Capitolo XXII

4K 319 38
                                    

Me lo sarei dovuta aspettare; non mi avrebbe mai dato risposte concrete. Sembrava quasi comportarsi da codardo, scappando ogni volta. Ma aveva tutt'altro l'aspetto di un vigliacco. Allora perché tacere su ciò a cui ero all'oscuro? Pensava, forse, che non fossi abbastanza forte da sopportare la verità? Beh, ero certa si sbagliasse. Avevo stretto i pugni e i denti a tanti colpi ricevuti in faccia dalla vita, tanto da, ormai, non sorprendermi più di nulla. L'ultima volta era stata con l'apparizione di Aryan, ma, ammettiamolo, quell'evento non poteva non essere sbalorditivo, a chiunque si sarebbe fermato il cuore. E mentre restavo lì, in mezzo alla stanza, con lo sguardo perso e il respiro ancora veloce, sentivo la mia pelle odorare di bruciato, tempo passato e magia. La mia magia era stata Aryan. Il suo tocco, il suo fiato sul mio corpo, come le carezze e le strette; un guazzabuglio di emozioni mai provate. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di continuare a sentirlo sfiorarmi la pelle e il cuore. Qualsiasi. Però, come ci si poteva aspettare, con lui l'incantesimo durò poco, sia per la mia bocca sempre piena di punti di domanda e la sua, sempre vuota di spiegazioni. Era come rincorrersi, cercare di acchiappare più parole possibili, arrivando, difficilmente, ad averne. Ma in tutto questo, c'era qualcosa che affascinava e rendeva la figura di Aryan imprevedibile e misteriosa; forse era ciò che m'interessava, tanto da spingermi alla disperazione di non sapere niente su di lui. E, chissà, scoprendolo di più, avrei potuto farlo conoscere anche a se stesso. Il problema di Aryan era che, nonostante il suo comportamento, lui non capisse chi fosse. Un principe? Un fantasma? Un ragazzo? Cos'era Aryan? Ero sicura se lo domandasse anche lui, probabilmente più di me. Per questo doveva farsi aiutare; non volevo ferirlo, né usarlo in qualche modo, solo concedergli una seconda possibilità. Lo sapevo, con me non era stato particolarmente gentile, ma nessuno gli aveva mai dato un'altra chance e lui, magari, avevo perso la speranza. Io, davvero, non sapevo, continuavo a sopravvivere d'ipotesi a Vyolin.

-Sei stata meravigliosa!- mi lodò Naym, alzatosi dalla poltrona per avvicinarsi e sorridermi. Ringraziai con un debole sorriso. Per tutto il tempo non mi aveva ascoltato, ma non per colpa sua, per Aryan. Ovviamente. E mi dispiacque il fatto che non mi avesse sentito suonare, un po' ci tenevo. Naym era stato il primo, a Vyolin, a sentirmi parlare con il mio violino, ma avrei potuto risolvere tranquillamente la faccenda più avanti. In quanto ai signori Poulin, non potevo dire altro se non che Mark continuava a rivolgermi strane occhiate cupe e ambigue, e la moglie altrettanto, solo che le sue erano meno inquietanti. Che cosa avevano che non andava?! Proprio per questo mi rifugiai da Naym, sapendo fosse l'unico che, fra tutti in quella stanza, m'incuteva meno paura. Sentendomi più vicina a lui, Naym mi circondò le spalle con un braccio per stringermi a lui e mi diede un tenero bacio sulla testa. Era davvero carino a volte, per quanto affrettato potesse essere.

-Concordo con Ward, è davvero un'artista.- s'introdusse la voce mielosa di Lena, intromettendosi nella mia visuale per complimentarsi. Sorrisi per educazione anche a lei.

-Lyla Foxer... Foxer...- il mio nome venne pronunciato in modo lento e pensieroso da Mark, alle spalle della moglie e, per questo, spostai la testa per vederlo meglio. Era ancora seduto sulla poltrona, gambe appena divaricate, un braccio steso sullo schienale e una mano che si grattava il mento per ricordare qualcosa di nascosto nei meandri del suo passato.

-Sì?- lo incoraggiai a continuare, sentendo già un brivido percorrermi la schiena all'idea di dover conversare con quell'uomo. Continuava a rabbrividirmi il suo modo di parlare e porsi con me, era strano il suo comportamento. E speravo fosse solo un mio sbagliato pregiudizio e che si rivelasse, invece, una deliziosa persona. Risi di me stessa. Il più delle volte, i miei presagi erano sempre veri.

-Non mi è nuovo questo cognome. Foxer.- ripeté, storcendo le lettere del mio nome con la sua voce bassa e roca. Sollevai una sopracciglia, curiosa di sapere altro sul suo ragionamento. Restai a guardarlo per altri estenuanti secondi, aspettando che parlasse, ma il suo sguardo era ancora in ricognizione dei ricordi. Però, ad un tratto, sorrise. Mi sorrise.

Principe di cenereWhere stories live. Discover now