Capitolo 11 - Jeremi

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Jeremi, un anno più piccolo di Sergej, se ne stava seduto al bar quando Maxi entrò e il mondo intorno a lui scomparve. 

La sua cotta da ragazzino era lì, adesso ancora più bello di come lo ricordava. Era sempre stato segretamente innamorato di Maxi, della sua gentilezza, dei suoi modi delicati e del suo viso tondo e dolce.

Il fisico di Maxi era cambiato molto, più asciutto e tonico, ma per Jeremi era sempre lo stesso di una volta. Ai suoi occhi era sempre il ragazzo timido.

Jeremi somigliava al fratello, a differenza dell'altro aveva gli occhi grigi sì, ma con sfumature azzurre, capelli castano chiaro e corti, labbra carnose e piccole lentiggini sul naso e le guance. Nonostante fosse più piccolo di Sergej era più alto e più piazzato, infatti amava andare in palestra.

Quando Maxi entrò tutti i ricordi della sua adolescenza vennero a galla e fu un dolore atroce. In realtà Jeremi aveva confessato il suo amore al ragazzo tramite una lettera che però aveva deciso di dare anonima tramite un'amica. La stessa amica poi, era tornata poco dopo dicendogli che Maxi non aveva accettato la lettera perché già innamorato di un'altra persona. Era stato poi semplice capire di chi si trattasse. 

All'epoca Maxi era spesso e volentieri a casa dei fratelli, Sergej e lui erano molto amici e a Jeremi era bastato un solo sguardo per comprendere che Maxi amava segretamente l'amico. Nonostante questo il ragazzo era sempre stato gentile con lui e quando poteva lo coinvolgeva insieme a loro nello studio e nei giochi, quindi il suo amore non era mai scemato.

Con il tempo si erano divisi, Jeremi aveva avuto altri fidanzati, ma nessuno era riuscito a conquistarlo per davvero. Si era iscritto ad informatica all'università e adesso mancava un anno per laurearsi. A differenza di Sergej, Jeremi era più fortunato. Amava quello che faceva e quello che studiava e sapeva che un giorno avrebbe fatto un lavoro che lo avrebbe reso soddisfatto. I suoi genitori approvavano le sue scelte ed erano contenti di lui, beh non sapevano fosse gay e forse non lo avrebbe mai detto. Erano troppo rigidi. Il fatto che il fratello adesso stesse non solo recitando, ma addirittura in una serie BL, lo preoccupava non poco. Se i suoi sarebbe venuti a conoscenza di ciò c'era il rischio che avrebbero mandato a monte tutto, o quanto meno ci avrebbero provato rendendo poi le cose difficili. Sperava che non accadesse, Sergej amava davvero recitare e vederlo felice rendeva Jeremi contento.

"Jeremi? Sei tu?" quella voce lo fece sobbalzare per poi girare di scatto e ritrovarsi vicinissimo Maxi. 

"Io... sì!" disse alzandosi con ancora il bicchiere di birra nella mano.

"Da quanto tempo!" disse il ragazzo per poi abbracciarlo di getto. Jeremi si ritrovò con le braccia di Maxi intorno al corpo e la sua testa appoggiata sulla spalla. Il respiro gli mancò e per l'imbarazzo, ancora stretto all'altro, buttò giù quello che restava nel bicchiere. Poi, spinto da vecchie emozioni, posò in modo goffo il bicchiere sul bancone e strinse a sua volta l'altro. Sembrò un abbraccio piuttosto lungo, ma Jeremi diede la colpa all'alcol. L'odore dell'altro, averlo così vicino, stretto a sé, sentire il suo cuore battere vicino al proprio lo colpì talmente tanto che non voleva più lasciarlo. 

Maxi dalla sua spalla volse il volto per guardarlo e Jeremi, completamente perso, gli appoggiò una mano sulla nuca per poi dire: "Finalmente" sembrava una scena da un film fino a quando la magia non si spezzò.

"E tuo fratello?" chiese il ragazzo, facendo ripiombare l'altro con i piedi per terra.

Jeremi sciolse l'abbraccio e si versò altra birra da bere. "E' a casa" disse con l'amaro in bocca per poi sedersi "Beviamo insieme?" chiese alzando il bicchiere nella sua direzione. 

"Non bevo molto" rispose il ragazzo "ma ti farò compagnia" e si mise seduto vicino a lui "Sei qui da solo?" gli chiese Maxi e Jeremi annuì. Di solito andava lì per fare qualche conquista per poi portare in auto, ma adesso non gli sembrava il caso per cui continuò a bere.

"Non credi di aver bevuto abbastanza?" gli chiese Maxi sorridendo, gli occhiali leggermente scesi sul naso. Jeremi si raddrizzò e provò a star serio nonostante la testa cominciasse a girare. Gli si avvicinò e con delicatezza gli aggiustò gli occhiali, l'altro arrossì e a Jeremi gli si scaldò il cuore.

"Non è mai abbastanza" rispose il ragazzo ricordando la domanda fatta sul fratello. Sospirò e riprese a bere, cercando di dimenticare quel dolore al petto. I due parlarono del più e del meno, ma Jeremi non era realmente attento, troppo perso a guardarlo non riusciva a concentrarsi e alla fine stordito e ubriaco si fece riaccompagnare a casa. 

Le ultime cose che pensò prima di addormentarsi furono: ti ho portato da lui...

È stato un colpo di fulmineWhere stories live. Discover now