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Le giornate chiuso in quella stanza diventavano sempre più lunghe. Erano passati soltanto due giorni e il pensiero di doverne aspettare altri due per poter mettere il naso fuori dalla porta mi dava la nausea.

Erano le sette di sera passate, stavo decisamente meglio e dopo cena mi ero tuffato sul letto credendo fermamente che la noia mi avrebbe ucciso da un momento all'altro. Daniel era passato davanti camera mia più di una volta, facendo avanti e indietro tra camera sua e il bagno. Si faceva bello, per incontrare "boccoli d'oro".

A cena avevo inteso che ci sarebbe stata una festa a casa di un amico di non so chi, e lui si stava preparando per andarci.

«Come sto?» Slittò sulle scarpe, dal corridoio in camera mia. Aveva i capelli pettinati all'indietro, una giacca in jeans con le maniche arrotolate fino ai gomiti e sotto una t-shirt nera infilata dentro ai pantaloni.

Avrei voluto potergli dire che pensavo fosse di una bellezza disarmante, che era così bello che sarei stato tormentato dal suo aspetto per tutta la mia vita, e invece «Stai bene.» Risposi senza battere ciglio.

Il fatto di essere stato chiuso in casa per due giorni interi, di avere ancora qualche linea di febbre e di Daniel che sarebbe andato con Sarah ad una festa dove probabilmente si sarebbero sbaciucchiati e lei avrebbe avuto il permesso di toccarlo e di stargli vicino, mi faceva stare davvero male, ed io non ero per nulla bravo a nascondere i miei stati d'animo.

«Andiamo, che ti prende?» Incrociò le gambe e girò su se stesso cercando di strapparmi un sorriso.

Era così dannatamente affascinante.

«Nulla, mi annoio.» Abbassai lo sguardo.

«Coraggio, sono sicuro daranno altre migliaia di feste!»

«Non è per la festa... Lascia stare. Non ha importanza.» Avrei voluto fargli capire che non mi importava nulla della festa, che volevo soltanto che lui fosse stato con me, solamente con me e con nessun altro. Volevo dirgli che quel bacio per me aveva avuto un valore, che non era stato solo un piccolo incidente. Ma forse lui non l'avrebbe capito.

«Senti... A che ora è che vai a dormire?»

«Io... Non saprei, dipende.» Balbettai preso alla sprovvista.

«Ascolta bene, farò un salto alla festa, e se sarai ancora sveglio per  le undici circa, ti verrò a fare un po' di compagnia. Ti piacciono i film horror?»

«Li adoro!» Mentii spudoratamente perché in realtà li detestavo e li trovavo disgustosi, oltre che a morire di paura guardandoli. 

«Noleggio un film e alle undici in punto sarò qui! Promesso! Ci si vede.»

All'improvviso la serata aveva assunto una piega completamente diversa. Il mio umore era cambiato in un batter d'occhio e adesso non vedevo l'ora che Daniel fosse rientrato a casa.

Dal momento in cui era uscito per andare alla festa iniziai a contare le ore, i minuti e i secondi per tutto il tempo dell'attesa del suo ritorno.

Dalle ventitré in punto, alle ventitré e diciassette minuti, rimasi alla finestra immaginandolo tornare verso casa, e quando stavo ormai cominciando a provare un profondo senso di delusione, lo vidi finalmente sbucare dalla stradina all'angolo. Dopo poco sentii la porta di casa aprirsi e poi richiudersi lentamente, ed io mi precipitai sul letto facendo finta di leggere, come se non mi fossi nemmeno accorto del suo arrivo.

«Eccomi!» Entrò nella mia stanza, si sfilò le scarpe facendo leva con le punte dei piedi sulla parte posteriore delle calzature e si fiondò sul letto accanto a me. Io non lo degnai di uno sguardo e finsi di essere concentrato nella lettura, ma in realtà il mio cuore stava strepitando. Lui afferrò il libro sfilandomelo dalle mani e lo ripose sul comodino.

«Fai qualcos'altro nella vita, a parte leggere?»

«Si Daniel, cerco di essere una persona gentile!»

«Prima di darmi del non gentile, rifletterei su chi è tornato qui da te per tenerti compagnia!» Mi scompigliò i capelli e scese dal letto. Tirò fuori dalla giacca una videocassetta e la infilò nel piccolo televisore davanti al mio letto e prima di premere il tasto "play" disse che sarebbe andato a prendere qualcosa da mangiare al piano di sotto.

Nell'attesa presi posto e mi sedetti sul lato destro del letto, poggiai la schiena sulla spalliera e mi assicurai che Daniel avesse spazio sufficiente per stare comodo.

Lo aspettai in quella posizione, rigido come un tronco d'albero e teso come una corda di violino.

Daniel rientrò in camera e sistemò sulla moquette, di fianco al letto, dei popcorn e delle caramelle gommose. Afferrò il telecomando e fece partire il film sedendosi accanto a me, con la ciotola di popcorn tra le gambe.

Adesso che si trovava così vicino potevo avvertire il suo profumo che ormai sarei riuscito a riconoscere tra tanti altri, misto all'odore di fumo e di alcol.

Chissà se si sarà divertito con Sarah.

Guardai il film con un occhio chiuso e l'altro aperto, e quando le scene si facevano davvero cruente spostavo lo sguardo sopra il televisore, dove lo specchio rifletteva appena la fronte e la capigliatura perfetta di Daniel.

Mentre mangiavamo i popcorn, le nostre mani, accidentalmente, si sfiorarono ed io ebbi l'impressione di star andando a fuoco.

Daniel si sbarazzò della ciotola ormai vuota posandola sul comodino. Si allontanò per un attimo dalla spalliera e si stiracchiò le braccia sbadigliando, poi si sdraiò lateralmente e come nulla fosse poggiò la testa sulle mie gambe. Io mi irrigidii molto di più di quanto non fossi già. Ero tesissimo. Dopo qualche minuto che la situazione cominciava ad essermi più familiare, trovai il coraggio di posare una mano sulla sua testa. Lo feci lentamente, con attenzione, sperando di non dargli fastidio. Con delicatezza iniziai a muoverla facendo passare i suoi morbidi capelli tra le mie dita. Quando lo feci, sentii Daniel emettere un sottile gemito, e allora mi fermai all'istante.

«Continua pure. Mi piace se mi tocchi i capelli.»Disse con gli occhi fissi sullo schermo.

Dall'alto potevo ammirare il suo delicato profilo riflettere le luci blu intermittenti del televisore sulla sua pelle chiara.

Ripresi a muovere la mia mano poggiata sulla sua testa, incastrai le dita tra le ciocche soffici dei suoi capelli e quando avvertii sprazzi di coraggio mi spinsi pure ad accarezzargli dolcemente la fronte e subito dopo la guancia, disegnando con l'indice piccoli cerchi sulla pelle vellutata del suo viso.

Continuai così fino a quando lo sfondo nero dei titoli di coda oscurò tutta la stanza.

«Brutto finale.» Commentò mentre alzò la testa da sopra le mie gambe. «Allora... Buonanotte.» Si avvicinò alla porta per andare via.

«Grazie. Per questa sera.» Pronunciai, e il sorriso sulle sue labbra insieme al "Ci si vede!" abituale che pronunciava a mo' di saluto, mi colpirono al cuore.

Avrei voluto chiedergli di restare con me, di lasciarsi accarezzare i capelli ancora per un po'. Magari per tutta la notte. Gliel'avrei implorato, se soltanto ne avessi avuto il coraggio, ma restai in silenzio e mi addormentai con i pensieri in subbuglio, sognando ciuffi danzanti color nocciola, iridi verdi, labbra da baciare e pelle da assaporare.

AMORE89Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ