Capitolo 12 "Somiglianze"

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Erano ormai le otto di sera. Helia prese le chiavi del negozio, spense le luci ed uscì. Chiudere la serranda del market era il suo compito fin da quando era molto piccolo. Joe si fidava ciecamente di lui. Sapeva che era un ragazzo affidabile nonostante il suo carattere schivo e taciturno.

Da bambino dopo la morte di Marienne, la amata mamma di Helia, Joe iniziò a prendersi cura del nipote come se fosse per lui un figlio. Infondo sapeva che Eric, suo primogenito e vero padre di Helia, non sarebbe mai stato in grado di accudire e crescere un bambino. Amava Eric, e credeva di essere stato un buon padre per lui. Da giovane cercò d'insegnargli i valori giusti della vita. Poi, crescendo, il ragazzo iniziò a frequentare brutti giri prendendo una strada sbagliata, lui decise di rivolgersi alle forze dell'ordine affinché potesse tornare sulla retta via. Cosi, anno dopo anno, denuncia dopo denuncia, il rapporto tra Eric e Joe iniziò ad incrinarsi, sino a quella tragica sera di giugno...

L'aria fuori al negozio era gelida e pungente. Gli addobbi di natale rendevano più accoglienti le strade della periferia. A quell'ora della giornata, in quella zona dimenticata dalla legge, le persone perbene rincasavano veloci per lasciare spazio a malviventi e rapinatori. Helia sapeva bene cosa sarebbe successo al locale se avesse dimenticato di chiudere saldamente il catenaccio della serranda. Così, pazientemente, ogni sera giocherellava con quella ferraglia arrugginita nel tentativo di sigillare correttamente l'entrata del market.

Quella sera, mentre era occupato nel suo dovere quotidiano, un rumore assordante, proveniente dallo sporco viale adiacente, irruppe nella sua silenziosa solitudine.

Era l'auto di Andrew. Lui alla guida, Roy accanto, e altri due ragazzi con un'espressione poco astuta, sui sedili posteriori.

«Jhonson, finalmente ho il piacere di incontrarti!» Andrew accostò l'auto accanto a lui.

«non credevo trovassi piacevole girovagare per le strade di questa zona malfamata!» rispose spedito e provocatorio Helia.

«allora, dove sono i miei soldi?» tagliò corto l'altro.

«Andrew non ho i tuoi soldi ora. Non posso pagarti» la voce di Helia era salda e priva di paure.

Andrew scese dall'auto e si avvicinò al volto di lui «forse non ci siamo capiti. Sono venuto a riscattare il mio credito.» gli diede due schiaffetti sulla guancia che lentamente iniziò ad arrossire.

«ti ho detto che ora non ho il tuo denaro. Avrai quello che ti spetta appena ne avrò la possibilità» indietreggiò leggermente.

«forse tu non puoi pagarmi, ma scommetto che Joe possa saldare il tuo debito» Anderw lanciò uno sguardo fugace alla serranda e al catenaccio che Helia reggeva tra le mani.

«No, Andrew lascia fuori da questa storia mio padre. I soldi del negozio non si toccano» spostò il suo corpo dinnanzi alla porta nella speranza di ostacolare l'entrata.

«Jhonson o così oppure... in altri modi» a quelle parole Roy e gli altri due ragazzi scesero dall'auto. Helia trasalì, reggevano nelle mani nodose, mazze da baseball e spranghe di ferro. Non avrebbe potuto affrontarli, non da solo. E scappare sarebbe stato impossibile in quelle stradine strette e piene di ostacoli.

Così , a malincuore, si scostò dalla porta d'ingresso e alzò con difficoltà la serranda del negozio. Guardò implorante Andrew. Non capiva come quel ragazzo, a cui lui aveva voluto tanto bene tendendogli la mano nei momenti più tormentati della vita, potesse ora comportarsi come un aguzzino nei suoi confronti.

«prego, prima il padrone di casa» lo esortò aggressivo.

Helia entrò e, come un rapinatore che entra a derubare la casa dei vicini, si avvicinò alla cassa. La aprì e lentamente estrasse i soldi della giornata. La somma era pari alla metà di quella che doveva ad Andrew, lui con uno strattone violento prese il denaro dalle mani di Helia, «per ora questi possono bastare» gli diede un altro buffetto sulla faccia e, rivolto un rapido cenno agli altri tre, uscì soddisfatto dal market.

Helia si sentì sporco. Aveva rubato alla mano che per anni lo aveva nutrito e accudito. Si scoprì essere molto più simile ad Eric di quanto non sperasse. Sentì un forte senso di nausea. Era diventato un ladro.

Tornò a casa trascinando la vecchia bici nera. Il piccolo appartamento in cui viveva era situato in uno squallido edificio poco distante dal negozio. Odiava la puzza di broccoli che infestava l'atrio del palazzo. E ancor di più odiava le pareti gialle sulle quali erano ben visibili aloni di muffa e di umidità.

Entrò nell'appartamento 5C. Persino all'interno di quelle quattro mura faceva estremamente freddo. Non c'erano riscaldamenti nè alcuna stufa, costavano troppo.

«Helia, sei tu?» la voce di Joe era spensierata, Helia provò un improvviso vuoto nello stomaco. Non era pronto ad incrociare gli occhi buoni di suo padre.

«si» annunciò la sua presenza con voce spezzata. Raggiunse la cucina, Joe ogni sera gli faceva trovare la cena pronta e la tavola apparecchiata.

«come mai sei tornato più tardi?»

«poco prima che chiudessi è entrato un cliente e ho dovuto servirlo» mentire gli faceva male.

«ah bene bene, cosa ha acquistato?» chiese distratto Joe.

«un cartone di latte» le bugie uscivano spontanee dalla sua bocca. Mentire gli riusciva naturale. Assomigliava decisamente ad Eric.

Mangiò la sua cena velocemente e controvoglia, poi andò in camera sua.

La camera di Helia, piccola e spoglia, era il suo posto sicuro.

Quando la madre morì, il ragazzo aveva solo sette anni. Da quel giorno passò interi pomeriggi chiuso in quella stanza cercando di distrarsi con il disegno. Solo così riusciva ad esprimere le sue emozioni e a dare voce ai suoi malinconici pensieri. Amava i pastelli a cera e le tempere ad acqua, ma quelli erano altri tempi.

Si accese una sigaretta, e prese dalla piccola scrivania una matita nera molto appuntita. I colori ormai non li usava più. Inspirò una profonda boccata di fumo e, su un foglio sgualcito, iniziò a disegnare. La sua mano era leggera e decisa, si muoveva leggiadra sullo sfondo bianco immacolato.

I tratti neri pian piano iniziarono a prendere forma. Era il volto di Nina.

 Era il volto di Nina

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