È FOTTUTO

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Jonathan
Boston, 13 luglio

Sono passati dieci giorni, trascorro le giornate tra allenamenti, pugni e irrobustimento addominali, che mi impediscono di pensare a lei, prigioniera non sappiamo di preciso dove, ma quando torno a casa la sera sfinito, mi manca da morire. Oggi scade un altro terzo giorno, ma non mi ha ancora chiamato, non sono per niente tranquillo. Aspetto ma più passa il tempo più mi sale l'ansia. Domani è venerdì, e devo finire per forza un software commissionato da un cliente pignolo. Prendo qualche goccia per dormire, o pensando a lei, mi ritroverei ad andare in ufficio come uno zombie.

Suona la sveglia e vorrei lanciarla contro il muro, erano comunque le 2:00 stanotte quando ho smesso di pensare ad lei e mi sono addormentato. Mi alzo e mi trascino sotto la doccia spostando il miscelatore sull'acqua fredda per svegliarmi completamente.

Sono in ufficio e Carol, la mia assistente mi comunica che il cliente, il signor Harris, ha avuto un contrattempo e sarà il figlio ad incontrarmi. Ha trentadue anni e sta subentrando al comando dell'azienda del padre, la Harris Corporeted, una potenza da milioni di dollari.

"Buongiorno signor Harris, si accomodi, le mostro il software, ho seguito le richieste di suo padre."

"Buongiorno signor Miller. Mio padre dice che il suo software migliorerà la nostra azienda nel controllo dei database ma... pensa ci frutterà parecchi soldi?"

Sorrido pensando a come il suo primo pensiero sia rivolto al denaro. Già al primo approccio posso intuire quanto sia diverso dal padre, devoto al lavoro che dopo aver creato un impero lascerà che il figlio lo distrugga.

"Può darsi. Ma lo scopo richiesto da suo padre non è quello."
"Ma è il mio! Non voglio ammazzarmi di lavoro come lui, preferisco godermi la vita!"

Proprio come immaginavo, il classico figlio di papà. Taglio corto, e gli mostro il funzionamento del software, anche se non lo vedo particolarmente interessato. Ma noto che mi fissa. Odio quando lo fanno.

"Sbaglio o quello è il risultato di un pugno preso?" Mi chiede beffardo. Non lo ascolto e continuo.

"Cos'è? Le ha prese tornando dal lavoro?"
"No."
"Certo che no! Le sue mani dicono che oltre a prendere pugni ne ha dati."

Mi tocco le nocche arrossate, e cerco di sorvolare.

"Vogliamo proseguire? Avrei un altro appuntamento!"
"Pratica la boxe?"
"Sì. Continuiamo?"
Lo vedo alzare un sopracciglio e fare un mezzo sogghigno.

"Come si chiama signor Miller?"
"Perché?"
"Mi piacerebbe conoscere con chi tratto!"
Risponde con un sogghigno.
"Jonathan Colin Miller!"
"Jonathan?" Lo vedo sogghignare con più soddisfazione. Che gli prende?
"Non ci posso credere! Lei... tu saresti Jo? Quello che dicono dovrebbe battere Devil?"
"Non so di cosa stia parlando!"
Fingo sorpresa, ma dentro sento la rabbia salire dal profondo e continuo con un tono formale, diversamente da lui, che mi parla come se mi conoscesse.

"Certo che lo sai! Riconosco quello sguardo...
scommetto vorresti darmi un pugno!"
"Si sbaglia! Vorrei concludere il contratto."
"Facciamo così, firmerò solo se confessi, altrimenti dirò a mio padre di rivolgerci altrove."
"Lei che ne sa ?"
"Io? So che ti batterai in cambio della tua ragazza."

Scatto in piedi e con due balzi faccio il giro della scrivania, giro verso di me, la poltrona sulla quale è seduto, gli afferro la giacca e lo alzo puntando lo sguardo inferocito nel suo.

"Oh cazzo! Da seduto non sembravi così grosso! Forse hai davvero qualche probabilità contro Devil."
"Fanculo Devil! Dimmi cosa sai della mia ragazza!"
"Non so nulla! Lasciami!"
"Non sogghigni più? Chi te lo ha detto! Voglio i nomi!"
"Non faccio nomi!"
"Oh si che li farai, se non vuoi che dica a tuo padre dove sperperi il suo capitale. Per come lo conosco io, non ci penserà due volte a chiuderti i fondi, e scommetto ti piaccia fare la bella vita perciò, tu mi dai informazioni, ed io non lo dirò a nessuno."
"Cosa mi dai in cambio?"
"Il tuo bel faccino intatto!"
"Ok ok!"
"Jackson..."
"Ok il nome è quello. E il nome della sua guardia del corpo?"
"Moore!"
"Perfetto! Hai il suo numero?"
"Non ce l'ho!"
"Nch nch nch, risposta sbagliata!" Gli piego un braccio dietro la schiena, e lancia un mugolio di lamento

LA MIA ADRENALINA SEI TUWhere stories live. Discover now