UNA MEZZA VERITÀ

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Jonathan

Una settimana dopo...

È passata una settimana dalla nostra lite e non ci siamo più sentiti. Non ha più messo piede in palestra ed io non sono più andato a casa sua.

Da mamma ho saputo che ieri è arrivata Tracy e che quando lei la incontra, sembra tranquilla, spensierata e sorride, insomma sta benone senza di me ed io mi sento una pezza.

Oliver ieri mi ha convinto ad andare ad una festa da un amico, ho bisogno di distrarmi e non pensare a lei, ormai sono rassegnato a dimenticarla, sarà impossibile, ma almeno cercherò di rendermela meno indispensabile.

Oliver, è un ragazzo anche lui diciannovenne che da un anno frequenta la palestra, Alexandra ce lo ha portato, perché voleva farsi un po' di muscoli. Lui usciva con Nelly, piano piano, siamo diventati amici, e non poteva farmi che piacere perché saremmo usciti tutti insieme.

"Passo a prenderti alle 22:00 con Derek."

"No grazie! Vengo in moto. Non so quanto resisterò"

"Non fare lo stronzo, ho saputo da fonti sicure che ci saranno nuove ragazze!"

"Ci troviamo là comunque."

Non sono proprio in vena, Chris oggi mi ha torturato con l'allenamento in vista dell'incontro di venerdì, mancano solo due giorni e... sarà il mio primo, senza di lei a spronarmi.

Mi trascino sotto la doccia e ci rimango a lungo, lascio che lo scroscio dell'acqua mi colpisca i muscoli indolenziti ed volgo il viso in alto contro il getto. Nemmeno Junior è in vena, da una settimana non dà segni di vita, è inerme, sconsolato e poco ricettivo. Sono curioso di vedere se stasera con le nuove ragazze cambierà umore almeno lui.

Devo essere pazzo se mi ritrovo a parlare del mio uccello come fosse una persona, ma lui fa parte di me e condividiamo cose che nemmeno ad Alexandra ho mai raccontato, soprattutto perché la sua attività è dovuta a lei, o contro di lei.

Sono di fronte all'armadio con la salvietta stretta intorno ai fianchi, ho ancora i capelli bagnati che gocciolano e bagnano il pavimento, e neanche a farlo apposta entra mamma vedendo la porta socchiusa.

"Stai bagnando dappertutto. Non li tagli ancora quei capelli?"

"No! Ad Alex piac..." mi blocco immediatamente, guardo mamma e faccio un sogghigno sconsolato.

"Forse è meglio che li tagli! Tranquilla mamma, poi asciugo."

Lei mi fissa, poi mi mette una mano sulla spalla e mi fa una carezza, adoro mamma, ha sempre una parola giusta al momento giusto per me, ma sa quando può e quando non può esprimerle. In questo momento sa benissimo che sprecherebbe solo del tempo e del fiato, non mi farebbe sentir meglio, è ancora troppo presto.

"Allora... che ti metti stasera?"

"Solito. Jeans e t-shirt. Una vale l'altra."

"Questa?" Mi indica una color carta da zucchero che lei adora perché dice mi doni il colore.

Storco un po' il naso, quella me l'ha regalata Alexandra, ma poi penso che non ne ho molte e se non me le ha regalate lei, era con me quando le ho comprate, il che non cambia molto. La afferro e faccio contenta mamma, è sempre stato il mio primo scopo nella vita farla felice. La abbino a dei jeans strappati sulle ginocchia e alle mie Nike.

Mi preparo, asciugo il disastro fatto in camera, due spruzzi di Sauvage, questo me lo ha regalato mamma, era lo stesso profumo che utilizzava papà, ma dice che su di me ha un tono ancor più selvaggio, mi specchio e... direi che è tutto apposto, i capelli nel frattempo si sono asciugati ed io sono sempre quello che non gliene può fregar di meno se sono in ordine.

LA MIA ADRENALINA SEI TUWhere stories live. Discover now