34. You are my tear

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-JUNGKOOK-

Il cuore batteva lento sotto il suo costato, i battiti risuonavano sordi nelle sue orecchie, e la gola sembrava essersi stretta in una morsa pericolosa che lasciava passare solamente la quantità d'aria necessaria al suo corpo per impedirgli di perdere coscienza. Sentiva l'immobilità del proprio petto, il calore sui suoi palmi, il sudore che gli imperlava la fronte e che gli incollava i capelli alla pelle surriscaldata, eppure nulla di tutto quello sembrava essere reale come quella che doveva essere per forza un'allucinazione.

Non avrebbe saputo spiegarselo, altrimenti.

Taehyung era davanti a lui, inginocchiato a terra con le braccia tese in avanti per sostenersi, la figura avvolta da un mantello coperto di cenere che gli ricadeva scompostamente sulle spalle ed il cappuccio posato in parte sugli arruffati capelli corvini. Lo stava guardando con occhi sbarrati, il viso sporto verso l'alto nella sua direzione e le labbra schiuse ad emettere respiri ansanti che Jungkook non riusciva a sentire; il fuoco continuò a bruciare nel camino come se nulla fosse successo, e l'ombra creata dal corpo in controluce del demone stesso non riuscì a nascondere agli occhi lucidi ed increduli di Jungkook la forma sinuosa del collo di Taehyung, né il lembo di pelle che si intravedeva al di sotto della camicia mollemente allacciata.

La magia gli aveva dato alla testa. Taehyung non poteva essere lì, lui era negli Inferi, era a casa sua dove stava bene e dove aveva smesso di soffrire; quello che stava vedendo era solamente frutto della sua mente suggestionata dalla sensazione di abbandono che gli adombrava l'animo, non era la realtà. E la realtà in cui faticava a vivere non includeva Taehyung ad alleviare il peso che gravava sul suo petto come, invece, quella allucinazione lo stava inducendo a credere.

Si sentiva leggero, più di quanto si fosse mai sentito in quelle ultime settimane, eppure quella sensazione sembrava non avere intenzione di oltrepassare il confine fisico del suo corpo. La mente era un caos di dubbi, rabbia, nervosismo, disperazione e pensieri confusi; la sua magia fremeva nelle sue vene e premeva violentemente contro la sua pelle, spingendo e bruciando per potersi liberare dalla gabbia quale era il corpo di Jungkook e accumulandosi incontrollatamente sui palmi e sulle dita delle sue mani, tanto da percepire il panico crescere ed annidarsi prepotentemente nella sua gola. Aveva l'impressione di non avere più niente sotto controllo, di essere ad un passo dallo scivolare in un buco freddo, vuoto e senza fine; guardare Taehyung sapendo che nulla di ciò che stava vedendo fosse vero, gli provocava un dolore così profondo che, per un lungo istante, la vista di Jungkook venne velata dalle lacrime di sofferenza che non aveva nemmeno provato a fermare, riuscendo a trattenere solamente il bisogno di singhiozzare e di raggomitolarsi su sé stesso per alleviare il proprio tormento.

"Jungkook."

Jungkook dovette stringere gli occhi ed abbassare il capo, le mani ormai tremanti e colme di energia mal trattenuta strette con il dorso contro il suo petto. Quel bisbiglio era troppo simile alla voce del demone, troppo reale, faceva troppo male. Eppure il suo corpo continuava ad illuderlo, a spingerlo a credere che ora Taehyung fosse con lui, che finalmente poteva concedersi di sentirsi bene e di abbassare la guardia... ma sapeva che era tutto così sbagliato. Non poteva farlo, non poteva lasciarsi andare in quel momento, non era al sicuro, sarebbe bastato un solo errore ed avrebbe potuto essere scoperto da chiunque si fosse accorto delle guardie a terra nel corridoio al di fuori delle stanze del Re, non sarebbe stata per niente una cosa saggia. Eppure la tentazione era tanta, tanta...

Un debole clangore gli fece alzare la testa, lo sguardo attratto irrimediabilmente dalla figura del ragazzo che aveva appena fatto leva su una delle gambe per alzarsi in piedi, pestando incurante il parafiamma senza distogliere lo sguardo dal viso di Jungkook. Alzò piano le mani verso di lui ed il mantello scivolò quasi completamente di lato, rivelando altra pelle che riluceva ambrata alla luce fioca del fuoco dove la camicia troppo larga la lasciava scoperta; Jungkook non riuscì a trattenere un basso lamento alla dolorosa familiarità di quel corpo che esisteva solo nella sua mente, le mani che cominciarono a bruciare come se si fossero trovate in mezzo alle fiamme mentre i suoi pensieri vorticavano ferocemente nella sua testa, un'angosciante e straziante bisogno di avvicinarsi a quell'allucinazione che gli compresse il petto fin quasi a non farlo più respirare. Perché stava vedendo quelle cose? Perché proprio in quel momento? Perché era tutto così reale? Perché non riusciva a smettere di pensare?

Dark Wings - TAEKOOKWhere stories live. Discover now