LI ADORO TUTTI

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Jonathan

Odio la sua indifferenza, mi riporta ad essere quel ragazzino insicuro di tredici anni che poteva solo sognarsela a distanza mentre lei non sembrava curarsene minimamente della mia esistenza.
Ora che quella linea sottile di ossessiva amicizia è stata abolita, non posso accettarlo.

"Perché ci mette tanto?"

Dopo un'intera giornata non chiedo molto, tenendo in considerazione che neppure stasera saremo insieme. Mi ha tenuto sull'orlo dell'eccitazione tutto il pomeriggio a distanza, e dovrebbe continuare a farlo, qui, adesso, invece ho già fatto la doccia e di lei nemmeno l'ombra.
Ho il cervello annebbiato dalla rabbia, non con lei, non potrei mai, anzi sì, anche con lei, ma soprattutto con la mia incapacità di starle lontano, di accettare che io non sia sempre al primo posto nella sua vita, e quando apre la porta della camera vorrei metterla al muro e farle capire che non deve farlo, che lei è mia ed ho bisogno costantemente che lo sappia, invece non le rivolgo parola e sguardi. Non mi vuole? La ripago con la stessa moneta. Non doveva far altro che continuare con quello stupido gioco che, cazzo se mi piaceva, il desiderio di averla, frenato dall'impossibilità di farlo, nonostante le sue continue provocazioni.

Ora finisco di prepararmi e scendo aspettando gli altri, andrò a quella stupida festa di addio al celibato, riporterò a casa Oliver e Derek sicuramente distrutti e ... dormirò sul divano, non perché me lo imponga lei, per scelta mia. Che si roda lei il fegato. Le si ritorcerà contro la sua indifferenza.

"Alla buonora!"
È l'unica cosa che gli sbotto contro quando entra in camera. Evito il suo sguardo diretto ma la coda dell'occhio nota sempre la sua bellezza e la sua movenza sensuale nell'avvicinarsi a me e sistemarmi il collo ripiegato della camicia.
Ha notato che ho i nervi a fior di pelle e le volto la schiena levando le sue mani da me che non mi sono mai indifferenti.
Mi metto le Nike e le faccio presente senza giri di parole che mi sta evitando.
Scuoto la testa, quando cerca di giustificarsi dicendo che Chris l'ha chiamata. Cosa doveva dirle di così importante da trattenersi a lungo? Semplicemente ha trovato un modo migliore di trascorrere il tempo.

Sento le sue mani scivolare sulla mia schiena e non riesco a fingere indifferenza, il suo tocco mi provoca sempre brividi e sono moltiplicati se associati alla sua voce mentre mi rassicura che non vuole starmi lontano, se non solo per gioco.
Forse mi faccio troppe paranoie. Mi volto di scatto e la trafiggo con lo sguardo.

"Giocare è un conto, non calcolarmi è un'altra cosa."
Non so cosa sta pensando, mi fissa con la stessa mia intensità, Dio quanto è bella. Al diavolo la festa. Chiuderei la porta e butterei via la chiave, la farei mia in un modo che mai più oserebbe pensare di starmi lontana, la marchierei così che specchiandosi si ricorderebbe di me in ogni momento della giornata, sognando e implorando di sentirmi presto addosso, e la accontenterei, ma regalandole questa volta ogni delicata sensazione amandola allo stremo, mettendo sempre più in confusione il suo cervello desideroso di ricevere l'uno e l'altro mio aspetto. La fisso e rimango freddo, la rabbia mi prosciuga ogni goccia di sangue nelle vene, ma poi appoggia le mani sul mio petto e si scusa. Sembra che davvero Chris dovesse parlarle, non so per cosa o per chi, ma davvero avrebbe voluto essere qui e continuare il suo gioco. Non voleva evitarmi.

"Cazzo, quella bocca! Fonte del mio peccato."
Penso fissandola.
Afferro i suoi polsi esili e delicati che mi stanno torturando al sol pensiero di bloccarglieli, e lo faccio, la porto contro l'armadio dietro a lei, le blocco le mani ai lati della sua testa, vedo nei suoi occhi quella luce di desiderio che mi da l'Ok per farlo. Le piace, lo so. Adora sentirsi impotente, quando sa benissimo che non lo è affatto, perché sono io succube di lei, dalla voglia di possederla.

"Non mi baci da stamattina!
Non farlo più!"

La avviso come fosse un ultimatum, e poi faccio la cosa che entrambi vogliamo, mi impossesso prepotentemente della sua bocca e le nostre adrenaline si mischiano. Premo forte il mio corpo contro il suo e non può non capire l'effetto che mi fa, ora sto meglio, mi affretto a staccarmi da lei o davvero non c'è serata che tenga, le lancio un mio sogghigno compiaciuto e torno a prepararmi, frugo in valigia in cerca del mio profumo che lei adora, e sono aperto ad ogni sua provocazione, ma la avverto, la mia prossima punizione terrà conto di questa sua poca considerazione di me.

LA MIA ADRENALINA SEI TUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora