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Alexander la trucidò con i suoi occhi.
<<Che cazzo sei venuta a fare, me lo spieghi?!>> le urlò contro, si intravidero le vene sul collo per la rabbia che aveva represso fino a quell'istante.

Perla rabbrividì, guardandolo intimorita.
<<C-credevo dovessimo continuare con lo s-studio...>> quasi sussurrò, non sapendo cosa dire.

S'inumidì le labbra, passandosi una mano sulla fronte. Era frustrato. Prese un profondo respiro <<Ethan ti aveva detto di non entrare, o sbaglio?>> chiese guardando poi il fratello, che annuì prontamente.

<<Ho sentito tutte quelle urla e mi sono preoccupata!>>

<<Dovevi farti i cazzi tuoi! Ecco cosa dovevi fare.>>

Perla scosse la testa, deglutendo. Sentì di nuovo quell'amaro fastidioso in gola. <<Ti stava strozzando con le sue mani. Non respiravi! Come potevo andarmene così, senza intervenire?!>>

La trafisse sul posto, scrutandole gli occhi con avidità e rabbia. La bloccò lì. <<Tu non conosci quell'uomo. Avrebbe fatto del male anche a te se solo gli fosse passato per la mente. E so cavarmela da solo.>>

Una risata sprezzante s'impossessò delle sue labbra, incredula e senza parole. <<Sì, certo! Esattamente come l'altra notte.>>

Alexander pose le sue grandi mani sul viso della ragazza, avvicinandola visivamente. Contrasse la mascella <<Lockwood, devi stare lontana da questa faccenda. Te lo sto imponendo. Posso gestire la situazione.>>

Perla osservò quegli occhi profondi, non riusciva a leggerli. Le era impossibile. Strinse forte i pugni lungo i fianchi. Era impotente e il solo fatto che lui riusciva sempre a stordirla e renderla debole sotto il suo sguardo, aumentava l'irritazione.

Cedette, abbassando lo sguardo sotto i suoi occhi che continuarono a scrutarla ininterrottamente. Indietreggiò lentamente, togliendo le sue mani dalle guance e si voltò, proseguendo verso la porta.

Alexander la guardò uscire da quella casa senza rivolgergli un ultimo sguardo e strinse forte i pugni.

In quel momento avrebbe voluto spaccare ogni cosa. L'adrenalina scorreva nelle vene come macchine elettriche. La rabbia lo impossessò.

Lanciò un'occhiataccia a Ethan, che aveva osservato la scena senza interferire. Sospirò esasperato.

Ethan ricambiò lo sguardo <<Devi dirlo alla mamma.>>

<<Non serve... lo verrà a scoprire da sola>> puntò lo sguardo su un punto fisso.

<<Alex>> lo richiamò, attirando la sua attenzione.
<<Non prendertela con lei. Era solo spaventata.>>

Alexander contrasse la mascella.
Aveva ragione, ma come poteva non essere arrabbiato?
E se suo padre le avesse messo le mani addosso?
Era imprevedibile e non si fidava.

Si riscosse e guardò a terra <<Ripulisci questo disastro, io devo uscire.>>

Presto si ritrovò fuori casa e si avviò affrettato verso la sua abitazione.

Non sapeva come ne il perché, ma il cervello era sconnesso. Stava agendo d'impulso. Non lo aveva mai fatto.

Non era neanche in grado di capire cosa dirle una volta che sarebbe entrato dalla finestra della sua stanza.

Mancavano pochi metri prima di arrivare difronte al palazzo in cui abitava, ma si bloccò improvvisamente sul posto.

S'irrigidì, percettibilmente incredulo e infastidito.
Assottigliò lo sguardo. Stava parlando con un ragazzo.

Alexander Where stories live. Discover now