Capitolo 36.

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*Inizio flashback*

Girai la cannuccia in senso orario nel mio cocktail, un po' persa nei miei pensieri. Era stata una giornata stressante, avevo girato tantissimi negozi di Firenze per lasciare il mio curriculum, ma ben pochi sembravano davvero interessati, ero sicura che nessuno mi avrebbe richiamata per offrirmi un lavoro.

Sospirai pesantemente, finché qualcuno mi picchietò la spalla, attirando la mia attenzione. Per un attimo, appena mi girai, fui confusa. Conoscevo bene Federico Chiesa, visto che mia madre, con la sua passione-ossessione per il calcio, guardava ogni partita che trasmettevano. Lo considerava uno di quei ragazzi che avrebbero fatto strada, non sapevamo ancora quanto ci avesse visto lungo.

Nonostante conoscessi il suo nome, però, inarcai un sopracciglio sentendomi disorientata, poi sorrisi leggermente, per essere cordiale. -Dimmi pure-

Anche lui sorrise. In quel preciso istante, qualcosa nel mio stomaco prese a muoversi, impazzito, qualcosa che non avevo mai sentito prima di allora con nessun altro. -Volevo solo sapere se stessi aspettando qualcuno, sennò potrei accomodarmi accanto, visto che è libero- mi sembrò immediatamente molto sicuro di sé, mentre si passava la mano tra i capelli castani, che solo più tardi, grazie alla luce naturale, scoprii avere delle sfumature color miele.

Io annuii immediatamente, continuando a sorridere. -No, sono sola, accomodati pure-

Lui non se lo fece ripetere due volte, si sedette accanto a me e ordinò da bere. Dopo di che, iniziò a parlarmi del più e del meno. Non so come, ma dall'argomento più sciocco, passammo ad argomenti ben più seri e, dopo ore, ci rendemmo conto di aver passato l'intera serata a chiacchierare.

Era stato tutto così naturale, come se fossimo stati seduti soli in mezzo al nulla, e non al bancone di una discoteca piena di gente. Erano bastate poche ore e io ero già completamente rapita dai suoi modi di fare, dal suo sorriso, dal modo naturale e ripetitivo con il quale si passava la mano tra i capelli, dai suoi occhi e dal modo in cui essi brillavano per ogni emozione che provava.

Era bastato niente per farmi capire che quel ragazzo conosciuto così, una sera per caso, non avrei mai potuto scordarlo.

*Fine flashback*

*6 anni dopo*

Scossi la testa sentendo Nicolò tirarmi la gamba del pantalone e tornai così sul pianeta Terra, smettendo di rivangare il passato e il modo in cui io e Federico ci eravamo conosciuti. Insomma, solo più tardi scoprii che quella di essersi avvicinato a me chiedendomi di sedersi accanto era solo una scusa e che, in realtà, era da diversi minuti che mi osservava incantato e cercava solo il coraggio per avvicinarsi a parlarmi.

-Mamma, mamma, mamma- era la parola che Nicolò ripeteva di più e per quanto fosse difficile stargli dietro, ero felicissima che cercasse sempre me e, inoltre, era divertente vedere come Federico si ostinava a cercare di fargli dire papà ma senza ottenere risultati. Doveva farci l'abitudine, ero io la preferita di nostro figlio.

In compenso, però, davanti a un pallone non sapeva trattenersi e già lo calciava... Buon sangue non mente, avrebbe avuto la stessa passione di suo padre e di suo nonno prima di lui.

Lo presi in braccio, visto che era quello che voleva, e insieme andammo nella stanza da letto mia e di Federico, dove sapevo che lui stava preparando la valigia per partire con la Nazionale. Era stato convocato per i suoi secondi Mondiali ed io ero sempre più orgogliosa di lui e della meravigliosa carriera che stava avendo.

Un altro amore|| Federico ChiesaWhere stories live. Discover now