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La porta era giusta, Arisu ce l'aveva fatta un'altra volta, disattivando la bomba e salvando tutti noi da una fine orribile.

Com'era prevedibile, Chishiya non mostrò troppa riconoscenza, ma disse di voler esaminare la stanza nella quale il mio amico aveva trovato una soluzione e ucciso l'Oni, che in realtà si era rivelata essere una donna manipolata da quel nuovo sistema malato, costretta ad ucciderci per poter sopravvivere. Ma aveva fallito, ed ora giaceva lì, morta, e per qualche motivo quello strano ragazzo dai lunghi capelli bianchi voleva esaminare il tutto, da solo.

Mi disse di andare a parlare con i miei amici, di spiegare loro il patto che avevamo fatto, intanto, e poi di aspettarlo all'ingresso dell'edificio.

Gli diedi retta, non mi interessava cosa facesse mentre io parlavo con Arisu e Karube, così andai a cercarli e spiegai loro tutto quanto. Quando ebbi finito di parlare, nessuno dei due disse  nulla per un po'.

-Capisco che non sia una bella situazione, e se preferite che io resti con voi, lo farò senza esitare. Ma Chota ha bisogno di tornare a casa, e a dire il vero anche noi. Potrebbe essere l'unico modo-

-Tu ti fidi di quel tipo?-, domandò Karube, poggiandomi una mano sulla spalla con fare protettivo.

-Insomma, io non l'ho visto, ma da come ne parlate tu ed Arisu non mi sembra esattamente la persona più altruista sulla terra-

-Dice che gli sarò utile, quindi il suo non è davvero altruismo. Crede che io sia astuta, che sia simile a lui-

-E tu sei d'accordo? Voglio dire, siete simili?-

Mi fermai un istante a pensarci.

-Non direi, no, al contrario. Quel ragazzo non sembra dare alcun peso a ciò che lo circonda, io ne do anche troppo. Direi che abbiamo solo avuto la stessa idea su come agire, ma finchè pensa che io possa essergli utile, tanto meglio per noi. Potrebbe essere il nostro lasciapassare per tornare a casa-

Arisu era silenzioso, ma quando notò che lo fissavo scosse la testa, annuendo.

-Se te la senti, allora provaci. Hai ragione, sarebbe da incoscienti sprecare questa possibilità. Ma se dovesse chiederti qualcosa che non ti senti in grado di affrontare da sola, trova un modo di tirarti indietro e vieni a cercarci; con Chota in quelle condizioni, rimarremo sicuramente in zona, non andremo lontani-

In quel momento, fui improvvisamente assalita da un senso di malinconia struggente, e un nodo mi si formò in gola. Stavo per separarmi dalla mia seconda famiglia, dalle uniche persone che mi ricordassero casa mia, che mi davano la forza di affrontare quella assurda situazione, e non mi sentivo affatto pronta. Ma annuii, e li guardai con un sorriso rassicurante, perché stessero il più tranquilli possibile.

Chishiya apparve e ci raggiunse all'ingresso, fermandosi a distanza di sicurezza. Quando incrociai il suo sguardo, mi fece un cenno con la testa per dirmi che era ora di andare, di metterci in viaggio.

Abbracciai forte Arisu, inspirando a pieni polmoni il suo profumo familiare e confortante, poi feci lo stesso con Karube, imponendomi di non scoppiare in lacrime. Sarebbe stato patetico, imbarazzante e affatto utile alla nostra causa.

Ma non appena raggiunsi il mio nuovo accompagnatore, sentii la voce di Karube.

-Ei, y/n!-

Mi voltai, con un sorriso triste sulle labbra.

-Vedi di non morire. Non voglio dover cercare qualcun altro che mi aiuti a sopportare le crisi d'autostima di Chota, hai capito?-

Annuii.

-Te lo prometto. Ci vedremo ancora-, e dopo una piccola pausa, aggiunsi, -Portate a quel cretino i miei saluti. Ditegli che gli voglio bene e che torneremo a casa, sapete anche voi quanto bisogno abbia di sentirlo-

the border between us - Chishiya Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum