IL REGALO

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Alexandra
14 giugno
La luce del sole filtra leggera tra le tende mentre gli uccellini annunciano il buongiorno, e lo è davvero. Dopo tanto tempo sento il suo profumo ancor prima di aprire gli occhi, e le sue forti braccia mi avvolgono. Mi accoccolo ancor di più incastrandomi perfettamente come un pezzo di puzzle fra l'incavo del suo collo e i suoi lisci e marmorei pettorali. La novità della barba mi piace, mi solletica e la routine dei suoi morbidi capelli stuzzicare le mie guance mi rassicura che tutto finalmente è tornato come prima, anzi meglio.
Respiro il suo profumo dolce e selvaggio di Sauvage, e penso a quanto tempo abbiamo vissuto intrappolati in un'idea insana che noi due potessimo solo essere amici. Ripensandoci, era così evidente il nostro interesse, quanti segnali seppur confusi e mascherati ci dimostravamo, quante parole dicevano amicizia mentre i fatti testimoniavano amore.

Piego le labbra in un sorriso immaginando un piccolo Jonny sorridermi, sicuramente già con le adorabili fossette, mentre gli passo i pastelli colorati.

Io non lo ricordo e lui... già mi amava! Mi gongolo pensandomi una rubacuori, io, che fino a dodici anni sono stata un maschiaccio che con i ragazzi ci litigava, poi... la natura ha voluto che mi trasformassi in quello che sono, mettendomi in rivolta gli ormoni che mi spingevano a ricercare quei ragazzi più grandi, che fino a poco prima non consideravo, impazzendo per degli acerbi muscoli, o uno sguardo ammiccante.

Jonny non rientrava certo nei miei standard ideali, e come per tutti, lo snobbavo. Mingherlino, piccolo, timido, studioso, insomma una noia mortale, il classico ragazzino per bene, sfigatello.

Qualcosa di positivo però gliela riconoscevo, aveva un bel visetto, un sorriso dolce, i capelli ribelli e...un gran coraggio. Torturato quasi giornalmente da quei cretini, e mai una lacrima o una richiesta d'aiuto agli adulti.

Lui era l'inesistenza per me, e già il suo cuore batteva per me, questo fino al mio ritorno da West Palm Beach di quell'estate dei tredici anni.

Piccoli bacetti scanditi sento rintoccare sulla testa, e soffoco un sorriso sul suo collo, giocandoci poi con la lingua e le labbra.

"Buongiorno! Dormito bene?"

"Mai stata meglio! Buongiorno anche a te."

"Che ore saranno?"

"Nhn... perché? Sei già stanco di me?"

"No, anche se hai approfittato tutta notte di me, per tue soddisfazioni personali!"

Mi prende in giro, e sorrido, perché è vero, ma non mi è sembrato ne fosse dispiaciuto, io lo volevo e lui, mi voleva di più.

"Dovevo essere sicura del passaggio delicato e tanto desiderato amicizia-indifferenza-amore che abbiamo raggiunto."

"E a quale conclusione sei giunta?"

"Che ti amo proprio, e che finalmente tutto questo ben di Dio, è mio!"

Gli passo una mano sui pettorali scendendo agli addominali fino a fermarmi su Junior che nonostante sia immerso ancora nel mondo dei sogni ha già una notevole presenza.

"Ti ricordi quando certe mattine mi dicevi di spostarmi con quel coso assurdo?"

"Eri una tortura! Svegliarmi con Junior puntato nel ventre! Quante volte non avendo lezioni avrei voluto restare a letto, ma con te accanto era impossibile! Dovevo per forza alzarmi e mettermi a fare i mestieri di casa per soccombere a certi pensieri."

Stuzzico Junior con un dito, sfiorandolo ripetutamente dalla base alla punta, che sobbalza ogni volta.

"Vogliamo parlare dei tuoi pigiamini! Quelli erano assurdi! Dov'erano finiti quelli antistupro che indossavi quando ti davo lezioni? Che tra l'altro mi disturbavano comunque!"

LA MIA ADRENALINA SEI TUWhere stories live. Discover now