Capitolo 29 - Mason

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Quel giorno sembrava proprio inverno.

Mason, quella mattina, aveva resistito a letto fino alle cinque e mezzo. Aveva lasciato Seb a dormire, accucciato completamente sotto le coperte. Quella volta, però, il suo ragazzo non avrebbe avuto nessuna brutta sorpresa al suo risveglio, nessuna strana sparizione da parte di Mason.

Avrebbe dovuto incontrarsi con Annie al parco, ma il tempo di quel giorno non l'aveva permesso. Pioveva e tirava vento, il cielo era completamento grigio, plumbeo.

Continuò a farsi passare tra le dita quel rettangolino di carta mentre guardava la pioggia che colpiva il vetro della finestra del suo salone. A furia di maneggiarlo, gli angoli si erano deformati.

C'era troppo silenzio in casa sua. Non gli piaceva più il silenzio. Un tempo ci si sarebbe rifugiato, lo avrebbe abbracciato. Dopo anni trascorsi a farsi assordare dal silenzio, a farsi avvolgere da nubi grigie e nere, proprio come quelle che ricoprivano il cielo e che popolavano i suoi incubi, era riuscito a mandarle al diavolo, a uscire da quella che ormai era diventata la sua zona conforto.

Mason sarebbe stato per sempre una mina inesplosa, un involucro grigio attorno al quale avevano incominciato a crescere dei fiori di tanti colori diversi. Ma, per la prima volta, la crescita di quei fiori non era dipesa dalle sue capacità botaniche.

Continuando a guardare fuori dalla finestra, gli venne quasi da ridere. Quando era arrivato a Rockford a diciannove anni era rinato una seconda volta; con la perdita di Timothy aveva pensato di essere definitivamente morto nell'anima. Era quasi morto, in seguito, anche fisicamente. Però, forse era riuscito a rinascere una terza volta o, quantomeno, ci stava provando. La strada era ancora lunga e ci sarebbero state sicuramente altre nubi a offuscargliela.

«Ehi», sentì dire. Quella voce squarciò in un attimo quel silenzio, disturbato solamente dal rumore della pioggia e del vento.

Mason rispose senza allontanare gli occhi dalla finestra e continuando a mantenere nello spazio tra indice e medio quel rettangolino di carta.
«Sei silenzioso, Evan. Non lo sei mai stato.»

Percepì il suo migliore amico muoversi; il cuscino del divano dove era seduto affondò maggiormente sotto il peso di Evan. Il suo migliore amico rilasciò un lungo respiro dal naso. Fu un respiro pieno di stanchezza.

«Ho un po' di pensieri per la testa», ammise, finalmente. Anche se quel po' per Mason era riduttivo. C'era molto di più.

A Mason scappò quasi da ridere, di nuovo, ma di divertente non c'era proprio nulla.

«Lo so, Evan. Lo hanno capito tutti.»

«Tutti?» ripeté, delle note di sorpresa nella sua voce.

Mason annuì, allungando la mano verso Eva, che gli si era avvicinata, per accarezzarle il manto beige sotto al collo. Sanji era rimasto in camera insieme a Seb.

«Io e Seb. Mike e Jamie. Probabilmente, se ne saranno accorti anche Alan e tua madre. Il vero problema è che non parli, Evan. Hai sempre parlato, messo becco in ogni situazione, anche quelle che non ti riguardavano, ma questa volta...» Mason scosse il capo, prima di voltarsi verso il suo migliore amico. «Sono certo che ci siano delle cose che non stai dicendo.»

Evan aveva tutti i tratti del viso in tensione, le labbra tirate in una linea tesa e un ciuffo di capelli castani gli cadeva sugli occhi, come se volesse coprirli, come se non volesse far trasparire altro.

Poi, dopo qualche attimo trascorso a scrutarsi in completo silenzio - altro silenzio - Evan abbozzò un sorriso triste. «Non sono mai stato bravo a fingere e nemmeno a dire le bugie.»

Come un fiore tra le mine (Red Moon Saga Vol. 5)Where stories live. Discover now