Capitolo 3 "Al chiaro di luna"

107 23 53
                                    

Era passato molto tempo da quando Nina aveva salutato Helia.
Ogni giorno attendeva invano il suono del furgone nel vialetto di casa sua. Era pentita per non aver chiesto il suo numero di telefono ma allo stesso tempo era certa che pur avendolo avuto in realtà non lo avrebbe mai chiamato.

Quella sera era agitata. Il giorno dopo avrebbe cominciato l'ultimo anno di liceo. La mente era affollata da mille pensieri. Non aveva ancora la minima idea di cosa avrebbe fatto una volta terminata la scuola. Non sapeva se avrebbe frequentato l'università. Il solo pensiero di lasciare la sua amata casa e suo padre le provocava angoscia. Ma forse era meglio evitare di pensare al futuro. Il giorno dopo Aly sarebbe passata da lei in bici e insieme si sarebbero incamminate verso la scuola.

Scese giù in cucina a prepararsi una camomilla. Nella tazza enorme mise tre zollette di zucchero e quando la bevanda fu pronta ritornò in camera sua.

«sono io non avere paura.» Helia era nella sua stanza.

Nina non riusciva a vedergli il volto, era nascosto nella penombra. Provò una paura mista ad eccitazione.

«come sei salito?» era terribilmente contenta di vederlo. Certo, sperava che il padre non si svegliasse a causa dei rumori, ma un sorriso sincero era stampato sulla sua bocca.

«mi sono arrampicato.» la camera di Nina era al primo piano del cottege. Non era eccessivamente alta, ma comunque Helia aveva dovuto sforzarsi parecchio per raggiungere la finestra.

Nina vide che dal suo braccio destro scendeva un rivolo di sangue. «ti sei fatto male?» aprì il cassetto della sua scrivania e prese dell'alcool con un batuffolo d'ovatta. Cautamente si avvicinò a lui e gli prese la mano. Lo invitó ad accomodarsi sul letto e lentamente gli sollevó la manica corta della maglia. Il corpo di lui a contatto con la sua mano era caldo. A Nina parve che lui fremesse sotto il suo tocco.

«questo ti farà male, per piacere non urlare» erano terribilmente vicini. Nina incrociò il suo sguardo, furono secondi molto intensi, non avrebbe mai smesso di perdersi in quel verde dei suoi occhi.

Mentre lei le tamponava il graffio con l'ovatta la bocca di Helia si digrignò in una smorfia, provava un bruciore immenso, ma nonostante il dolore non emise un fiato. Il braccio era muscoloso, Nina scorse un piccolo tatuaggio nella parte interna, un ragno. Non gli chiese cosa significasse. Quando ebbe finito di disinfettargli la ferita gli domandó «cosa ci fai qui?».

Helia la guardò intensamente negli occhi «dovevo vederti» la sua bocca era secca «sono giorni che penso a te, alla tua espressione delusa in ospedale. Il pensiero che tu abbia un'idea sbagliata di me non mi fa dormire la notte.» Nina non sospettava che il suo parere fosse tanto rilevate per lui. E a dire il vero non aveva una cattiva opinione su Helia. Quella sera in ospedale a parlare era stata la rabbia che aveva riversato inevitabilmente su di lui.

«sono giorni che ti aspetto.» Nina ammise timidamente.

«tu aspettavi me?»

«si, credevo, anzi speravo che tu dopo il pomeriggio al lago avessi ancora voglia di passare del tempo con me.»

«credevo tu non volessi frequentare un amico di Andrew.»

«continuo a pensare che tu sia diverso.»

«è molto bella la tua camera.» Helia osservava attento ogni centimetro di quella stanza. Le lenzuola azzurre, le pareti turchesi e i mille disegni che erano esposti.

«tu l'altra volta mi hai fatto vedere il tuo paradiso, beh questo è il mio.»
Nina non permetteva a nessuno di entrare nella sua stanza, le uniche persone ammesse erano suo padre ed Aly. Ma stranamente la presenza di Helia non la metteva a disagio. Le faceva piacere vederlo camminare tra quelle quattro mura.

indelebileOnde as histórias ganham vida. Descobre agora