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<<Quando avrai intenzione di recuperare queste insufficienze?!>> Il padre di Perla non tollerava l'ignoranza che sua figlia riservava nei confronti della scuola e dello studio. Erano ormai da più di dieci minuti che andavano avanti così.

Perla si guardava le unghie indifferente. Li avrebbe recuperati, di questo ne era certa. Ne era perfettamente in grado.

Sua madre non aveva aperto bocca. Osservava la vicenda appostata accanto alla finestra con le braccia conserte e col solito cipiglio rassegnato tra le ciglia.
Vari sospiri uscirono dalla poca pazienza che minuto dopo minuto diminuiva di buon grado.

<<Ne ho abbastanza del tuo comportamento. Non hai nessun tipo d'interesse. Non studi e non ti dedichi ad altro. Il tuo unico pensiero è quello di uscire.>> Si massaggiò le tempie, esasperato <<Rimarrai in punizione finché non alzerai tutti i tuoi voti.>>

Perla lo guardò dritto negli occhi, con i nervi a fior di pelle <<Non puoi farlo papà! Perché sono sempre io quella che finisce in punizione?!>>

Daphne, che stava mangiando i pop corn, più che divertita dalla scena che le si poneva di fronte, ghignò in sua direzione <<Perché sei la pecora nera della famiglia, sorellina.>>

Alzò gli occhi al cielo, sbuffando sommessamente <<Avrò modo di recuperarli, ma non voglio essere in punizione. Non è giusto!>>

<<Questa è una mia decisione e tu la rispetterai, che ti piaccia o no.>> Prese un profondo respiro <<Ti bocceranno se non ti rimetterai in riga. Che ne sarà del tuo futuro? Non so più cosa pensare...>>

<<Non potrai rinchiudermi per sempre dentro casa.>>

Perla sospirò, alzandosi e correndo su per le scale pronta a dirigersi nella sua stanza. <<Sarò io a decidere che cosa farne del mio futuro. Non potete sapere quello che avrò intenzione di fare e di certo non mi farò mettere i piedi in testa da te, papà!>>

Sbatté fortemente la porta, chiudendola a chiave e buttandosi successivamente sul letto, affondando la faccia nel cuscino.

Urlò, permettendo a quella soffice superficie di attenuare tutte le sue grida disperate.

Loro non sapevano niente. Non conoscevano i suoi sogni. Non hanno mai cercato di integrarla, di metterla al pari con sua sorella, accettandola così com'è, soprattutto per i suoi difetti.

Non avevano mai cercato di comprendere quali fossero i suoi pensieri. Quale fosse il suo stato d'animo. Non l'hanno mai capita e di sicuro non ci riusciranno mai.

I loro discorsi rimproveranti erano monotoni, uguali. Erano frustranti.

Era davvero la pecora nera della famiglia, come ha detto Daphne. Creava sempre problemi, non ne andava molto fiera, eppure era fatta in quel modo. Non sarebbe cambiata di una virgola.

Suo padre aveva aspettative altissime da Daphne, ma riguardo a Perla, per lei erano davvero minime.

Sapeva che lei era una scansafatiche e perciò tentava in tutti modi di farle alzare almeno la media scolastica, così da fare una buona impressione quando avrebbe cercato lavoro.

Lui era un avvocato irascibile, scaltro e la sua parlantina favoriva piacevolmente nel suo mestiere durante i processi in tribunale, per far vincere i suoi clienti.

Voleva assicurarsi che sua figlia potesse avere un futuro migliore. Mancavano solo un paio d'anni prima che lei sarebbe entrata all'università, sempre se avrebbe voluto.

Alexander Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora