Capitolo 5 - Mason

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Quella mattina Mason aprì gli occhi ed emise il suo primo sospiro di irritazione della giornata. Il primo di molti.

Si passò una mano sul viso stropicciato dal sonno, poi girò il capo ed incrociò gli occhi socchiusi di Eva, la quale, dalla sua cuccia, cercava di capire cosa stesse succedendo in cucina, tenendo alzato solo un orecchio.

«Eva, non mi sono ancora alzato, ma sento già odore di giornata di merda».

Mason si scostò le coperte di dosso e cercò di dare una svegliata anche ai muscoli atrofizzati della sua gamba matta. Non appena poggiò entrambi i piedi nudi sul parquet, gemette di dolore, i muscoli e le ossa protestarono, facendolo sentire sempre di più un vecchio rottame.

«Che vita di merda», ringhiò, afferrando un bastone per mettersi "in piedi".

Guardò nuovamente Eva, la quale aveva alzato anche l'altro orecchio ed incominciava ad annusare l'aria.

«Sì, Eva, lo so che non senti odore di merda, ma di wuffle, però, per il sottoscritto sarà a prescindere una giornata di merda. Maledizione», borbottò verso il suo cane. Eva sbuffò con il naso.

«E non guardarmi come se fossi un deficiente, signorina. Mi fa male particolarmente la gamba matta, quindi, significa che oggi pioverà. Oh, porca puttana... Ho anche la gamba meteorologa», Mason continuò a brontolare, scuotendo il capo con indignazione.

Eva inclinò il muso di lato e scodinzolò, come a voler dire al suo padrone: "Tutto okay, ti serve aiuto?".

A Mason serviva parecchio aiuto, ma per il momento doveva accontentarsi di quello che gli veniva fornito al Centro Veterani.

«Già brontoli?», gli parlò la voce ilare di Timmy.

Mason arrancò verso la porta e poggiò una mano sulla maniglia. «Oh, 'fanculo anche a te, Timmy. Ritorna nella mia testa e fai silenzio».

Quando sbucò nel corridoio che conduceva alla cucina - Mason, per ovvi motivi, era stato costretto a spostare la sua camera da letto al piano terra, le scale lo uccidevano e, se poteva, evitava di salirle - la musica che proveniva dallo stereo sopra al frigo divenne ancora più forte, seguita da una voce stonatissima.

Dovevano essere appena le otto del mattino e Evan stava già facendo un gran baccano.

Mason si grattò il capo rasato, poi la barba sotto al collo, scosse il capo e giunse in cucina dove trovò Evan con solo una T-shirt ed un paio di boxer blu addosso che "cantava" insieme ai Bon Jovi It's my life, scuotendo le chiappe mentre preparava i wuffle per colazione.

Mason spostò una sedia, si sedette, Eva si posizionò al suo fianco ed entrambi attesero il termine della sua esibizione.

«It's my life. It's now or never, but I ain't gonna live forever. I just want to live while I'm alive. It's. My. Life», urlò a squarciagola, usando una spatola come microfono.

Poi posò la spatola ed iniziò a far finta di suonare una chitarra immaginaria, seguendo la musica della canzone. I capelli gli ondeggiarono davanti agli occhi e Mason si ritrovò a reprimere un sorriso.

Evan, mai come quella mattina, appariva proprio come il ventenne sfacciato e gioioso per cui aveva perso la testa tanti anni fa e per cui aveva poi scoperto di provare solo un grande affetto. Anche se all'epoca il sesso tra loro due era stato spaziale, ma non bastava solo la compatibilità sessuale per portare avanti una relazione.

Si erano divertiti, ma non era andata. Anzi, era andata, ma in un altro verso.

Ad Evan piaceva stare al centro dell'attenzione, attaccava bottone anche con i mattoni, parlava anche con i muri e gli piaceva stare in mezzo alle persone.

Come un fiore tra le mine (Red Moon Saga Vol. 5)Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum