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Quel giovedì mattina, da quando era tornata a casa dopo essersi risvegliata su un marciapiede alle 7, non aveva chiuso occhio. Aveva passato la mattinata a camminare avanti e indietro per il salotto, a parte per quando dovette preparare da mangiare a Marcus. Lei era troppo nervosa anche per mettere qualcosa sotto i denti.

Le sue dita continuavano a tamburellare sulle sue tempie ormai da un paio d'ore, troppo indecisa sulla sua prima mossa. Doveva almeno tentare di andare a parlare con Andrew, anche se sapeva che non avrebbe risolto quel problema. Ma lui glielo doveva, le doveva una spiegazione.

Fu forse quella la goccia che fece traboccare il vaso. Infatti marciò subito verso la camera da letto, tirando fuori dall'armadio una maglietta e dei jeans e vestendosi il più rapidamente che poté.
Portò Marcus da Lola, dicendo alla signora che sarebbe andata a comprare delle cose al supermercato, poi quando uscì si diresse verso la prima fermata dell'autobus che trovò. Doveva arrivare alla prigione.

Una volta lì, entrò e si diresse alla reception, comunicando alla donna dietro il bancone il nome e cognome di Andrew. Lei le indicò una guardia, la quale la approcciò per poi guidarla per un lungo corridoio fino ad una stanza divisa a metà da un lungo tavolo con delle sedie e un vetro posato orizzontalmente su di esso.

La guardia le indicò di sedersi dove voleva, poi scomparì per riapparire qualche minuto dopo dall'altra parte della stanza. Varcò un'altra porta, probabilmente per andare a recuperare Andrew dalla sua cella, e nel frattempo Valerie appoggiò i gomiti sul ripiano, portandosi le mani ai lati della testa. Le scoppiava, non aveva idea di come sarebbe sopravvissuta alla sua terza notte di lavoro. Se avesse potuto avrebbe chiamato Hector per dirgli che non si sentiva bene, ma aveva bisogno di più soldi possibile.

I suoi occhi nocciola si chiusero per un momento, li sentiva pesanti e le bruciavano. Ma li riaprì immediatamente quando sentì la porta dall'altro lato riaprirsi – e la sensazione che provò fu uguale a quella di ricevere un colpo allo stomaco.

Andrew sembrava completamente un'altra persona rispetto all'ultima volta che l'aveva visto, tre anni prima. Era dimagrito, quasi scheletrito, i suoi capelli biondi gli arrivano alle spalle e aveva delle fosse violacee sotto gli occhi che davano l'idea che non dormisse da giorni.

Anche a lui sembrò venire un infarto non appena la vide. I suoi occhi azzurri si spalancarono, sembrava quasi terrorizzato. Ma la guardia lo fece sedere sulla sedia di fronte a quella della ragazza, prima di scomparire di nuovo dietro un'altra porta. Avevano dieci minuti.

«Cosa ci fai qui?» azzardò a chiedere il ragazzo non appena la porta si chiuse alle spalle del poliziotto. Più Valerie lo guardava, più rimaneva disgustata. Sentiva una rabbia dentro che non aveva mai provato prima, se avesse potuto avrebbe spaccato quel vetro che li separava e gli avrebbe tagliato la gola.

«Cosa ci faccio qui? Voglio delle dannate risposte, Andrew. Perché hai dato il mio nome a quei tossici?» parlò a bassa voce, anche se avrebbe voluto urlare con tutta la forza che aveva.

𝐈𝐍 𝐓𝐇𝐄 𝐌𝐈𝐃𝐃𝐋𝐄 𝐎𝐅 𝐓𝐇𝐄 𝐍𝐈𝐆𝐇𝐓 ⋆ Tom HiddlestonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora