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Sdraiato sul letto della mia stanza, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare erano le nove ore e i ventitré minuti che erano passati da quando ci eravamo baciati, o meglio, da quando l'avevo baciato.

Lui era rimasto immobile sopra di me, aveva socchiuso soltanto gli occhi mentre io continuavo a premere le mie labbra bagnate dalla pioggia contro le sue.

Era stato un bacio breve ma al tempo stesso eterno, perché avevo immortalato quel preciso istante nella mia mente. Poi quando ci eravamo alzati da terra, era tornato tutto normale.

Eravamo completamente zuppi d'acqua dopo essere scesi dal tetto, sotto la pioggia. Prima di riprendere le biciclette per tornare a casa però avevamo aspettato sotto un porticato che smettesse di piovere, ma nell'attesa, non ci eravamo rivolti la parola.

Era stato come se quel bacio, che tanto ci aveva uniti, adesso, come effetto collaterale, ci stesse allontanando.

Durante la cena si era parlato della scuola, di come fosse andato il primo giorno, e Daniel aveva mantenuto la promessa perché aveva recitato la parte così bene da non far insospettire nessuno a tavola. Mentre io per rispondere, stavo andando in completo panico, lui mi aveva tolto la parola e con assoluta maestria aveva raccontato un finto primo giorno di scuola perfetto.

«Avete marinato la scuola.» Mi aveva sorpreso sussurrando Giselle dopo cena, non prima di essersi assicurata che nessun altro ci stesse ascoltando, mentre le passavo i piatti sporchi.

«N-no, ti sbagli! Di cosa stai parlando?»

«Mattia, sei qui da poco più di una settimana, ma ho imparato a capire quando dici una bugia. Non lo dirò ai Fox...» Aveva smesso di parlare non appena Caren si era avvicinata alla cucina.

Quella sera, prima di addormentarmi immaginai di avere il viso di Daniel ad un respiro dal mio, la pioggia che bagna i suoi capelli e riga il suo volto, e la mia bocca che si affretta a baciare le sue labbra bagnate.

Poco più tardi mi svegliai nel cuore della notte. Sentii il cigolio della porta della mia stanza aprirsi molto lentamente e il tonfo di passi raggiungere il mio letto. Poi la sensazione di avere qualcuno alle mie spalle, sentirlo salire sul letto e infilarsi sotto le coperte e tra le lenzuola.

Delle mani stringevano i miei fianchi. Al tatto sembravano mani che conoscevo già, e infatti percepii l'odore di Daniel prima del suo pensiero.

Richiusi gli occhi all'istante e restai in silenzio, immobile. Finsi di stare per dormire perché avevo paura che se avessi detto o fatto qualcosa avrebbe finito per farlo smettere, e io non volevo smettesse.

Avevo le sue labbra bollenti incollate alla mia nuca, e sentivo il suo alito sfiorare la mia pelle. Il suo bacino spingeva contro il mio e il suo petto premeva con forza sulla mia schiena. Dopo un po' la presa ai fianchi si fece improvvisamente sempre più stretta, così stretta da farmi quasi male. Le sue labbra soffici, ad un tratto, si trasformarono in numerosi aghi che sentii infilarsi dentro la mia pelle. Il dolore era così insopportabile che non potei fare altro che cercare aiuto gridando. Così urlai con tutte le mie forze, finché non sentii delle mani premere sul mio corpo e fu in quel momento che riuscii ad aprire gli occhi.

«Hey! Tutto bene? Mattia? Ci sei?» Daniel era seduto sul bordo del letto e continuava a scuotere le mie spalle per farmi svegliare.

Mi sentivo confuso, perché un attimo prima ricordavo che Daniel si era infilato dentro al mio letto, e adesso invece si trovava vicino a me con in faccia un'aria molto preoccupata.

«Scotti! Sei caldissimo!» Poggiò la mano sulla mia fronte, ed io mi accorsi di essere in un bagno di sudore. «Vado a chiamare Giselle, non ti muovere!» Uscì dalla stanza mentre io faticai ad alzare le spalle dal letto per controllare l'ora.

AMORE89Where stories live. Discover now