Capitolo 6

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-Tutto okay?- mi chiede guardandomi preoccupato. Io annuisco e lo guardo incantata.
Ho lo stomaco in subbuglio e sono visibilmente nervosa. È alto e magro, ma sembra anche forte, uno che riuscirebbe a tirarti su come se fossi una piuma. Ha i lineamenti del viso perfetti, ma non riesco a notare ad altro perchè sono ipnotizzata a fissare i suoi profondi occhi verdi. Ha un non so che di familiare....
-... Bene?- chiede lui guardandomi divertito. Io mi scuoto un po' e lo guardo:-Scusa... Che hai detto?- chiedo facendo un mezzo sorriso.
Lui fa una piccola risata cristallina. Divina.
-Ho chiesto se stai bene- risponde lui divertito.
-Oh, si- sorrido -sto bene... Mi spiace di averti urtato...-
-Tranquilla, sono ancora vivo.- dice lui contagiando con la sua risata anche la mia.
Io annuisco e sfoggio uno dei miei sorrisi che uso solo in rarissime occasioni.
-Che dici se... Usciamo dall'acqua?- chiedo guardandolo e comincio ad andare verso le scalette senza curarmi che lui mi stia seguendo o no, ed esco dall'acqua dirigendomi verso un armadio dove prima ho notato accappatoi e asciugamani bianchi, tutti rigorosamente con il simbolo dello S.H.I.E.L.D. nero ricamato da qualche parte.
Afferro un accappatoio che dovrebbe essere della mia misura e un asciugamano, e vado verso lo spogliatoio, ma una mano mi afferra il braccio e mi fa voltare. Il ragazzo dagli occhi verdi.
-Aspetta... Non mi hai ancora detto come ti chiami...- dice lui facendo un mezzo sorriso.
-Catherine Stark... Ma chiamami pure Cathy- dico io evitando di guardarlo e di conseguanza perdermi nei suoi occhi. Sono così... Così stupendi... Cathy smettila.
Lui sorride e risponde:-Okay, Cathy... Io sono Miles. Miles Johnson-.
Detto ciò mi molla sorridendo. -È...- comincio io -... È stato un piacere conoscerti.- sorrido leggermente e senza aspettare risposta entro nello spogliatoio.
Appena finisco la doccia e di vestirmi esco dallo spogliatoio prendendo lo zaino e le scarpe. Apro lo schermo del cellulare e vedo che ho saltato il pranzo. Pazienza, ma stasera devo riuscire a cenare. Ho la pancia che richiede nutrimento, devo fare qualcosa... Ma non adesso.
Vado verso la mia camera, mi cambio velocemente per l'allenamento e vado in palestra con circa 2 minuti di ritardo.
Infatti Jack è già là pronto per suonarmele.
-2 minuti possono fare la differenza tra la vita e la morte,- dice appena entro -e perciò ti farai 100 addominali in più. -. Io sbuffo e appoggio la borsa, mi stendo a terra e comincio a farle.
Appena le finisco sono stremata, ma cerco di non darlo a vedere. Non posso più dimostrare debolezza qua dentro, non me lo posso proprio permettere, o rischio di andarmene.
Penso sia stata la giornata più dolorosa di tutta la mia vita. Jack mi ha torturato con l'allenamento e ho il corpo a pezzi, ed è già tanto che sia riuscita a camminare fino alla mensa e a mangiare finalmente qualcosa, per poi trascinarmi verso la mia stanza, farmi una doccia, mettermi il mio pigiama e cadere in un sonno profondo.

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