Capitolo XXVII

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Le mani mi tremavano mentre cercavo di preparare una dannata tazza di tè, e le mie gambe sembravano sul punto di cedere in qualsiasi momento. Non ce la facevo più. Venivo torturata con una realtà di cui io non sapevo niente, in continuazione, fino allo sfinimento. Come poteva tutto questo essere reale? Che ci facevo lì, per davvero? Perché non me ne andavo? Sarebbe stato tutto più semplice. Tutto. Invece no, continuavo a mettere radici sempre più profonde in quella terra che voleva tenermi stretta a sé a tutti i costi, nonostante cercasse anche di spaventarmi e farmi perdere la testa.

Alzai lo sguardo dai fornelli e mi ritrovai ad osservare fuori dalla finestra. Pioveva. Le gocce gareggiavano sul vetro, mentre il cielo si colorava di grigio, più del solito, e lo scroscio dell'acqua sul tetto della casa e sulla terra secca di Vyolin mi davano i brividi. Avrei voluto uscire, stendermi a terra e chiudere gli occhi; sentire quei piccoli e inaspettati baci dolci sfiorarmi la pelle. Avrei voluto urlare, piangere, ridere, tutto insieme. Avrei voluto ballare e cantare, sentire le risate di mio padre in sottofondo e vedere Eve che si rifugiava in casa per la paura dell'acqua. E invece me ne stavo lì, in quel metro quadrato di cucina, ad osservare il tempo sfidarmi, sapendo di vincere sempre. Pensavo, era tutto ciò che mi riusciva meglio. Guardavo fuori, senza sapermi guardare dentro. Non riuscivo, non ne avevo il coraggio.

"Guarda ciò che hai dentro, perché ben presto sarà quello che ti distruggerà veramente." aveva detto il Fyretas, e più me lo ripetevo, più quella frase sembrava prendere senso. La gente mi vedeva come una ragazza scossa dalla morte del padre, ma non era solo questo. Non lo era mai stato. E le gocce si univano alle altre, crescendo insieme. Mi sarebbe piaciuto essere come la pioggia, cadere a terra per poi rialzarsi, sapendo di non essere l'unica a farlo. Trovare qualcuno che come me gareggiasse per la vita, fino a trovarsi e arrivare insieme. Ma non era solo questo.

Non potevo aprirmi con le persone, permettere loro di scavare nei miei pensieri, non ci riuscivo. Sentivo solo la pioggia; la immaginavo scorrermi fra i capelli, sulla pelle, danzando insieme a me, a immaginare di poter essere qualcosa di più. Le persone non potevano capirmi, nessuno l'avrebbe mai fatto. Mi era impossibile fidarmi totalmente di loro, intimorita dall'essere tradita senza alcuna pietà. Non volevo aggiungere altro dolore alla mia vita. Quindi, avrei continuato la mia esistenza come in un turbine d'incertezza, senza sapere cosa avrei fatto in seguito, senza programmare niente; incapace perfino di immaginarmi immersa nel mondo che mi circondava. Ma questi miei pensieri non erano per quel giorno, non li avrei dedicati a quel momento.

Quando il tè fu pronto, ne versai un po' nella tazza e mi andai a sedere fuori, sulla veranda di casa.

Sentivo il freddo sulla mia pelle e l'odore di erba bagnata, insieme all'umidità appiccicosa del posto. Il respiro si appesantiva ad ogni inspirata, ma poco importava. La pioggia cadeva al suolo come mille cristalli scagliati dal cielo e ogni goccia pareva una nota pronta ad essere suonata. Allora chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dal suo suono. E intanto un sorso di tè, per riscaldare il corpo e l'anima.

-Non si può vivere di ricordi, Lyla.- mi dissi da sola, soffiando sopra la tazza. -Sai che non puoi andare avanti così, devi cambiare. Se non per te, per papà.- continuai e sospirando, riaprii gli occhi. Iniziai a canticchiare una canzoncina che lui mi era solito intonare come ninna nanna, e di nascosto la pioggia sembrava seguire la mia voce. Un sorso di tè e una nota in più, tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento.

-Lyla!- mi voltai di colpo verso la voce e mettendo a fuoco la vista, vidi in lontananza la figura di Margherite farsi più chiara. Era da un po' che non la vedevo.

-Ehi.- mormorai, accennando un sorriso. Lei, una volta davanti a casa, si avvicinò, sedendosi sulla sedia affianco alla mia.

-Come stai?- mi chiese, sorridendo felice come sempre. Invidiavo quella sua gioia.

Principe di cenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora