Capitolo 26 - Jeremi

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Erano giorni che non riusciva a sentire Maxi, erano una coppia da poco e non riuscire a parlargli lo mandava fuori di testa. Finalmente la sua cotta era stata svelata ed era riuscito a stare con lui, ma qualcosa sembrava andare storto. 

Mancavano ancora quasi due mesi al suo ritorno, ma il ragazzo sapeva di non riuscire a resistere tanto a lungo. Gli aveva promesso che lo avrebbe fatto, ma perché era così difficile?

Prese il cellulare e provò a chiamarlo, ma il telefono risultava sempre senza linea. Il fuso orario per di più era anche un ostacolo, non vedeva l'ora di rincontrarlo e averlo vicino. Aveva pensato lui stesso di partire, ma non sapeva se per lui fosse o meno un fastidio e quindi si era fermato. Per di più non voleva essere un compagno ossessivo, eppure era difficile aspettare.

Un dubbio però negli ultimi giorni si era insinuato nella mente, ossia se a questo punto erano davvero una coppia oppure era solo una sua illusione. Si era chiesto più volte come facesse l'altro a sopportare la distanza, a Jeremi mancava da morire e non averlo vicino gli faceva male al cuore. Vero, erano stati distanti per tanto tempo perché non erano una coppia, ma forse proprio questo faceva aumentare in lui la voglia di averlo.

Posò il cellulare in tasca e continuò a camminare per raggiungere l'università, era quasi all'entrata quando un'email dalla segreteria lo avvertì che i documenti che aveva richiesto per la tessera della biblioteca, che doveva rinnovare, erano pronti. Quindi si ritrovò a raggiungere la piccola sala per ritirare il tutto. Appena arrivato non fece neanche in tempo ad entrare che vide attraverso la porta quello che doveva essere il suo fidanzato. La sorpresa lo fece congelare sul posto e fare un passo indietro, per interminabili secondi si chiese se fosse davvero lui.

E' tornato?  si chiese euforico, per poi sprofondare immediatamente nella tristezza. Se davvero era tornato perché non glielo aveva detto? Era quasi tentato di raggiungerlo, ma si fermò. Se non lo voleva e non lo aveva chiamato perché doveva farsi vedere da lui? Con un dolore sordo al petto si nascose per non farsi vedere e ritornò sui suoi passi verso l'entrata dell'università, ma invece di andare in aula ritornò a casa.

Una volta arrivato all'appartamento, si lanciò sul letto con tutti i vestiti e fissò il soffitto. "Che mi sia immaginato tutto?" si chiese riluttante. Lo squillo di un telefono lo fece trasalire e quando vide il nome, la gioia si propagò nel suo cuore. 

"Maxi!" esclamò contento rispondendo, finalmente gli avrebbe detto che era tornato, che si sarebbero visti. Poco importava se non lo aveva fatto da subito, lo avrebbe fatto ora!

"Jeremi, la linea qui è pessima! Prometto di farmi perdonare..."

"La linea?"

"Sì, non è facile qui in Giappone"

Se non fosse sicuro del fatto che era seduto su un letto, Jeremi poté giurare di sentirsi cadere. Con la lingua impastata e la bocca asciutta, faticò ad articolare le parole "C-certo" balbettò. 

"Non vedo l'ora di tornare. Mi manchi..." bisbigliò.

"Sto sognando?" si lasciò sfuggire Jeremi con voce tremante, incapace di capirci qualcosa.

"Non ho capito, stai bene?" rispose Maxi e, a quel punto, Jeremi che nella sua vita era sempre stato diretto, perse la pazienza.

"Ti ho visto in segreteria oggi, era un tuo ologramma? Perché mi stai mentendo?"

Dall'altro capo del telefono un silenzio assordante fece ancora più male delle parole. "Vuoi rompere con me?" chiese il ragazzo, incapace di aspettare oltre.

"No, io..." bisbigliò Maxi, nel suo modo timido "Possiamo parlare da vicino?"

"Non so se ne ho voglia, soprattutto adesso!"

"Ti prego" sentì implorare "Tra due giorni riparto"

Questo fece battere forte il cuore al ragazzo, non solo non lo aveva avvertito, ma stava già andando via. "Fai buona partenza allora!" esclamò arrabbiato e deluso, ma prima di staccare la chiamata Maxi lo interruppe.

"Ti aspetto al nostro bar, ti spiegherò tutto. Ti prego..." supplicò ancora e Jeremi sentì gli occhi umidi, non aveva mai pianto per nessuno ma in quel momento stava davvero male. La sua cotta, il suo amore impossibile, finalmente era suo per poi vederselo sfuggire di nuovo.

"Non lo so" disse semplicemente prima di staccare. Una volta terminata la conversazione restò con il telefono tra le dita, fissando lo schermo incredulo.

"Che stia pensando troppo? Sto saltando a conclusioni errate?" si chiese ad alta voce, solitamente nei drama, serie tv, nei film, c'era sempre una spiegazione del tipo 'Non sono riuscito a vederti altrimenti non sarei ripartito', ma se anche questa fosse la risposta era disposto a perdonarlo? Non era forse una spiegazione troppo egoistica e assurda?

 Ah, troppe domande e poche risposte! Si disse arrabbiato, ma se voleva conoscerne di più sarebbe dovuto andare da lui... "Maledizione, non voglio proprio vederlo così!"

Di nuovo il telefono fermò il filo dei suoi pensieri, con la speranza che fosse lui portò immediatamente l'apparecchio all'orecchio senza controllare chi fosse.

"Mi spieghi cosa sta succedendo? Per poco non mi prendeva un infarto!" gridò una voce di una donna.

"Mamma cosa succede?" non riusciva a capire cosa stava dicendo.

"Sto cercando di chiamare tuo fratello da ore, ma non risponde!" era infuriata "Ho visto il trailer della serie, anche le foto... digli di venire a casa domani!"

"Cosa c'è che non va nel suo lavoro?"

"Non sopporto più tutta questa situazione, tuo padre è una figura importante nella società. Tutti cominciano a parlare di lui, è una vergogna!"

"Se ti vergogni di Sergej, dovrai vergognarti anche di me" rispose asciutto.

"Cosa?" la madre sembrava ancora più sconvolta.

"Domani verrò con Sergej, credo sia il momento di mettere un punto a questa situazione" era furioso anche Jeremi, come poteva lei non capire nulla? La salutò scazzato e poi sbuffò. 

Adesso aveva due problemi, ma quello più importante riguardava Maxi. 

Vado oppure no?

È stato un colpo di fulmineWhere stories live. Discover now