ALEXANDRA

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Jonathan

"Ehi pidocchio, dove sei sparito?"

Accelero il passo cercando di salire sull'autobus.

La prof di letteratura ha insistito affinché mi fermassi dopo la lezione per complimentarsi della mia relazione scritta, un'altra fiera A, e così ho perso quei fatidici cinque minuti di distacco che ho rispetto alla loro uscita.

Sono all'ultimo anno della Middle School, mentre loro frequentano qui accanto per mia sfortuna, il secondo anno dell'High School. Al pensiero che l'anno prossimo li incontrerò anche nei corridoi, mi dà il voltastomaco.

Inizio a correre dopo aver approfittato della presenza del professore di biologia, utilizzato come barriera protettiva per parte del tragitto, e una volta salito sull'autobus, mi giro e con un mezzo sogghigno li saluto. Non penso sia stata una buona mossa, sicuramente se la sono legata al dito, ma per ora l'ho scampata, ed è quello che conta.

Non vedo l'ora di crescere ed affrontarli come vorrei, io non sono un vigliacco, ma nemmeno voglio porgere gratuitamente l'altra guancia a due pezzi di merda come quelli.

Scendo alla fermata vicino alla palestra, Chris mi concede di fare i compiti nello sgabuzzino vicino al suo ufficio, dove praticamente tiene la fotocopiatrice e altre scartoffie che per conto suo brucerebbe, ma che deve assolutamente tenere se vuole mantenere aperta la sua palestra.

Lo sento imprecare con i conti e subito dopo riceve una chiamata, penso di una donna, perché parla come un deficiente. Io, me la rido ascoltando le stronzate e che tra l'altro immaginando me lo fanno diventar duro. Junior ultimamente lo fa spesso, si raddrizza anche con uno starnuto a scuola, nei corridoi, al passaggio di Alexandra.

"Mhm..." sospiro al pensiero.

Mi è sempre piaciuta sin dall'asilo, ma mai ho avuto la fortuna di parlarle, ha un anno in meno di me e solo quest'anno ho scoperto il suo nome, appunto da quando Junior ha iniziato a ribellarsi nei boxer.

Peccato che a lei i tipetti insignificanti come me, non sembrano piacere, la vedo nei corridoi, quando capita, spesso direi, visto che non ho molti amici con cui passare l'intervallo, la osservo nel cortile della scuola, ha dodici anni, beh, io devo fare i quattordici, lei i tredici, ma il suo interesse sembra più rivolto al cortile a fianco dell'High School, spero almeno non a qualche figlio di papà, mi smonterebbe subito.

È bellissima, quest'anno mi ha superato decisamente troppo in altezza, ha fantastiche gambe chilometriche e un balconcino niente male, dove poserei volentieri le mie mani. Ha lunghi capelli neri e dei soffici boccoli dove attorciglierei le mani tirandola verso di me e strapparle un bacio su quella fantastica boccuccia a cuore che si ritrova, mentre mi perdo nei suoi occhi verdi. Fino all'anno scorso pensavo fosse un angelo, tanto era carina, ora ... penso sia la tentazione del peccato in persona e mi obbliga spesso a rinchiudermi in bagno.

Ho finito i compiti, ed esco a cambiarmi nello spogliatoio. Cerco di oltrepassare l'ufficio senza disturbare, ma ad un "stasera ti mangio", mi distraggo e inciampo su un borsone vicino alla porta, che vado a sbattere con la faccia.

"Cazzo che male!" impreco.

"Jo! Che combini?"

"Niente Chris, non volevo interrompere la tua telefonata, sembrava piuttosto interessante!"

"Cosa hai sentito?"

"Praticamente tutto! Ho visto che porti la fede, e spero vivamente che al telefono ci sia stata tua moglie!"

"Veramente..."

Io mi incupisco, e penso di averlo beccato nel pieno di avance piccanti con un'amante.

LA MIA ADRENALINA SEI TUWhere stories live. Discover now