༆𝑭𝒓𝒆𝒅𝒅𝒆𝒛𝒛𝒂༆

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     Nella stanza calò un silenzio assordante. Satoru non parlò per qualche secondo, come se stesse trovando le parole giuste per quello che stava dire.
      "Immagino per il tuo stesso motivo... ero rimasto con le mani in mano quando ti eri trovata in una situazione simile a quella di Itadori e Yuta anni fa. Ma credo di voler rimediare in qualche modo con quei ragazzi, facendo sì che non accada di nuovo ciò che era accaduto a te" disse con un tono di voce particolarmente serio.

     Naora non riuscì a trattenere un sussulto. Aveva gli occhi sgranati e iniziò a respirare a fatica.
     Per tutti questi anni, avevano in qualche modo recitato le loro versioni di quando erano dei ragazzi felici e spensierati, come se volessero evitare di mostrare una freddezza e odio che solo loro due conoscevano. Avevano fatto in modo che il loro passato non abbia delle conseguenze nel presente, nonostante era stato impossibile non odiarsi.

     Eppure eccolo qui, Satoru che parla di quell'argomento come se niente fosse.
     La cosa la faceva incazzare così tanto che dovette stringere le mani in un pugno così forte da far impallidire le nocche.

     Tanti anni fa aveva capito che la rabbia era sempre meglio della debolezza. Non voleva essere più debole e si era obbligata, si era imposta che quella debolezza diventasse il suo punto di forza.

     Ma allora perché quando uno dei due tirava fuori quell'argomento, sentiva le sue gambe tremare come una leggera foglia caduta da un albero in pieno autunno?

     "Non ho mai avuto bisogno di te nella mia vita. Non ho avuto bisogno di te per uscire da quel guaio. E se per caso ti sei dimenticato, è stata colpa tua per il quale ero finita in quella situazione" ringhiò Naora a denti stretti, dopo essersi ricomposta.

     Satoru sorrise. E per un attimo, solo per un attimo, pensò che fosse un sorriso pieno di rimpianti.
     "Lo so. Ma dopo la morte di Kenji..."

     Naora sentendo quel nome, non ci vide più dalla rabbia e dalla collera.
Si concentrò attentamente sull'ombra che faceva la lampada e toccava la coscia di Satoru. Al quel punto...

passò attraverso

l'ombra di quella lampada

     e si ritrovò a cavalcioni su di lui, puntando il suo pugnale maledetto sulla gola di Satoru.

     "Non ti azzardare un'altra volta a dire il suo nome dalla tua lurida bocca. Se credi che la mia decisione di cercare di andare d'accordo con te significa che io abbia dimenticato ciò che tu e la tua famiglia mi avete fatto, ti sbagli di grosso. Io non ho dimenticato niente e mai dimenticherò" disse a Gojo con una voce che gli fece scricchiolare le ossa e raggelare come il freddo intenso di un lunghissimo inverno.

     Satoru guardò il pugnale che minacciava la sua gola e riportò lo sguardo su Naora.

     Era uno dei due pugnali maledetti che anni fa il padre di Naora le aveva affidato, insieme ad una coppia di asce.
     Era stato giorno del suo diciannovesimo compleanno.
     E in un secondo, gli passarono in mente tutti i momenti felici che avevano passato insieme.

     Ma capì che aveva sbagliato a rivelarle ciò che pensava veramente.
     Forse era meglio mostrare l'arroganza che aveva sempre usato a proprio vantaggio.
     Forse era meglio darle un'altra risposta, una risposta che non corrispondesse alla verità. Mentirle.
     Forse era meglio se lui non mostrasse nessun punto debole, anche se era lei il suo tallone d'Achille.

𝑬𝒏𝒆𝒎𝒊𝒆𝒔 - |{𝒂 𝒈𝒐𝒋𝒐 𝒔𝒂𝒕𝒐𝒓𝒖 𝒙 𝒐𝒄}|Where stories live. Discover now