Capitolo 26 - Seb

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«Io non ho ricambiato.»

Mason aprì lentamente gli occhi stanchi. «Mhmm... cosa?» gli disse, la voce rauca. Si stava rilassando, quasi per addormentare.

Seb, nonostante fosse stato arrabbiato e preoccupato per quell'uomo che lo faceva ammattire in tutti i sensi da quando lo aveva conosciuto, non poté fare a meno di abbozzare un piccolo sorriso mentre continuava a massaggiargli la gamba stanca e martoriata.

Erano tornati a casa di Mason da un po'. Dopo aver subito la furia infernale di Evan, il pianto isterico e preoccupato di Belinda, un pugno contro il braccio da parte di Jamie - il quale era sempre calmo, era il ragazzo più calmo che Seb avesse conosciuto -, Alan e Michael, invece, si erano limitati a scuotere il capo e a guardarlo con occhi pieni di sollievo, Mason era andato a farsi una doccia calda e, in quel momento, era steso sul letto, indossando solo un paio di boxer grigi e dei calzini morbidi con un buco sul tallone sinistro; si stava facendo massaggiare la gamba da Seb con la crema anti-infiammatoria che gli aveva dato il suo fisioterapista del Centro Veterani.

Il corpo di Mason era una lunga distesa di muscoli molli e rilassati, il petto era ampio e ricoperto da uno strato non troppo folto di peli biondi e con un paio di capezzoli che erano già diventati una fonte di distrazione per Seb. In realtà, in Mason tutto lo faceva impazzire e distrarre, anche quella che l'uomo chiamava sempre "la gamba matta". Era una gamba che raccontava una storia dolorosa, una gamba che Seb avrebbe sempre rispettato e... amato.

«Non ho ricambiato le tue parole», ripeté Seb, massaggiando lentamente la coscia, in alcuni punti la pelle era increspata dalle cicatrici e i muscoli erano più rigidi sotto le dita, come se avessero bisogno di più stimolazione per rilassarsi.

Gli occhi azzurri di Mason continuarono a osservarlo con le palpebre socchiuse. Trascorse solo qualche secondo, poi l'uomo sospirò e sistemò meglio il capo contro i cuscini.

«Non mi serve, Seb. Le parole, delle volte, sono superflue, si capisce molto di più dagli occhi e dai gesti. Sembro uno stolto, ma lo vedo. E poi... tu sei troppo trasparente.»

Seb dischiuse le labbra per replicare, ma Mason aprì maggiormente gli occhi cerchiati dalle occhiaie, dovute alla mancanza di sonno, e, capendo, probabilmente, quello che Seb stesse per dirgli, lo interruppe, replicando: «Prima che tu lo dica: no, Seb, non è un difetto. Sei una persona... pura.»

Si mordicchiò il labbro inferiore, abbassò gli occhi sulla cicatrice sotto al ginocchio di Mason, spostò la mano per far scorrere delicatamente le dita sopra quella striscia di pelle più chiara e increspata, poi gli disse. «Sono innamorato di te, Mason. Nonostante sia così trasparente come dici, ho comunque la necessità di dovertelo dire per continuare a farti entrare in quella testa dura che io ci sono.»

Seb alzò lentamente gli occhi su Mason, la pelle del collo e delle guance che gli prendeva calore. Sapeva di avere quei momenti di timidezza che si andavano ad alterare ad attimi dove la sua parte più spigliata e maliziosa prendeva il sopravvento. Era fatto così, aveva un modo tutto suo di funzionare. Seb aveva due rotelle nel cervello e avevano anche delle rotazioni opposte.

Quando puntò gli occhi su Mason, fu sorpreso di vedere quei tratti sempre spigolosi del suo viso che si erano ammorbiditi, anche lo sguardo gli si era addolcito. «Lo so, Seb. Spero che tu sia consapevole di esserti andato a scegliere una persona che non è molto brava con le parole e che ha una cazzo di testa incasinata e più dura della pietra. Sono un disastro per quanto riguarda il romanticismo.» Si passò una mano tra i capelli e aggiunse, scuotendo le spalle: «In realtà, sono un disastro su parecchi fronti.»

Seb inclinò il busto verso di lui e gli baciò, piano, le labbra. Gli sorrise. «Come hai detto tu: i gesti parlano molto di più. Basta che eviti nuovamente di farti inghiottire dalla terra. Sei un uomo fedele, Mason, l'ho capito da tempo.»

Come un fiore tra le mine (Red Moon Saga Vol. 5)Where stories live. Discover now