Capitolo 3 - Mason

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«Allora, Mason, qual è la tua storia?»

Mason guardò la donna seduta sulla panchina alla sua destra con la coda dell'occhio. Stava osservando i loro cani rotolarsi tra le foglie secche del parco con il suo consueto mezzo sogghigno sulle labbra.

Era come al solito vestita principalmente di nero, dai pantaloni di jeans con gli strappi sulle ginocchia, agli anfibi e alla felpa con il cappuccio alzato sulla testa da cui fuoriuscivano riccioli tinti di blu. Aveva le mani tatuate, intrecciate tra di loro sulle ginocchia, un anello a forma di testa di leone sull'anulare destro e una fede sull'anulare sinistro. Aveva proprio l'aspetto di una metallara.

Non aveva un filo di trucco e sembrava molto più giovane della sua età, nonostante avesse quarant'anni.

Mason riportò gli occhi su Eva e su Baloo, così aveva scoperto chiamarsi il bassotto di Annie. Certo, ci era voluta molta fantasia nel dare ad un bassotto alto un centimetro scarso il nome di un orso, per quanto buono potesse essere nel film della Disney.

«Non è una storia con un lieto fine, Annie», replicò Mason.

Annie emise una sottospecie di risata, ma velata di amarezza. «Sai, per quanto mi riguarda ognuno di noi può avere più di una storia e non tutte con un lieto fine perché la vita è così: fatta di alti e bassi, per molti i bassi sono maggiori rispetto agli alti. Però, io ora non sono una scrittrice, sono solo una tatuatrice sboccata che da qualche mese se ne va in giro con un bassotto, ma sono certa che ogni scrittore su un singolo personaggio possa scrivere uno, due, tre libri e tutti con un finale diverso. Anche il mio primo libro non ha avuto un bel finale, anzi, tutt'altro, però ora sto vivendo il mio secondo libro insieme ad una meravigliosa moglie, un figlio cagasotto che spero prenda il buonsenso di Sabrina, ho questo puzzone di bassotto», disse, allungandosi verso Baloo per tirargli la piccola coda, il cagnolino ruotò verso la sua padrona ed abbaiò il suo malcontento. Annie sghignazzò.

«Poi ho mio nipote che purtroppo ha la mia stessa testa incasinata e un quasi genero, un professore saputello che il più delle volte mi fa venire voglia di prenderlo a pugni o di tatuargli un cazzo sulla fronte, ma non mi lamento molto. Almeno non è pazzo come Simon. Quindi, Mason, sono certa che potrai avere un altro finale, uno migliore, ma solo se sei tu a desiderarlo».

«Stai parlando con un'altra persona intelligente, finalmente» parlò Timothy, seduto a gambe incrociate sulle foglie secche, poco distante da Eva e Baloo.

Mason lo guardò, avvertendo quella fitta familiare e maledetta all'altezza del cuore. Sentiva la cassa toracica restringersi, all'inizio quel dolore lo aveva fatto rimanere senza fiato, lo aveva portato a boccheggiare, ma con il passare degli anni era diventato più sopportabile o, semplicemente, Mason era abituato a soffrire, da bravo masochista sadico qual era.

«È difficile, Annie», rispose Mason, mantenendo lo sguardo sul viso di Timothy.

Annie si abbassò per prendere sia la palla da tennis di Eva che la pallina di stoffa di Baloo, portò le braccia all'indietro e le lanciò per far fare una corsa ai loro cani. Le zampette di Baloo, mentre correva dietro Eva, erano ridicole e tenere allo stesso tempo.

Mason non avrebbe mai pronunciato l'aggettivo tenero ad alta voce.

«Esiste davvero un qualcosa che sia facile?» domandò retoricamente, per poi scuotere il capo «Oh, cazzo», gemette. «Queste sono proprio parole da depressa».

Mason abbozzò un sogghigno. Nel mentre Eva era ritornata con la sua palla da tennis bavosa stretta tra i denti; Baloo arrivò qualche istante dopo e per poco non inciampò nelle sue stesse zampe.

La risata di Timothy risuonò nelle sue orecchie come un eco lontano, ma era strano perché lo aveva sempre davanti agli occhi, seduto sul prato del parco ricoperto di foglie, ma era come se... come se la sua figura avesse iniziato a sbiadirsi.

Come un fiore tra le mine (Red Moon Saga Vol. 5)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora