Capitolo 19 "7 giugno 1994"

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«cosa ci fai qui?» Joe era incredulo. Non vedeva Eric da molti anni, quattro per la precisione, e le ultime informazioni che aveva sul figlio le aveva lette suoi quotidiani, "Eric Jhonson pluriomicida e rapinatore riesce a scappare dal carcere di massima sicurezza di Bohan". Anche in quell'occasione sentì il cuore lacerarsi.

«non avevo dove altro andare» Eric manteneva la sigaretta salda tra le dita. I suoi occhi bassi erano rivolti al pavimento.

«il tuo posto è in galera» Joe si avvicinò al telefono di casa e frettolosamente compose un numero di telefono.

«cosa fai?» l'uomo sgranò gli occhi.

«il mio dovere da cittadino, chiamo la polizia» in Joe divampava l'incendio.

«papà ti prego» Eric era supplice, ora, i suoi occhi verdi, erano puntati sull'espressione severa di Joe.

«non chiamarmi così, hai perso questo diritto molti anni fa»

«certo, perché Joe Jhonson si è sempre preoccupato di essere prima un onesto cittadino! Comportati da padre per una volta» Eric alzò la voce, sul suo volto le emozioni si mescolavano caotiche, rabbia , paura, speranza. Era un vulcano pronto ad esplodere.

«non dirmi come bisogna fare il padre. Tu che non sai fare nemmeno il figlio» l'anziano uomo rispose aggressivo, avvicinandosi alla sedia di Eric, «sei stato la rovina della mia vita! Ti ho cresciuto come una persona perbene e tu, per la tua sete di denaro e di potere, non hai fatto altro che infangare il nostro nome. Mi vergogno di essere tuo padre»

Ci furono secondi di silenzio, Joe ed Eric, occhi negli occhi mostravano l'un l'altro il rancore e i sentimenti per anni celati nei loro cuori. Helia, alle spalle del nonno, osservava incredulo la scena. Suo padre, il suo vero padre biologico, era dinnanzi a lui. Seduto nella cucina di casa sua, al suo posto. I pensieri erano confusi nella mente, la bocca secca, e i pugni serrati.

«Joe, ti prego, non chiamare la polizia» la voce di Eric tornò calma.

L'uomo, dopo un attimo di esitazione, attaccò il telefono, «esci fuori da casa mia»

Eric si alzò, spense la sigaretta nel posacenere sul tavolo, e si affrettò ad andare via. Prima di uscire dalla porta, si voltò rapido «sei diventato un uomo» gli occhi puntati su Helia, «credo che per un po' starò nei pressi del quartiere dei secchi, se ti va di parlare con tuo padre sai dove trovarmi» uscì.

Helia era sconvolto. Si voltò verso Joe, «papà...»

«vado a dormire, sono molto stanco.»

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Quella notte nessuno nell'appartamento 5C riuscì a dormire.

Joe era agitato, ancora una volta aveva cacciato dalla sua vita il figlio ingrato e disonesto.

Helia, steso nel suo letto, ripensava incessantemente al suono della voce di Eric. Erano passati troppi anni dall'ultima volta che lo aveva sentito parlare.

L'alba entrò prepotente dalle finestre della casa. Helia si alzò dal letto, si vestì velocemente, e senza far rumore uscì di casa. Aveva bisogno di riascoltare quella voce che tutta la notte era riuscito a tormentarlo. Si mise in cammino verso il quartiere dei secchi, i lampioni erano ancora leggermente illuminati per sostenere la flebile luce del sole. Nelle strade malfamate, innumerevoli senzatetto cercavano riparo dal freddo coprendosi con coperte pesanti. Helia si chiese se anche Eric avesse dormito sull'asfalto ghiacciato, con sua sorpresa tuttavia, nel volto di quei poveri disgraziati non trovò alcuna traccia degli occhi verdi che lo accomunavano a quell'uomo.

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