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Future's Drop.

Simon era letteralmente fuggito fuori di casa. Una volta imbracciato nuovamente l'anello incantato, resosi conto di avere rovinato un inestimabile manuale di Dungeons and Dragons per nulla, era corso fuori, giù per le scale e poi oltre il giardino ben tenuto. Aveva preso a  stento l'autobus che, proprio in quell'istante, stava partendo, ed aveva raggiunto casa di Magnus.  Durante il viaggio, però, non riuscì ad adagiarsi su alcuna speranza; la mente vagava, memore del tono di Clarissa, delle sue parole, e di quel mezzo sorriso che si era immaginato avesse in viso poco prima di chiudere la comunicazione. Gli mancava. Gli mancava terribilmente. Più volte, negli ultimi giorni, sprecava intere ore a chiedersi se fosse cambiata, sia fisicamente che caratterialmente, e non riusciva a darsi risposta. Se la immaginava sperduta chissà dove, con i capelli spettinati, e Jace al suo fianco, intento ad aiutarla. Di recente, invidiava il biondo di casa Herondale sempre di più;  avrebbe voluto andare lui da Clary, abbracciarla ed aiutarla. Invece era lì, solo, con Magnus ed Alec che, con una distanza di centotrenta pericolosi anni, faticavano non poco a prestare aiuto. E poi, ora c'era Theresa. E mentre questo mare di pensieri lo uccideva, schiacciandolo ed inondandolo, giunse infine presso l'appartamento dello stregone. Bussò contro la superficie della porta, concitato ed ansante. Non aveva idea di cosa potesse avere intuito Clary, ma l'avrebbe aiutata dove possibile. Avrebbe fatto ciò che lei gli avrebbe chiesto, come divenuto una parte di lei, un prolungamento giunto sino al presente.

Udì la serratura scattare; due colpi e poi la porta si aprì, rivelando dietro di sé il viso spigoloso dell'asiatico immortale. Osservò il riccio con una vaga confusione, poi sfoderò un sorriso colloquiale e convenevole, con il quale salutò, per l'ennesima volta nell'arco di poche ore, Simon.
-Ciao, Simon.- schiuse totalmente la porta. Si sistemò contro lo stipite di quest'ultima, con le braccia incrociate e le labbra tese, e continuò -Posso chiederti cosa ci fai qui?-
Il giovane Lewis annuì, facendosi quasi scivolare gli occhiali dal naso. Li riuscì  miracolosamente ad afferrare al volo, e se li risistemò imbarazzato. Allungò la testa oltre la soglia dell'appartamento; Alec aveva portato via Tessa? Sì?
Come avesse udito quei pochi pensieri, il moro annuì -Sì, Simon. Alec ha trascinato via Theresa dicendole qualcosa di assolutamente gay ed assolutamente scontato.- prese una pausa -È stato terribilmente divertente.-
Il riccio sospirò di sollievo. Perfetto. Si fece avanti all'interno, senza attendere alcun invito e, sorridendo sarcastico, lo stregone lo seguì. Si chiuse la porta d'ingresso alle spalle e lo raggiunse in soggiorno. Una volta lì, lo vide già seduto su uno dei tanti sgabelli, con un'espressione orrendamente seria in viso, e l'anello sistemato d'innanzi a lui, sulla superficie lucida del ripiano da pranzo. Magnus lo raggiunse, finalmente serio e finalmente conscio che qualcosa di inaspettato stava accadendo. Con la fronte corrugata ed il respiro lento, si sedette di fronte a Simon. Quest'ultimo, senza dire nulla, gli spinse l'anello più vicino. Lo stregone parve non capire; cercò lo sguardo del ragazzino e schiuse le labbra per parlare. Il riccio, però, fu più veloce.
-Ha bisogno di te. Parlale.-
E al moro non servì altro. Allungò il braccio destro sul ripiano, afferrò l'anello fatato con finta cautela e, cercando di nascondere tutta la propria ansia, se lo infilò nella mano sinistra. Il piccolo oggetto incantato si plasmò sul suo dito, assumendo le giuste forme e la giusta grandezza e, subito, Magnus iniziò a parlare; chiuse gli occhi e si concentrò. Si disse che, se fosse successo qualcosa a Clary, non se lo sarebbe mai perdonato. Che era colpa sua, e che non poteva permetterle di morire.
Clarissa, ci sei?, domandò quindi, cercando nella sua mente un tono di voce pacato e scherzoso, malriuscendoci. Attese qualche istante. Non vi fu risposta. Deglutì. Forse avrebbe potuto riprovare...
Jace? Clary? William?, incalzò. Ma non ottenne risposta. Sentì il cuore battere più veloce, e le palpebre abbassate prendere a tremare. Simon era di fronte a lui, e chissà cosa si aspettava di sentirsi dire; non certo che l'amica era apparentemente ammutolita. Svanita.
Vi prego...-, ma il corso dei suoi pensieri venne interrotto. Finalmente, tra la paura e la preoccupazione, avvertì una voce. Credette fosse un'eco di un proprio pensiero,  inizialmente. Ma, cavolo, quello non era lui.
Era lui, un tempo. Lo era stato.

Complimenti, hai fatto l'appello al completo.

Era Magnus. Un Magnus risalente a cento anni prima.

~~~

Sarebbero potuti essere più prudenti. Avrebbero potuto soppesare le varie possibilità per più di qualche secondo ma, no! Noi siamo Herondale e affrontiamo il nemico faccia a faccia!
Se la situazione fosse stata meno critica, Clarissa avrebbe preso da parte sia William che Jace per fare loro un bel discorso di tutto rispetto, tipico di una mamma apprensiva. Ma, al momento, non era il caso. Magnus Bane li aveva presi, disarmati ed aveva anche l'anello fatato. Fantastico. Sarcasticamente fantastico.
Era riuscito a prenderli sfruttando un incantesimo banale, e la cosa la faceva arrabbiare molto più di quanto fosse disposta ad ammettere. Giunti in prossimità dello chalet, superato il pianerottolo in legno rialzato, una sorta di allarme si era prepagato nell'aria ricolma di rugiada e sole. I tre avevano tentato la fuga, ma ormai era decisamente tardi; lo stregone li aveva già rinchiusi in quell'insopportabile trappola invisibile; una cupola fatta di aria opprimente ed invalicabile che li costringeva lì, sulla porta della casa, senza possibilità di varcarla. Il moro era arrivato poco dopo, attraversando quella sorta di cella senza alcuna difficoltà, disarmandoli con un altro paio di incantesimi ben ponderati e, soprattutto, togliendole l'anello. Poi era tornato dentro, abbandonandoli lì fuori, insieme, ma in trappola.

Spezzando il silenzio opprimente che era calato sui tre, William intervenne. Sbuffò, e si lasciò cadere a terra, sdraiato a pancia in su, con gli occhi chiusi e la stanchezza di cento giorni sulle spalle. Clarissa lo guardò, Jace fece altrettanto.
-Magnus è fuori di testa, ed il piano è fallito.- Sbadigliò, quasi soddisfatto di quel pessimo trattamento. Il biondo si trattenne a stento dal colpirlo. Un attimo prima aveva cercato di aiutarli, ed ora sembrava sin troppo felice di non avercela fatta.
-Non è impazzito.- rettificò infine Clary, distraendo Jace -È solo disperato.-
Lì vicino, si udì chiaramente Jonathan sghignazzare beffardo -Clary, ho affrontato momenti difficili anche io, ma non ho mai reagito così.-
La rossa lo guardò, lo sguardo brillante per la diffidenza -Ne siamo sicuri?- domandò. Jace non rispose, quindi tornò a parlare -Io ricordo chiaramente che hai tentato di uccidermi.-
William sussultò visibilmente, mettendosi a sedere, improvvisamente interessato. Sgranò lo sguardo e contemplò la coppia apparentemente felice. Jace ruotò lo sguardo e scrollò le spalle.
-Non ero io! Sebastian era dentro di me... E poi eri l'unica che non volevamo uccidere.-
La ragazza rise, e William Herondale si domandò per quale ragione stesse reagendo in quel modo; forse la gravità dei tentati omicidi era diminuita di spessore. Ne dubitava.
-Giusto! Io dovevo solamente diventare la regina del Mondo dei Demoni.-disse con sarcasmo.
Ora fu il turno di Jace, di ridere. Si abbandonò sdraiato a terra, con il corpo tremante per le risate -Esatto! Non male, no?-
-Ed io che credevo di avere una vita complicata...-
Clarissa ed il fidanzato si voltarono all'unisono verso il moro. Solo allora notarono che era rimasto immobile a contemplarli e che ora sorrideva loro con una nota di malinconia. Nessuno dei due seppe trovarne una motivata ragione. Eppure, la rossa trovò comunque qualcosa da dire; qualcosa che lasciò basiti entrambi gli Herondale. Nel silenzio che era nuovamente calato su di loro, la voce della ragazza risuonò come un'eco distante.
-William,- lo chiamò, attirando la sua attenzione. Aveva la voce pacata  e dolce di una madre -che ne diresti di venire con noi nel futuro?-

Glielo aveva chiesto. Glielo aveva domandato davvero, senza tergiversamenti o titubanze.
William rimase in silenzio.
Jace, invece, guardò l'amata con lo sguardo ricolmo di incertezze; per quanto, sino ad allora, il moro non gli fosse piaciuto, era pur sempre una famiglia. E, non avendo famiglia nel presente, forse, se la sarebbe potuta portare dal passato.

TBC

Future's Drop. -Goccia di futuro-Where stories live. Discover now