46

280 48 71
                                    

Una volta entrati a casa Fox, Giselle ci fece accomodare in sala da pranzo e ancor prima di sfilarsi il soprabito, mise una teiera sul fuoco e subito dopo si sedette accanto a me posando la sua mano fredda sul mio ginocchio.

«Mattia, questa è per te.» Estrasse una busta dall'interno del cappotto e la lasciò scivolare sulla superficie del tavolo, proprio sotto i miei occhi. Poi riprese a parlare. «Daniel...», i suoi occhi cominciarono a diventare lucidi di lacrime. «Daniel mi aveva chiesto di spedirla e non avrei mai immaginato di incontrarti lì per caso...»

Non le diedi neanche il tempo di finire la frase che afferrai la busta e cominciai ad aprirla frettolosamente.

Le dita tremavano a contatto con la carta e la mia gola si annodava stringendosi sempre di più mentre dispiegavo il foglio all'interno della busta.

Poi bastò la vista della sua grafia e il sangue mi si rimescolò nelle vene prima che cominciassi a leggere.

"Mon petit prince, quanto odio dovrai provare nei miei confronti? Come mio solito non ho saputo mantenere le mie promesse, e ho finito per ferirti nonostante fosse l'ultima cosa che avrei voluto fare. Vorrei tanto poter avere la possibilità di esserti vicino, di prenderti le mani e tenerle strette dentro le mie per poi guardarti negli occhi e raccontarti tutta la verità, ma se sto per scriverti queste parole è perché so che probabilmente non sarà possibile.

Voglio che tu sappia che non ho mai smesso di pensarti, di desiderarti e di amarti dal primo momento che le tue labbra hanno sfiorato le mie.

Per me sei stato proprio come una poesia, così bella che sono sicuro non sia ancora stata scritta.

Poi ti sei trasformato in elettricità, per poi diventare ossigeno per i miei polmoni, qualcosa con cui non sarei riuscito a vivere senza.

Quando, tre anni fa, il tuo tempo a Londra giunse a termine, ebbi la folle e seria intenzione di raggiungerti.

Non avrei mai creduto all'amore, per quelli come noi. Ma poi, tu hai fatto succedere qualcosa dentro di me. Sei riuscito a cambiarmi, hai reso l'impossibile possibile, e tutto ad un tratto decisi che avrei combattuto per noi, per darci una possibilità con l'ostinazione che fino a quel momento io non possedevo, ma che tu hai sempre avuto.

Mon petit prince, eri sfacciato sai? Vagavi silenzioso, nella tua timidezza, ma ad ogni costo riuscivi sempre ad avermi, nonostante tutta la mia confusione e paura, nonostante mi fossi comportato da stronzo.

Pochi giorni dopo la tua partenza, una gara di nuoto e un dolore improvviso e lancinante diede inizio ad un'altra realtà. Un male genetico che si passa da madre in figlio, come il colore dei capelli o degli occhi.

Sono fottuto, pensai, quando venni a conoscenza della mia diagnosi, e ad un tratto mi ritrovai davanti a delle scelte.

Che ne sarebbe stato di me? Di te? Di noi?

Conoscevo molto bene quello che si provava a stare vicino ad una persona con un male come al mio. Io lo avevo vissuto da vicino, provato sulla mia stessa pelle.

Non volevo coinvolgerti in tutto questo, non ti avrei fatto assistere a tutto quello che avevo dovuto vivere io con mia madre. Tu avevi l'opportunità di restare libero, possedere sogni, speranze e amore da donare, mentre io avrei portato alla tua vita soltanto dolore e sofferenza.

Perdonami se dopo la tua partenza sono sparito all'improvviso. L'ho fatto solo per proteggerti.

Mentre le cure stentavano a funzionare, e riuscivano soltanto a migliorare la situazione, regalarmi un aspetto sano e altri mesi per tirare avanti, guadagnando del tempo (sempre più difficile da determinare) ricevetti una notizia inaspettata.

AMORE89Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora