32

82 5 0
                                    





                                               ~




Michael quella mattina l'aveva chiamata col presupposto di farla uscire la stessa sera con lui insieme al suo gruppo di amici a cui Perla non stavano molto simpatici. L'aveva in qualche modo obbligata perché a quanto sembrava, ci sarebbero stati sia Daphne sia Alexander, perciò volente o nolente avrebbe dovuto essere presente se voleva mantenere quell'accordo stretto con lui.

Gli aveva espressamente chiesto come si sarebbe dovuta vestire e Michael le aveva detto di farsi bella perché dopo sarebbero andati tutto insieme a ballare dentro a qualche locale in città.

Quindi Perla adesso ti trovava davanti allo specchio con le mille insicurezze che lentamente stavano tornando a galla e con l'unico intento di cambiare quel vestito che si era messo solamente perché lo trovava molto bello. Peccato che sul suo corpo non risaltava affatto ed era tutto tranne che meraviglioso.
Il suo era un vestitino blu notte, con le spalline incatenate da dei piccoli brillantini che si incrociavano lungo la profonda scollatura sulla schiena. Aveva deciso di abbinarci un paio di stivali lunghi fino al ginocchio col tacco così da non sentire freddo ed infine aveva accompagnato il tutto con un cappotto nero ed elegante sulle spalle.

Così poteva anche essere decente, ma una volta tolto il cappotto, si sarebbe trasformata di una specie di palla di lardo sui fianchi e sulla pancia, troppo orribile era il pensiero che quando era sul punto di cambiarsi completamente, il telefono le squillò e senza neanche vedere chi fosse, rispose.

«Pronto?»

«Sono sotto casa tua, sbrigati a scendere che siamo già in ritardo» riagganciò Michael e Perla si vide costretta e sospirare profondamente e ad uscire di casa con quell'outfit addosso.

Stette attenta a non scivolare sul ghiaccio della strada e salì nella sua macchina nera e ben lucidata, inspirando a fondo l'odore piacevole di nuovo.

«Ciao» salutò Michael senza neanche guardarlo in faccia, preoccupata a sistemarsi il vestito sulle cosce e a mettersi subito dopo la cintura di sicurezza.

Quando si voltò, scoprì i suoi occhi fiammeggianti in tutto il suo corpo, così lei si guardò velocemente per poi riportare lo sguardo sul suo. «Che c'è? Lo so che sto una merda, ma non serve fissarmi in quel modo sai?»

Michael deglutì e distolse lo sguardo del tutto fuori controllo, strinse il volante tra le dita e mise in moto il veicolo rimettendosi in carreggiata.

Perla l'osservò di sottecchi confusa «Si può sapere perché sei così silenzioso? Sei per caso arrabbiato?»

Scosse la testa e con la mano con cui teneva il cambio marce si spettinò i capelli in un gesto casuale. «No, non sono arrabbiato.» In seguito ci fu altro silenzio.

Perla inarcò entrambe le sopracciglia e con una risatina ironica rispose «Sì, come no. Mi domando però se il gatto non ti abbia mangiato la lingua, perché se devi restare in silenzio tutta la serata allora io preferisco restarmene a casa.»

Michael si fermò al semaforo rosso e la guardò seriamente negli occhi «Sai cosa significa voler avere un momento di 'tranquillità' senza rotture di palle intorno?»

Con irritazione, Perla strinse tra le mani la borsetta nera pronta a lanciargliela in faccia. «Ti ricordo che sei stato tu a obbligarmi a venire, perciò prenditela con te stesso per aver voluto una 'rottura di palle intorno' questa sera» virgolettò infuriata, gli stava proprio dando sui nervi.

«Potresti gentilmente fare un po' di silenzio ed evitare di straparlare come fai sempre di cose inutili fino al nostro arrivo? Potresti farcela senza fare domande?» chiese a denti stretti e chiaramente non aveva tanta voglia di fare conversazione quel ragazzo, perciò Perla mise le braccia conserte e si appoggiò al finestrino per guardare il panorama circostante che sfrecciava via in un attimo a causa della troppa velocità con cui Michael stava guidando.

Alexander Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora