24.

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Future's Drop.


La mattina giunse lentamente. Clarissa non riuscì a chiudere occhio e, costretta a rimanere nelle proprie stanze, lontana dal corpo caldo di Jace, le parve tutto ancora più difficile di quanto effettivamente fosse. Ma Sophie le aveva parlato, educatamente e in imbarazzo, e le aveva rivelato quanto compromettente sarebbe divenuta la figura della rossa una volta che tutti sarebbero venuti a sapere che si intratteneva più volte al giorno -persino la notte, per carità!- nella stanza di un uomo. Insomma, la cameriera le aveva ricordato per l'ennesima volta quanto assurde fossero le consuetudini del tempo e, in particolare, quanto il sesso fosse visto come estremo tabù. Ma forse era tutta colpa della stessa Clary che, smentendo sia un loro matrimonio che un loro ufficiale fidanzamento, aveva descritto il biondo come un semplice amico. Magari un po' più intimo di altri,  ma pur sempre un amico. E se già risultava volgare il sesso con il fidanzato prima della notte di nozze, figurarsi il sesso con un giovane di bell'aspetto che lei definiva semplicemente "il suo ragazzo". In definitiva, niente Jace, neppure per errore. Era rimasta nelle proprie fredde stanze, senza neppure il camino acceso, con indosso la veste leggera, ed aveva contemplato a lungo il soffitto in penombra. Era illuminato esclusivamente dai raggi della luna che, piena al centro del cielo, risultava un vero e proprio incanto. La ragazza si era presa del tempo per riflettere; William aveva detto che partire all'alba sarebbe stata la scelta più saggia, che avrebbe comportato meno problemi. Clarissa non aveva osato ribattere e si era limitata  a riferire ogni informazione a Jace. Chiuse gli occhi al pensiero del ragazzo che amava; solo qualche ora prima lo aveva sorpreso con gli occhi arrossati. Non aveva visto lacrime, ma era certa che vi fossero state, e che qualcuno, una quindicenne bellissima detta Cecily, lo avesse consolato. Le era grata, ma non poteva negare una punta di gelosia. Perché se il suo ragazzo doveva sfogarsi, lo avrebbe dovuto fare con lei. Con Clary sola. Ma, si disse poi con vergogna, non era importante. Il suo egoismo non doveva intralciare i loro tentativi di  tornare a casa, di salvarsi. Doveva semplicemente restare lucida e smettere di farsi coinvolgere sentimentalmente da tutto e tutti. Soprattutto da Will. Deglutì a vuoto. Da giorni era in particolare un pensiero ad assillarla; portare William con sé. Portarlo nel presente, si intende. Si era detta che sarebbe stata un'idea geniale e che non avrebbe comportato alcun disagio. Che, infondo, William non era destinato ad avere una fine felice, lì nel passato, dove Tessa stava per sposarsi con il suo parabatai. E che perciò sarebbe stato magnificamente bene nel presente. Se solo li avesse seguiti -lei e Jace- avrebbe avuto tutto; sarebbero rimasti uniti, e ci sarebbe stato anche Magnus. Lo avrebbe portato con sé e lo avrebbe fatto stare bene. Eppure sapeva anche  che, per fare una cosa del genere, avrebbe avuto bisogno del consenso dello stregone che risiedeva nel presente, e sapeva anche che quest'ultimo non glielo avrebbe dato. Ma non importava. Forse no.

Attese avvolta da quei pensieri sino a che il suo viso non venne illuminato da una luce più brillante ed accesa rispetto a quella solita ai raggi lunari. Clary socchiuse gli occhi per il cambiamento improvviso e, dopo essersi lentamente sollevata a sedere, cercò il cielo oltre l'ampia finestra che spiccava sul fondo della stanza. Lo incontrò di un leggero arancione pastello, tendente al rosato, e subito comprese che l'alba era prossima. Non vi era  più tempo da sprecare in assurdi tergiversamenti  come potevano esserlo l'idea di trascinare Will con loro. A questo avrebbe pensato più tardi, con maggiore calma.

Si alzò quindi dal letto, si diresse svelta sino all'armadio in legno laccato, profumato di resina, ed afferrò il primo abito che le si parò d'innanzi; si trattava di un completo color azzurro pastello, che non le piaceva particolarmente, ma che le risultava abbastanza semplice da indossare. Aveva pochi merletti, così come una quantità davvero scarsa di lacci ed oltremodo pesanti brillanti. La sola cosa in cui avrebbe riscontrato difficoltà, sarebbe stato il corsetto, ma aveva imparato alcune tecniche su come sistemarlo, ed era certa che né Jace, né tantomeno William avrebbero prestato troppa attenzione al suo vestiario. Si infilò perciò velocemente il tutto, perdendo -come sempre- più tempo del dovuto nel bustino  rigido. Strinse sino a che non sentì le stecche in legno contro le costole, ed infine formò un fiocco precariamente stabile sulla cima. Indossò un paio di stivaletti bassi di colore nero (la scarpa più comoda che era riuscita a trovare), e si disse che nessuno avrebbe potuto dirle nulla a riguardo, in quanto le gonne, giungendo sino al pavimento, le nascondevano totalmente i piedi.

Future's Drop. -Goccia di futuro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora