• q u a t t o r d i c i •

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Il silenzio è a tratti assordante.
Le gocce di pioggia che picchiettano sugli infissi delle finestre come unico rumore regolare in quella stanza, insieme ai loro respiri, sicuramente meno regolari dell'acqua che ha deciso inaspettatamente di riversarsi violenta su di loro quel pomeriggio.
Quello stesso silenzio è stato loro compagno di viaggio per tutto il tragitto, seppur breve, che li ha portati a casa di Sangio, al momento vuota a causa di uno dei vari impegni di lavoro dei due consorti Damian.

Forse il temporale improvviso, tutte quelle gocce che si scontrano violente contro l'asfalto, sono la manifestazione delle lacrime che Giulia non è ancora riuscita a versare dopo l'accaduto.

È particolarmente insolito lo stato in cui sembra essere caduta.
Non ha proferito parola, si è lasciata guidare docilmente dal ragazzo ovunque lui avesse deciso di portarla per tentare di sollevarla da quel dolore che sembra non darle tregua, seppur stenti a sciogliersi in gocce salate che andrebbero a rigarle il viso  rendendola forse di una bellezza ancora più eterea e a tratti mitologica.

Ora si trovano entrambi sul letto del ragazzo. Lui a stringerla tra le braccia vezzeggiandola con dolci carezze.
Gli occhi di lei puntati sul soffitto chiaro, velati di un'apatia che a detta di Sangio non la contraddistinguerebbe affatto nella quotidianità.
O forse che da tempo ha imparato a nascondere fin troppo bene ad occhi estranei.

Sembra non voler parlare, Giulia.
Si chiede come le persone continuino ad arrivare a tento con lei, che male è stata sempre particolarmente attenta a non farne mai a nessuno.
A volte ci pensa al fatto che se avesse ceduto al rancore, se avesse iniziato a comportarsi con gli altri come questi si sono sempre comportati con lei, ad oggi non sarebbe la ragazza che è, e che nonostante tutto è fiera di essere.

Si domanda se il rancore verso un ragazzo, se una storia finita, possa essere una giustificazione valida per comportarsi in tale modo.
Se il dolore sfogato verso una terza persona possa essere giustificato da uno stato d'animo travagliato.

Lei è da un po' di mesi che si è convinta che no, non è assolutamente lecito.
Ci è voluta tanta sofferenza ed un grande lavoro su se stessa per smettere di colpevolizzarsi, di sentirsi da meno in ogni situazione.
Un lavoro non ancora concluso viste le sue quotidiane difficoltà, ma sicuramente sufficiente per far sì che lei possa rendersi conto di quando a sbagliare siano gli altri.

E non si capacita di come possa esserne sempre la vittima.

È una voce bassa, lievemente rauca, un sussurro lieve, ad interrompere il suo flusso di pensieri.

"Cosa senti?"

Bella domanda, questa.

Cosa sente.

Sembra difficile eppure ha la risposta sulla punta della lingua.

"Niente Gio', mi sembra di non sentire niente"

Lui la stringe di più, continuando a lasciarle delicate carezze e baci lievi sul volto e sul capo.

"Lo sai che non è vero niente? Lo sai che sei perfetta? Lo sai che io sono qui con te, e rimango qui con te proprio perchè sei esattamente così?"

Un sospiro.

"Forse sto così perchè in fondo a quello che mi ha detto ci credo anche io.
È come se una parte del mio cervello cercasse continuamente di convincermi che prima o poi tu ti accorgerai di quante ragazze più belle, più intelligenti, più spigliate e più seducenti di me ci siano in giro. Come se fosse solo questione di tempo prima che tu possa scappare via.
In fondo le sue parole hanno solo portato alla luce questi miei timori, li hanno resi più reali forse, ma già c'erano"

TersicoreWhere stories live. Discover now