Capitolo XXXII

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Presi un respiro, continuando a tenere le mani sulle spalle di Naym, imbiancato dalla paura e dallo sgomento. Il suo fiato si era bloccato, ma il corpo non mentiva e stava tremando.

Non lo biasimavo. L'avrei fatto anch'io all'inizio. E rimanevo in quel silenzio sospeso fra i due che non si staccavano gli occhi di dosso; Aryan leggermente incurvato, quasi volesse attaccarlo di nuovo e gli occhi assottigliati fra la rabbia e lo sconforto. Le sue dita si muovevano a scatti nel tentativo di controllarsi.

Perché Aryan? Perché doveva essere così ogni volta? Lo guardai un istante, colma di delusione. Lui spostò lo sguardo su di me e mi vide. Sembrò parlarmi nella mente con quei suoi occhi persi, arrabbiati, vuotati di ogni speranza e volontà. Senza di me si sarebbe smarrito. Lo sapevo io e lo sapeva lui. Ma con poche aspettative l'avrei davvero aiutato a cambiare. Forse non voleva nemmeno cambiare, probabilmente aveva accettato chi fosse.

Accorgendosi del mio rammarico nei suoi confronti, Aryan abbassò le difese e si riprese, mostrandosi come al solito il principe che era stato: drizzò la schiena, alzò il mento, unì i piedi e accennò un sorriso spregevolmente altezzoso.

-Principe Aryan Xavier Rashes II di Vyolin, figlio del Re Savier Rashes I e della Regina Ophelia Atilias. Successore al Regno di Vyolin e protettore della sacra discendenza dei Rashes. Erede del divino incarico di...- i suoi occhi sfuggirono un momento alle parole e mi trovarono, cercando in me un istante di conforto. Ancora amareggiata dal suo comportamento, distolsi lo sguardo e lo porsi a Naym, ancora a terra con gli occhi spalancati. Aryan esitò per poco, lo capii dal tremolio del labbro e della cenere attorno a noi. Pretendeva il mio aiuto, credendo che il suo non servisse. Non aveva idea di quanto si sbagliasse.

Gli servì poi poco per riacquistare la sicurezza iniziale e continuò la sua presentazione.

-... custodire e preservare il popolo e la terra di Vyolin. A costo della vita, con il sangue e l'arte innalzeremo il nostro animo. Così è stato e così sarà sempre. Per Vyolin.- chiuse le palpebre, alzando il viso quasi stesse prendendo un grosso respiro e quando ritornò a noi, tutte le incertezze e le richieste d'aiuto che avevo visto in lui svanirono. Era sempre bravo.

Naym, in seguito ad altri minuti di puro silenzio e respiri veloci, si alzò, aiutandomi a fare lo stesso e prendendomi la mano per avvicinarmi a lui.

-Stai dietro di me, Lyla.- disse, ponendomisi davanti come scudo. Mi riempii di dolcezza quel suo gesto, specialmente nei suoi confronti perché ignaro di tutto ciò che era successo fra me ed Aryan. Come avrebbe poi reagito a tutta la storia? Mi avrebbe dato della pazza? O se lo sarebbe dato a lui? Ero tesa e non lo nascondevo, ma il bisogno di condividere tutte le mie paure e angosce con qualcuno pareva superare qualsiasi timore. Se Naym avesse accettato la situazione, mi sarebbe stato di grandissimo aiuto.

-Naym, puoi stare tranquillo.- mi piazzai al suo fianco, girandolo per un braccio verso di me perché non si facesse troppo influenzare dalla presenza di Aryan.

-Guardami. Non devi avere paura, io lo conosco. Lui è...- abbassai lo sguardo sul pavimento, non sapendo come continuare. Lui era cosa? Testardo? Arrabbiato? Colpevole? Vagavano così tanti aggettivi da attribuirgli che non mi accorsi della polvere che circondava Aryan. Era anche lui curioso e intimidito da ciò che avrei potuto dire, la sua cenere lo avvolgeva in una barriera da cui si intravedeva appena la figura. Gli vorticava attorno, deviando la fioca luce su di lui. Un attimo prima gli illuminava le labbra e l'attimo dopo le pupille, lasciandole in una voragine di tristezza e pensieri. Ce ne sarebbe voluto tanto di lavoro, ero certa che mi sarei ferita più e più volte per lui, avrei pianto, dato di matto, avremmo litigato e ci saremmo scannati l'uno sull'altro e tutto questo perché dentro di noi sapevamo di poterci salvare a vicenda.

Principe di cenereWhere stories live. Discover now