Capitolo III

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Quel giorno sarebbe toccato alle finestre e la mia casa sarebbe diventata stabile del tutto. La cosa buffa? Il negozio di finestre era identico a quello delle porte, con l'unica differenza che al posto della vecchia scorbutica c'era un vecchio scorbutico, con una figlia adulta che lo aiutava. Pensai di farla incontrare con Carl, giusto perché volevo sentirmi utile una volta tanto, anche se lui aveva esplicitamente detto di non essere in cerca di una compagna amorosa. Per me, erano tutte balle. Comunque, non dovevo stare troppo a pensare ai problemi degli altri, avevo già i miei a cui pensare; tipo a come avrei fatto a pagare se neanche questo vecchietto accettava la carta di credito. E mentre osservavo le file di specchi di vetro appese al muro, un moscerino si posò proprio su quella difronte a me ed una meravigliosa idea mi venne in mente. Avrei potuto chiamare Naym, tanto tutti lo adoravano e la signora di ieri mi aveva addirittura regalato la porta proprio grazie a lui. Perché non sfruttarlo quando aveva così tanta voglia di volarmi attorno come quel moscerino? Afferrai prontamente il cellulare e scorsi la rubrica, premendo sul contatto chiamato "decerebrato" ed aspettai che rispondesse alla chiamata. Due squilli e la sua voce iniziò il discorso.

-Che piacevole sorpresa!- io non ero dello stesso parere, ma scelsi di restare in silenzio.

-Ti offro il pranzo se vieni al negozio di finestre. Ho bisogno della tua aurea divina per farmene avere alcune gratis-

-Come come?- anche attraverso il cellulare capii che si stesse trattenendo dal prendermi in giro -Lyla Foxer mi ha appena fatto un complimento?- lo sentii scoppiare a ridere -Stai per morire per caso?-

-No, ma morirai tu se non ti sbrighi a venire- sospirai scocciata, appoggiandomi ad un punto della parete sprovvista di finestre.

-Sto tremando, aspetta che vado a nascondermi che ho paura- e mi chiuse la telefonata in faccia. Rimasi a fissare per ben due minuti lo schermo nero del mio cellulare, domandandomi il perché alcune persone fossero dotate della lingua e del perché altre persone, tra cui me, salvassero il loro numero nella rubrica. Mi guardai attorno alla ricerca di una via di fuga mentre mettevo via il cellulare. Niente di niente. Mi sarebbe toccata fare un'altra figuretta con il padrone del negozio. Sembrava proprio che Vyolin ce l'avesse con me, per un motivo che io proprio non capivo. Con passo svelto, mi avvicinai alla cassa dove il vecchio signore mi aspettava e guardava con lo stesso sguardo della signora Levithan. Che non fossero stati sposati?

-Avete scelto, Foxer?- mi domandò ed io fui sul punto di rispondere, quando mi accorsi di un piccolo dettaglio.

-Come conosce il mio cognome?- già sapere che qualcuno conoscesse qualcosa, anche se di poca importanza, senza avermi mai parlato mi fece salire subito l'ansia. Un senso di nervosismo mi bloccò sul posto, alimentando anche una scintilla di curiosità.

-Nay. Non fa altro che parlare di voi a tutta Vyolin- mi spiegò, assumendo il solito sorriso sognante appena nominato il suo nome.

-Nay, eh...- ripetei, posandomi due dita sul mento e nascondendo tutti i piani omicidi che stavo architettando per la persona in questione. Avrei voluto averlo lì tra le mie mani e strozzarlo mentre gli chiedevo il perché spifferasse a tutti la mia identità. Come si era permesso?! Non feci in tempo a rispondermi, che due mani mi afferrarono da dietro per far scontrare la mia schiena con un petto che, purtroppo, riconobbi in un istante.

-Naym- lo salutai con un sussurro; peccato che uscì come un sibilo rettile che non annunciava niente di buono. Lui ricambiò il saluto dandomi un veloce bacio sulla guancia. Decisi che a casa mi sarei subito fatta una doccia.

-Signor Warth- fece un breve inchino con solo il capo e l'uomo fece lo stesso, allargando il sorriso sdentato che si ritrovava. Mi fece quasi tenerezza quella sua debolezza per la vecchiaia.

Principe di cenereWhere stories live. Discover now