Capitolo XLVI

1K 61 22
                                    

Fissavo le scritte sul muro della mia cucina, in silenzio. Solo il respiro calmo di Naym sul divano animava la casa. Aryan mi aveva aiutato a posarlo sul divano, dopo essere svenuto in ospedale. Almeno l'uscita dall'edificio era andata a buon fine, senza alcun problema. Quei pochi dottori e infermieri all'interno erano stati troppo impegnati con la burocrazia del cadavere di Eleonore, per prestare attenzione a noi tre. Colin, invece, era rimasto dentro, in compagnia di Miriam dopo aver saputo dell'accaduto. Convivendo con lei e Naym era stato inevitabile. Così eravamo tornati nella casa di mia madre, diventata un punto di ritrovo dopo ogni avventura, isolata dal resto del paese. Aryan se n'era andato, senza spiegazioni, e io, appena sistemato Naym, avevo corso per la casa per prendere un foglio e una penna. Avevo scritto tutto ciò che mi era venuto in mente. Ogni immagine, ogni apparizione, ogni nome, oggetto e rumore, profumo e respiro. Tutto.

Il suono della grafite sui fogli aveva rigato le pareti, le finestre e le porte per il bisogno di uscire, la casa sembrava essersi rivestita di incisioni e parole. Delle voci e delle grida avevano soffocato i muri, fuoriuscendo dagli spifferi del pavimento e dalle crepe del soffitto; le avevo avute attorno, a pesarmi sulla testa, entrandomi dentro il corpo come fossi stata un abisso infinito. Mi ero fermata solo perché non riuscivo più a respirare e la mano si era arrossata, coperta di vesciche.

Erano passate ore e continuavo a pensare, a connettere gli eventi in qualche modo; ma finivo solo con un gran mal di testa e l'invidia per il calmo riposo di Naym a tormentarmi sempre più.

Il padre di Ilena Foxer, quella bimba nata nella grotta, era stato un Fyretas, e quando il figlio di Alfeo Rashes, Aden, l'aveva ucciso con un pugnale, questo aveva maledetto le due famiglie per tutte le generazioni successive, insinuandosi nelle vene dei due bambini. Nei Rashes e nei Foxer scorreva del sangue corrotto e avvelenato, nero di morte e vendetta. Convivevamo con dei mostri di cenere, anche se questo ci aveva portato ad assumere dei poteri. Posai lo sguardo sul mio braccio, completamente trasformato, domandandomi quale riconoscenza e gioia si potessero avere per quell'orrore. Poi ripensai alla maledizione.

-Legati dalla morte e dalla distanza.- Mormorai, leggendo le mie scritte. I miei occhi seguirono poi altri episodi: la crudeltà di Aryan che cresceva di giorno in giorno; re Savier che ammetteva di aver ucciso la katìra del figlio, Mey, di averla allontanata da Aryan perché...

Mi si bloccò il fiato in gola. Pietrificata sul posto, fissavo la parete come un blocco di marmo. Lessi altre decine di volte i sogni e mi portai le mani sulla bocca. Non poteva essere. Un bagliore di verità in lontananza.

-Se le due katìre non si conoscevano, la parte di Fyretas in loro prevaleva e finivano per trasformarsi- mi alzai di scatto dalla sedia, puntando l'indice sulle frasi e seguendole come sentieri di montagna. Girovagai per la stanza in tondo, sussurrando fra me e me frasi apparentemente senza senso.

-Se invece si incontravano, potevano controllare la trasformazione!- Mi venne subito in mente Mathilda e la regina Ophelia. -Aryan, lui...-

-Io cosa, Signorina Lyla?- E lui apparve, nell'angolo della cucina, nella quiete dell'ombra. Mi voltai di scatto e mi gettai fra le sue braccia. Non seppi cosa mi spinse a farlo, ma ne avevo sentivo l'intenso bisogno. E lui, dopo qualche incertezza, mi strinse. Forte. Non voleva lasciarmi. Eppure, rimaneva una freddezza nei suoi gesti e l'avvertivo addosso come una costante pioggia gelata. Alzai il viso verso il suo e glielo presi fra le mani. I suoi occhi vorticavano preoccupati e vigili. Non riusciva a fidarsi. Non di me.

-Tu non sei quello che ha fatto quello che ha fatto- gli dissi chiaramente, stringendogli i lati del viso perché mi stesse bene ad ascoltare. -Tuo padre non ti ha mai fatto conoscere la tua katìra, quindi...- Sentendo il suo nome, Aryan indurì la mascella, staccandomi di colpo dall'abbraccio.

Principe di cenereWhere stories live. Discover now