• c i n q u e •

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Il viaggio era stato piuttosto breve, Giulia non abitava troppo lontano dal locale, ma Sangiovanni si era premurato di prolungare quel momento il più possibile.

La sua pressione sull'acceleratore si era fatta leggera, appena una carezza, mentre conduceva il veicolo verso la via da lei indicata, che aveva già inevitabilmente imparato a memoria.

Non avevano parlato molto in realtà.

Ma si erano guardati, quello sì.

C'era una strana tensione che si irradiava all'interno dell'abitacolo, una variazione di quella che li aveva accompagnati dalla sera del loro primo incontro, solo triplicata in quell'ambiente ristretto che vedeva loro due come unici presenti.

A Sangiovanni quell'energia lo affasciava, Giulia era invece piuttosto imbarazzata, ma in qualche modo ne sembrava intrigata.

Si sentiva strana, come se con quel ragazzo stesse scoprendo una parte di sé che prima le era sconosciuta.

Avvertiva un'attrazione che andava oltre il mero apprezzamento fisico, come le era più volte capitato nel corso della vita.

La differenza più grande era che in questa occasione le sensazioni erano più forti e più complete, le imponevano di non dare ascolto alle insicurezze che solitamente l'avrebbero fatta scappare a gambe levate, che le avrebbero fatto catalogare quella cotta come qualcosa di impossibile da concretizzare, e che le avrebbero servito su un piatto d'argento la scusa perfetta per evitare quella che lei in partenza avrebbe comunque definito come  l'ennesima delusione.

E così ricambiava gli sguardi con altri più timidi, sicuramente più inesperti, ma altrettanto intensi.

E con quegli occhi stampati nella mente lui aveva fermato la macchina davanti al portone.

Solo a quel punto aveva trovato il coraggio di aprire bocca.

"Sono stato bene stasera"

"Anche io, sono simpatici i tuoi amici"

"Li conoscevi già tutti, assurdo"

"Solo Deddy ed Evandro in realtà, Esa lo avevo visto giusto un paio di volte al locale"

"Eppure sembra già particolarmente interessato a te"

Non aveva trattenuto una smorfia di fastidio nel prununciare quelle parole.

Un fastidio che in verità non sentiva nemmeno totalmente il diritto di poter dimostrare.

Ma era stato più forte di lui.

"Ma no dai è impossibile, voleva essere solo gentile"

"Quindi anche io volevo essere gentile?"

Non aveva resistito, ma lei con una semplice risposta era comunque riuscita a spiazzarlo, ancora una volta.

"Ma tu sei sempre gentile con me, non devi impegnarti per farlo, sembra che ti venga naturale"

E si era stupito della naturalezza della sua azzenza di filtri nel dialogo, anche se le sue parole venivano spesso accompagnate da un leggero rossore a colorarle le gote.

Poi lei aveva alzato la testa verso una finestra del palazzo di fronte a loro, la luce era accesa.

"Dovrei andare, credo"

Eppure non sembrava voler muovere un muscolo.

"Si, ma prima volevo farti sapere che mi hanno ingaggiato di nuovo per la settimana prossima, e per quella dopo ancora. Sembra che mi vogliano tutti i weekend"

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