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~Vi ringrazio infinitamente per i voti, i commenti ed ogni altro gesto che fate nei confronti di questo mio piccolo progetto; mi aiutate a proseguire.

Vi anticipo che questo è un capitolo abbastanza breve, di transizione, ma che vi dedico per ringraziarvi. Non potete capire quanto mi rendete felice.


Non aveva impiegato più di qualche minuto per rendersi conto di ciò che, effettivamente, stava accadendo; a passeggio per le affollate strade newyorchesi, immobile di fronte la vetrina di un negozio di costosissime scarpe, Tessa aveva realizzato il tutto. Aveva poi sollevato lo sguardo su Alec, concentrato nel valutare la fattura di un paio di mocassini eleganti, ed aveva compreso che nella sua rigida tranquillità non poteva celarsi che menzogna. Quindi lo aveva accusato di ogni più piccola ingiuria che le fosse passata di mente in quell'istante, dipingendolo prima come traditore, poi come nemico ed infine come fallito. Non era stata gentile  (ne era pienamente consapevole), ma non le importava; pensare che con ogni probabilità, mentre loro erano fuori a vagabondare, Magnus potesse compiere un qualsiasi rito per entrare in contatto con Clarissa, che era con Will, la faceva impazzire. Perché, se lei non fosse stata presente, non avrebbe potuto parlargli, e lo desiderava con una disperazione tale da gridare.
Alec non replicò in alcun modo; con una torva espressione a delineargli il viso affascinante e spigoloso, si limitò ad ascolarla, incassando con apatica colpa ogni sua parola. Perché Alexander Lightwood non era in grado di mentire, ed aveva faticato orrendamente sino ad allora, costretto a deviare ogni dubbio che la strega avesse avuto. Perciò, più che offeso, nel sentire quelle accuse, aveva provato un profondo e folle sollievo. Un sollievo che lo aveva anche fatto  sentire in colpa; avrebbe dovuto aiutare Magnus. L'amante gli aveva detto che, se mai Theresa fosse venuta a conoscenza del complotto, avrebbe dovuto ostacolarla, anche con le cattive. Alec, però, era ben consapevole che non sarebbe stato in grado di torcere un solo capello alla giovane che aveva d'innanzi; infondo era ben al corrente di quanto lo stregone tenesse a lei. Sospirò, lanciando un'occhiata spazientita e demoralizzata verso il firmamento imbottito di smog, e corrugò la fronte alla ricerca delle parole migliori da dire. Negare l'evidenza sarebbe stato del tutto inutile e, probabilmente, l'avrebbe solamente fatta arrabbiare di più. La sola idea di quest'ultima eventualità lo fece fremere; sapeva come erano le ragazze quando si arrabbiavano, e ne era terrorizzato. Izzie aveva fatto sì che lo fosse.
Continuò a riflettere. Lei lo guardava; Theresa aveva degli occhi bellissimi e, nonostante fosse omosessuale, Alec doveva ammettere di esserne rimasto incantato dal primo istante che li aveva visti. Erano grigi ed aveva sempre trovato, in quel colore tanto posato e discreto, una sorta di pellicola di verità; gli sembravano così chiari da non potere filtrare alcuna menzogna e, perciò, si era convinto dell'idea  (ai tempi) che Tessa non mentisse. Mai.
Ora sapeva che non era così; aveva fatto irruzione in casa loro senza alcun preavviso, dicendo di volerli semplicemente aiutare quando, in vero, il suo solo obiettivo era stato William. Nonostante tutti questi indizi tremendamente evidenti, però, quell'aura di  totale sincerità continuava ad avvolgerla, nella mente del cacciatore, e mentirle gli sembrava pressoché impossibile; -Clary e Jace erano nei guai; Magnus è andato a salvarli.- lo Shadowhunter arrestò le proprie parole e, nel giro di pochi istanti, decise che, se non poteva mentire, avrebbe potuto per lo meno sperare; -Non serve a nulla tornare all'appartamento, Tessa. Arriveremo che saranno già tornati.-
La strega aveva sgranato lo sguardo argenteo, ormai privata del fiato. Non avrebbe accettato che tutto finisse in modo tanto banale e scontato, senza potere neppure lontanamente udire il suono melodioso ed incantevole della voce di Will; voce che, per quanto tempo fosse passato, ricordava con una nitidezza tale da fare impallidire. Serrò la mascella per la frustrazione; non lo avrebbe permesso.

Artigliò con forza improvvisa la mano del ragazzo moro ed iniziò a correre; calzava ai piedi un paio di tacchi a spillo, ma non parve esserle di alcun impedimento. Alec la seguì, tirato dalla sua presa, nonostante fosse a disposizione di una forza indubbiamente  maggiore; semplicemente, sperava che sarebbe andata davvero come aveva detto, e che, una volta superata la soglia dell'appartamento, non avrebbero trovato che Magnus, Clarissa, Jace e Simon seduti in salotto ad abbracciarsi, grati di essere tornati uniti. Solamente che non era andata così; a casa vi era solo Simon, seduto rigidamente su uno degli sgabelli moderni che lo stregone aveva tanto insistito per acquistare. Nell'anulare sinistro calzava l'anello fatato, ed Alec non ebbe neppure il tempo di assettarsi in una sorta di precaria e palese posizione d'allerta che, con uno scatto meravigliosamente inaspettato, Tessa si voltò, la borsa fermamente trattenuta nella stretta di lei, e lo colpì dritto al viso. Dentro la propria Louis Vuitton falsa ed ormai rovinata era solita a tenere ogni genere di oggetti; infondo era pur sempre una strega e, come tale, non poteva permettersi di rimanere senza ingredienti per infusi o talismani. E, almeno gli amuleti, erano pesanti. Abbastanza pesanti da fare svenire una persona, comunque,  perché, una volta ricevuto il colpo, Alec cadde supino a terra senza neppure un ansito. Simon, che assistette all'intera scena ammutolito, si sollevò immediatamente in piedi, pronto a fuggire. Deglutì nell'istante in cui la ragazza gli puntò contro il proprio sguardo argenteo; ne era incantato e terrificato.  L'unico che sarebbe stato capace di difenderlo era era a terra, svenuto, e, ora che non era più il Diurno, il giovane Lewis non sapeva che fare.
Pressoché istintivamente, serrò la mano portante l'anello in un pugno stretto. Lei sorrise leggermente, con una sofferenza disarmante a brillarle negli occhi; -Ti prego, Simon.- esordì, muovendosi lentamente verso di lui -Voglio solo sentire la sua voce.-
il riccio negò con la testa, scuotendo i propri boccoli in quell'aria afosa di respiri ed ansia. Sapeva che non era così, e che lei voleva sradicarlo dalla sua epoca. Era sbagliato; -No, Tessa, è troppo pericoloso. Non te ne rendi conto.- strinse con maggiore forza il pugno -I-Io so che lo hai amato molto, lo so, ma è passato e deve restare tale.- ormai il ragazzo stava perdendo la propria fermezza e convinzione; la voce stava già iniziando a balbettargli ed il viso sofferente della ragazza lo colpiva al cuore.
La strega, per mezzo di un ultimo passo, raggiunse il giovane; si artigliò  (letteralmente) al suo petto, alla maglietta larga, e, con la fronte corrugata e le lacrime imminenti, replicò; -Ma perché? Io non capisco perché.- la voce era alta e graffiante, incastrata in gola, come se tutte le emozioni tremende e travianti che stava provando si fossero bloccate lì, ad impedirle di parlare e respirare -Così tanto tempo e così tanto amore... Io voglio solo essere di nuovo felice.-
-E Zaccaria?-
Quello,  si ritrovò a pensare la strega senza fiato, osservando il riccio più alto di lei, era stato un colpo decisamente basso. Deglutì ed abbassò lo sguardo, staccandosi dalla presa sulla t-shirt; -Ovvio che lo amo, l'ho amato anche in passato, solamente che Will...- prese un respiro profondo. Aveva gli occhi lucidi e stava tremando; -Con lui ho vissuto una vita intera, molto più lunga di quanto lo sia stata la tua, Simon, fin ora.-
-Pensi che, riavendolo con te, dimenticherai chi hai perso.- non era una domanda, quella del riccio. Era una deduzione perfettamente logica e perfettamente corretta. Udendola, la ragazza sussultò leggermente. Le tornarono alla mente i figli e le loro morti; forse credeva davvero di potere rivivere tutto da capo, nuovamente con Jem e Will, senza pensare alle conseguenze. Sapeva dello squilibrio che avrebbe potuto creare, lo aveva preso in considerazione, ma, chissà come, vi era passata sopra; non sarebbe più esistito Jace, e non poteva neppure immaginare quanti altri eventi avrebbe impedito o permesso. Sospirò; ma lo desiderava. Sentiva di volere William con sé di nuovo, per una seconda, ultima volta.
-Ma non capisci quanto magnanimo sia stato il destino, quanto gentile.- riprese Simon sottovoce, guardandola dall'alto con apatico distacco. Tessa venne profondamente scossa da quell'ultima frase, e non potè contrastarla in alcun modo; era vero. Aveva avuto tutto, seppur lentamente; prima Will, con i bambini ed il matrimonio, ed ora Jem, che amava con tutta sé stessa. Era gentile e, nel sapere che sarebbe andata a riprendere il suo parabatai, non le aveva detto nulla nonostante fosse stata totalmente a conoscenza  del fatto che, secondo lui, non fosse giusto, non per gelosia, ma per il medesimo motivo che tutti le avevano rinfacciato; perché il tempo era un affare delicato, fragile, e sin troppo malleabile ed imprevedibile. Sin dall'inizio l'aveva saputo, ma aveva preferito essere negligente ed avventata; ora, però, doveva compiere una decisione definitiva, ed il suo cuore le stava dicendo una cosa, mentre la sua testa negava con impellenza. Poteva davvero rischiare la felicità di ognuno per ottenere unicamente la propria? Magnus non l'aveva giudicata per l'egoismo che, negli ultimi giorni, aveva ostentato. Era al corrente del fatto che avesse giustificato ogni suo comportamento unicamente perché le voleva bene, molto.

Future's Drop. -Goccia di futuro-Where stories live. Discover now