Capitolo 28 - Daniel e Sergej

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Daniel era alla scrivania, contento di come era andato il suo primo appuntamento con Sergej. In tutta onestà già programmava il secondo, aveva preso spunto da una serie televisiva e aveva prenotato un elicottero privato che li avrebbe portati al mare.

L'unico suo dubbio era che forse stava esagerando, dopotutto quello che chiedeva il ragazzo non erano i soldi, ma sincerità e affetto e questo lo preoccupava. Non era convinto di riuscire a dare quello che chiedeva, ma si sarebbe impegnato e sperava che già solo questo sarebbe bastato a fare breccia nel suo cuore. 

Nonostante i dubbi iniziale, adesso era riuscito ad ammettere a se stesso che voleva Sergej per davvero e non solo come amante. Lo voleva come compagno, e per far si che il suo desiderio si avverasse doveva impegnarsi con l'altro. Proprio per questo si ricordò di chiamarlo.

"Sergej" nonostante i buoni propositi, non era comunque una persona affettuosa "Sei all'università?

"Sì, sono appena arrivato..." dopo un attimo di esitazione il ragazzo aggiunse "Oggi non potremo vederci"

Daniel, che nel frattempo stava tamburellando con la penna sulla scrivania, si bloccò deluso "Perché?"

"Devo passare da casa a salutare i miei. Sarà..." altra esitazione "una cena interessante"

Daniel percepiva che c'era qualcosa che non andava "Devo sapere qualcosa?"

"Ne parleremo poi, ti dirò" poi aggiunse sottovoce "Mi farò perdonare domani" e Daniel poté immaginare il sorriso malizioso che c'era all'altro capo del telefono.

"Va bene, io..."

"Capo!" la segretaria irruppe nella stanza, senza avvertire, il volto sconvolto "C'è sua madre fuori"

"Cosa?" strinse il telefono e sospirò "Sergej devo lasciarti" non fece neanche rispondere il ragazzo che attaccò.

"Perché diavolo è qui?" chiese arrabbiato.

"Dice di essere lei a capo di tutto e rivuole il suo studio!" la donna palesemente irrequieta indicò la scrivania dove era seduto Daniel.

"Non si fa vedere da anni e adesso vuole il mio posto?"

"Il mio, vorrai dire" una donna con un tubino nero, guanti di pelle abbinati, tacchi vertiginosi, occhiali da sole e una pettinatura perfetta entrò nella stanza "Figlio mio" disse alzando gli occhiali e poggiandoli sulla testa, rivelando così un paio d'occhi del tutto simili a Daniel, ma senza anima "ti trovo bene. Mi sei mancato!"

A Daniel quella donna non era mancata per nulla, anzi gli faceva solo rabbia. Fece un segno alla sua segretaria, che uscì immediatamente. Sua madre quindi, prese posto e fissò il suo unico figlio.

"Cos'è questa storia?" chiese in modo diretto "Non ti fai viva da anni, l'azienda è ormai mia!"

"In realtà" disse con un sorriso sfilando i guanti "Le azioni sono ancora tutte mie, quello che sta occupando un posto non suo sei tu."

Daniel strinse i pugni e chiuse per un attimo gli occhi, non solo era deluso dalla madre per averlo abbandonato, adesso era addirittura tornata dopo averlo lasciato solo. "Sai benissimo quanto lavoro e impegno ho messo in questa società! Non te la lascerò mai!"

"Suvvia" disse allegramente la donna "Non litighiamo, ho già pronto un piano B"

Il capo sapeva già che la donna aveva pronto un tranello "Quale sarebbe?" chiese a denti stretti, trattenendosi dal non cacciarla fuori immediatamente, quello che però diceva era vero. Le azione della 'CineFly' era realmente ancora della madre e lui non era altro che un suo vece.

"Ti cederò tutte le mie azioni, in cambio voglio un sostenimento a vita..."

"Non c'è problema, basta che sparisci dalla mia vista" quindi era tornata solo perché aveva finito i soldi? Tipico.

È stato un colpo di fulmineWhere stories live. Discover now