messaggio, che mi avrebbe aspettata.

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