4.

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Future's Drop.

-Jace...- intervenne d'improvviso la voce dello stregone, agitata ed incerta. Seduto di fronte al biondo, attendeva pazientemente una sua reazione, anche solo un grido di rabbia od un ringhio colmo di puro odio. Al fianco del giovane Herondale, vi era poi Simon Lewis, convocato con la massima apprensione. Si trovavano dentro l'appartamento di Magnus, a Brooklyn, e quest'ultimo aveva appena raccontato ai due cosa esattamente era accaduto a Clarissa. Era stato attento, ed era cercato di risultare quanto più calmo gli fosse possibile, attento a non urtare i nervi dei due ragazzi, ma dubitava seriamente di esservi riuscito. A questo proposito poi, poteva intravedere i nervi tesi di Jace in corrispondenza del collo. Il riccio, invece, sembrava complessivamente più tranquillo. Ovviamente senza tenere conto della pelle divenuta cerea.

-Io...- esordì pacatamente Jace, spezzando il silenzio che aleggiava nella stanza. Teneva lo sguardo basso e le mani sulle gambe, i capelli gli ricoprivano la fronte e l'espressione risultava imperscrutabile -Io spero solamente che questo sia tutto un pessimo scherzo.-

Simon rimase in silenzio. Magnus arricciò le proprie labbra in un sorrisetto imbarazzato, i denti bianchi ben in vista -Ma se non lo fosse?- azzardò.

Finalmente, il giovane Herondale levò lo sguardo. Gli occhi dorati sembravano fiamme sul punto di divampare in modo feroce, irrefrenabile. Lo stregone deglutì a vuoto, e si sistemò una ciocca di capelli.

-Se non lo fosse, diciamo, che potrebbe svanire nel nulla il fidanzato del mio parabatai. Non so se lo conosci...- rispose Jace, tra il sarcastico ed il minaccioso, assottigliando gli occhi in un'espressione spietata.

Magnus sghignazzò e, con fare ansioso, si passò una mano sulla bella giacca viola -non si era ancora preso tempo per cambiarsi-. Abbassò poi lo sguardo sul ripiano lucido del tavolo e riflettè qualche istante su quale fosse il modo più saggio di intervenire.

-Jace,- disse infine -mi dispiace. Ci sono state delle complicazioni, ma nulla è irreparabile.-

-Con questo, vuoi dire che sai dove esattamente sia finita Clary?- questa volta, ad intervenire, era stato Simon, improvvisamente ritto sulla sedia ed attento. Il ragazzo aveva finalmente recuperato la memoria. Certo, faticava ancora nel ricordare alcuni dettagli, ma il mondo gli appariva decisamente più chiaro.

Per l'ennesima volta, Magnus sorrise. E Jace, per l'ennesima volta, desiderò ucciderlo.

-Io so dove è Clary. Il problema è quando.-

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Quel viso era assolutamente perfetto, in ogni sua più piccola imperfezione. Clary non riusciva a distogliere lo sguardo, ed era abbastanza sicura di non volerlo neppure fare. In qualche modo, quella splendida visione le stava migliorando l'intera pessima esperienza in cui era drasticamente capitata. Non riusciva ad abbassare lo sguardo da quei meravigliosi pozzi turchesi, in idilliaco contrasto con i capelli lucidi e scuri. Persino la piega delle labbra, constatò silenziosamente la ragazza, aveva un che di indubbiamente affascinante. Si ritrovò ad arrossire senza ritegno, e a sentirsi incredibilmente stupida per essere rimasta tanto colpita da un semplice uomo. Infondo lei aveva Jace, si disse. E, nel farlo, mosse un veloce passo all'indietro, come a declinare un'offerta che, comunque, non le era mai stata fatta.

Il ragazzo parve non notarlo e, sempre tenendo alta la propria stregaluce, contemplò anch'egli il viso della giovane che gli si era parata d'innanzi; ne mirò il viso sottile, gli occhi verdi e brillanti, ed infine l'insolito ed acceso colore dei capelli. Lo trovò assolutamente fantastico.

Solo in un secondo momento si rese conto che la ragazza di fronte a lui, non indossava che una semplice veste da notte, sottile e morbida, che le calzava dolcemente sulle forme. Sorrise leggermente.

-E voi sareste...?- domandò, ostentando una voce curiosa ed ingenua, simile a quella di un bambino impertinente. Lei non parve farvi caso e, guardandolo leggermente paonazza in viso, rispose.

-Clarissa Blackhat.- disse veloce, mentre lui constatava la presenza evidente di un marcato accento americano, completamente diverso da quello morbido e preciso di un britannico -Sono una cacciatrice americana. Sono arrivata questa notte.-

L'uomo, ostentando una certa arroganza, sorrise dall'alto della propria statura. Si chinò poi contro la piccola ragazzina, ed in un mormorio parlò -Che lingua lunga!- constatò -Non è cosa saggia spifferare simili cose ad uno sconosciuto. Potrei essere un nemico.-

Andando contro ogni previsione del ragazzo, Clarissa non si scompose, né tanto meno si dimostrò confusa o spaurita. Sorrise invece, tutta impettita, e, assottigliando gli occhi in un'espressione furba, rispose -Ma non lo sei. Guardati gli avambracci... Sono costellati di marchi. Sei un cacciatore, come me.- e, nel dire questo, la giovane si sollevò una manica sin quasi la spalla, mostrando al bel moro di fronte a lei parte delle proprie rune; vi erano quella della velocità, dell'equilibrio e della flessibilità. Lui trasalì leggermente nel notare il gesto tanto avventato compiuto dalla ragazza -scoprire lembi di pelle!-, ed ancora di più nel notare che gli aveva appena dato del tu, ed in modo tutt'altro che imbarazzato. Gli era anzi sembrata determinata e divertita. Decisamente. E la cosa lo fece sorridere.

-Touchè.- le acconsentì quindi, chinando appena la testa in una mera imitazione di inchino, per poi tornare a guardarla. La incontrò contemplarlo con gli occhi verdi e belli -Allora dimmi,- disse infine, decidendo di rivolgerlesi nello stesso modo informale utilizzato dalla ragazza -Perchè mai, Clarissa, sei in giro per l'Istituto? -Cerchi la toilette?-

La rossa arricciò il naso con disappunto, ed il ragazzo rise. Evidentemente, il bagno non era ciò di cui la giovane aveva bisogno in quel momento.

-No, in realtà cercavo di raggiungere il salotto.- rispose poi Clary, stringendosi nelle spalle ed abbassando lo sguardo -Purtroppo, però, è un'impresa impossibile. Mi sono persa.- ammise infine, dicendo addio a tutto il proprio orgoglio di Fairchild. Infondo però, si disse, aveva un disperato bisogno di aiuto.

-S-sicura?- domandò il ragazzo, la fronte corrugata e la bocca piegata in un'espressione perplessa. Stentava a credere che quella ragazza volesse davvero andare a fare colazione con indosso solamente la veste da notte. Eppure le sue parole furono chiare e tranquille.

-Certo, perché?-

E Will pensò che, forse, in America, non era poi così strano mangiare con indosso gli abiti da notte. Il tutto nonostante Tessa non si fosse mai fatta vedere al di fuori della camera da letto con un abito che non fosse da giorno. Quindi accompagnò Clarissa in salotto.


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Future's Drop. -Goccia di futuro-Where stories live. Discover now