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Il rumore metallico e stridulo della sveglia graffiava rabbiosamente i timpani. La prese e la scaraventò con violenza contro il pavimento. Sbuffò, passandosi le mani sugli occhi ancora incrostati dal sonno.

L'autunno era ormai alle porte. Il cielo era sempre più nuvoloso e la traccia del sole caldo e accomodante è ormai dissolta. Quello era solo uno dei tanti lunedì tragici che le incalzavano sentimenti spregevoli. Lo odiava.

La scuola la aspettava. Le prossime 6 ore che avrebbe passato seduta su una sedia, annoiata e impaziente di sentire il suono della campanella dell'ultima ora, le incutevano frustrazione.

Scostò le coperte e decise di alzarsi, avviandosi in bagno per sistemarsi.

<<Perla!>> urlò sua madre dal piano di sotto.
La ignorò, consapevole da sé che fosse tremendamente in ritardo per andare a scuola.

Mise del mascara sulle lunghe ciglia. Osservò il suo riflesso allo specchio, tentando rovinosamente di sistemare i suoi capelli in modo da sembrare più bella e accattivante. Però erano tutto il contrario.

Si guardò con disgusto. Prese il cellulare controllando l'orario, distraendosi dal suo riflesso inappagabile. Erano le 07:45.

Si caricò lo zaino in spalla, procedendo al piano di sotto, dove l'attendeva sua madre, infuriata e con le braccia conserte. Il cipiglio che assunse le accentuò le poche rughe che le invadevano la pelle.

La indicò con l'indice, gesticolando in sua direzione <<Signorinella, non ho intenzione di farti la ramanzina tutte le mattine. È da Settembre che rischi di fare ritardo.>>

Perla si ficcò in bocca una gomma, masticandola con strafottenza. <<Mamma, Daphne se n'è già andata?>> chiese deviando la sua rabbia.

Sospirò, guardandola con rassegnazione <<Tua sorella è a scuola da un pezzo. Dovresti prendere il suo esempio e->>

<<Bene. Io vado>> la interruppe bruscamente, infilandosi le cuffie nelle orecchie. Uscì da casa,
alzando al massimo il volume della musica.

Tirò su il cappuccio della felpa che indossava e camminò con lo sguardo in avanti. Non rivolgeva la sua attenzione a nessuna delle persone che incontrava durante il suo cammino.

Una notifica rimbombò nelle cuffie. Si accigliò, guardando il messaggio: dove sei?

Risponde: credo che arriverò in ritardo. Avverti il professore, altrimenti mi farà una testa grande quanto una mongolfiera.

Sbrigati!

Perla ripose il telefono in tasca, assieme alle mani, e accelerò il passo.

Non era una ragazza molto loquace. Certo, era amichevole e accomandante verso coloro che reputava suoi fiduciosi amici, ma tra la gente che non conosceva non era lei stessa. Non era vera.

Manteneva sangue freddo e la pazienza era una sua grande dote. La aiutava a superare le discussioni tra lei e sua sorella, tra lei e i suoi genitori. La pazienza di non rispondere, di non far scoppiare quella bomba che per tempo ormai indeterminato teneva nascosta dentro di sé.

Sapeva, ne era certa, che se sarebbe scoccata, lei avrebbe troncato definitivamente i rapporti con i suoi famigliari.

Aveva pochi amici di cui potesse realmente fidarsi, a differenza della sua famiglia.
Pochi ma buoni, il resto non contava.

Alzò lo sguardo sull'imponente edificio di fronte a lei. Frequentava il terzo anno di liceo e nella sua classe si trovava bene. Ognuno si faceva i fatti suoi e nessuno incombeva su domande che andavano oltre gli argomenti scuola e uscite.

Alexander Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum