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«Che significa, Hector? Cos'è che hai fatto?»

Valerie aveva passato le ultime quattro ore ad aspettare una notizia qualsiasi da parte di Hector. Quella telefonata l'aveva spaventata, non le aveva detto niente riguardo ciò che avrebbe fatto e pensava che meritasse almeno di saperlo dopo ciò che era successo. Ma Hector, oltre a non averle dato neanche un minimo accenno, l'aveva lasciata da sola con se stessa per altre quattro ore.
Si era medicata i graffi sul viso causati dagli anelli dello spacciatore ed era rimasta sul divano con un impacco di ghiaccio sul naso a guardare il soffitto senza riuscire a chiudere occhio.

Quando finalmente Hector arrivò, lui non volle rispondere ad alcuna domanda inizialmente. Fu a quel punto che Valerie iniziò a perdere la pazienza.

«Tu non solo mi hai lasciata qui, ferita e in ansia per quattro interminabili ore, ma ti rifiuti anche di dirmi cosa diamine è successo?! Non ti riconosco, cazzo.» sbottò, urlando in un sussurro per non svegliare Marcus.

Hector aveva lo sguardo perso nel vuoto. Fissava un punto indefinito della stanza senza proferire parola, voleva soltanto potersi fare una doccia per provare a lavare via la tensione che provava.

«Vai a farti questa dannata doccia. Poi voglio una spiegazione, o te ne vai.» disse infine, non riuscendo a riconoscere neanche se stessa. Quella storia l'aveva cambiata, resa più irascibile e angosciosa. Pensò che fosse lecito.

Mentre lei si distese sul divano, Hector entrò in bagno e si spogliò. Si infilò nel box doccia, accese l'acqua e rimase fermo sotto il getto tiepido per un minuto buono. Se chiudeva gli occhi, gli passavano davanti le immagini del viso di Valerie, di quelle persone che l'aggredivano, dei loro cadaveri. Aveva ucciso due persone. Era turbato, certo, non era di certo uno psicopatico. Ma il fatto che avesse tolto un grande peso a Valerie era ciò che lo fermava dall'impazzire.

Uscì dalla doccia, afferrando il primo asciugamano che si trovò davanti e passandolo prima tra i capelli, poi addosso, fino a legarselo in vita. Quando aprì la porta, sperò di trovare Valerie addormentata. Il fatto era che non aveva il coraggio di dirle la verità, anche per questo continuava a rimandare. Al contempo, cosa avrebbe potuto inventarsi? Avrebbe voluto sapere tutto nei minimi dettagli e lui non aveva pronta alcuna storia da raccontarle.

Valerie era stesa sul divano, una mano a coprire gli occhi che però spostò subito quando sentì la porta del bagno aprirsi. Si mise seduta, squadrando il fisico di Hector da capo a piedi rapidamente prima di posare lo sguardo sui suoi occhi.

«Stai bene?» gli chiese questa volta. Decise di approcciarsi in modo diverso, aveva capito che fosse successo qualcosa di...serio. Non aveva mai visto Hector così da quando lo aveva conosciuto.

«Sto bene, sì. Tu come stai?» domandò a sua volta, sedendosi accanto a lei. Allungò una mano al suo viso senza toccarlo, l'osservò per qualche secondo soffermandosi sui lividi e sui tagli che aveva sul lato sinistro del volto.

𝐈𝐍 𝐓𝐇𝐄 𝐌𝐈𝐃𝐃𝐋𝐄 𝐎𝐅 𝐓𝐇𝐄 𝐍𝐈𝐆𝐇𝐓 ⋆ Tom HiddlestonWhere stories live. Discover now