༆𝑨𝒇𝒇𝒓𝒐𝒏𝒕𝒂𝒓𝒆༆

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     Naora stava prendendo a calci il preside Gakuganji, quando al cielo l'unica cosa che si poteva vedere era una luna crescente circondata dalle stelle.

     Ma sarebbe meglio dire che la corvina stava prendendo a calci la foto del vecchio anziano attaccata su un sacco a boxe posizionato sul prato dell'enorme giardino dell'Accademia di Kyoto.

     Da quando il preside di Kyoto aveva abbandonato il suo ufficio, Naora e Satoru non si erano più rivolti la parola.
     Se n'erano andati subito dopo l'anziano su due strade completamente opposte, non avendo la minima idea di cosa dire o fare.

     Entrambi avevano bisogno di stare da soli, cercare di pensare in modo razionale.
     E sapevano perfettamente che se avessero aperto la bocca in quel momento, sicuramente avrebbero avuto una discussione molto accesa, cosa che volevano evitare a tutti i costi.

     Quando Naora aveva lasciato l'Accademia, aveva vagato per le strade di Kyoto insieme a Utahime fino a quando non si era fatto buio, ammirando e visitando tutti i posti familiari ma dimenticati da quando aveva lasciato il Paese.

     Aveva bisogno di liberare dalla mente dalle "stronzate" dette dal vecchio, fallendo miseramente dato che le sue parole le rimbombavano nella sua testa come gli echi infiniti che continuavano a ripetersi in un loop.

     La condizione del matrimonio con il suo nemesi lo aveva colpito con una tale violenza che non sapeva cosa pensare, se non disprezzare l'idea. Ed era certa che anche Satoru provava il suo stesso sentimento.

     Diventare una Gojo era l'ultimo dei suoi piani, anzi era inimmaginabile. Ammetteva che c'era stato un tempo quando il fatto che lei sarebbe diventata una Gojo, fosse la cosa più ovvia: le era stato detto sin da quando era bambina, era stato deciso così sin da quando ne aveva memoria.

     Era una delle tante responsabilità che aveva nei confronti della sua famiglia, e lei lo sapeva perfettamente, anche se tendeva ad evitare di parlarne per mantenere le cose meno strane tra lei e Satoru.

     Anni fa per lei era sempre stato indifferente se avesse sposato lo stregone più stimato del loro mondo o meno: conoscersi da sempre, dopotutto, aveva aiutato le cose.
   
     E nonostante il suo comportamento infantile e giocoso, ammetteva di ammirare il suo carattere forte e sicuro di sé, pur essendo una persona abbastanza orgogliosa da non dirlo ad alta voce.

     Ma sapeva che non c'era solo l'arroganza nella sua voce quando affermava di essere "Il più forte". Lo diceva perché era vero.
     Ed era proprio che lo rendeva sotto i suoi occhi un valido avversario da superare.

     Alcune volte si era addirittura chiesta se l'idea di portare il cognome di Satoru, le facesse scaldare il cuore.
    Ma se ci pensava ora, soltanto l'idea la disgustava. Si sentiva patetica al solo pensiero.

     E adesso, mentre tirava incessantemente i pugni contro la foto del preside, l'unica cosa che si chiedeva era come poteva legarsi ad un membro di un clan che aveva finito per rovinare tutta la sua vita.
     La risposta era: non poteva.

     Pugno dopo pugno, calcio dopo calcio, cominciò a sentirsi tutta dolorante. Ogni volta che ripeteva l'esercizio il corpo la supplicava di smettere, madida di sudore.

     Ma prendere a pugni il sacco a boxe, dove aveva attaccato la foto del preside, in qualche modo la faceva sentire bene.
     Nonostante potesse usare la sua immensa energia maledetta per ricaricarsi, quel dolore e quella stanchezza che provava la facevano sentire viva, assicurandole che seppur dolore, sentiva qualcosa.

𝑬𝒏𝒆𝒎𝒊𝒆𝒔 - |{𝒂 𝒈𝒐𝒋𝒐 𝒔𝒂𝒕𝒐𝒓𝒖 𝒙 𝒐𝒄}|Where stories live. Discover now