Capitolo 8 - Mason

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Mason nel corso degli anni aveva allungato sempre di più la lista delle cose che odiava. Era diventata così lunga, quella lista, da far concorrenza alle settecentonovantotto pagine della Divina Commedia di Dante Alighieri.

Tra le varie cose che effettivamente odiava c'erano i cetrioli, le cimici perché facevano ammalare le piante e puzzavano di morte se osavi schiacciarle, odiava le persone che parlavano a sproposito e che volevano per forza essere simpatiche; odiava la superficialità, chi esaltava la sua presunta intelligenza, ma che in realtà era solamente ignoranza mascherata male; non sopportava i rumori troppo forti, le persone che si fingevano ubriache e chi provava a disturbare il suo sonno che, di norma, era già molto leggero e precario.

Odiava Evan che tornava ubriaco a casa e la faceva tremare perché non riusciva a fare silenzio in nessuna situazione, figuriamoci se ci fosse riuscito con l'alcool in corpo.

Eva abbaiò un paio di volte, Mason si strofinò il viso con entrambe le mani ed iniziò a contare lentamente fino a cento.

Si sentì il rumore di qualcosa che cadeva a terra, una risata leggera che non proveniva da Evan. Eva abbaiò nuovamente e balzò dalla sua cuccia per andare a schiacciare il naso contro la fessura al di sotto della porta chiusa della stanza del suo padrone.

Mason si sbatté il cuscino in viso. Evan aveva compagnia e lui non era benché minimo interessato a vedere ne ascoltare la povera vittima sacrificale del suo migliore amico che veniva sbattuta per bene.

Non aveva una vita sessuale da... beh, mesi. Non che lì sotto non gli funzionasse più, ma dopo la morte di Timmy, Mason si era concesso solo qualche sveltina senza importanza per sfogare la rabbia e la tensione. Poi, da quando era diventato zoppo, non aveva più praticato nemmeno il sesso occasionale, limitandosi a quello in solitaria.

Era sempre più triste ed insulsa la sua povera vita.

Gli mancava stringere un corpo nel letto? Sì. Ma gli mancava anche la connessione emotiva oltre che fisica che poteva avere con un uomo.

Mason emise un lunghissimo sospiro pregno di stress, stanchezza ed esasperazione.

Era stata una giornata non di merda, ma di merdissima. La sua vita e la sua quotidianità erano state travolte da una montagna di sterco di vacca per l'ennesima volta.

Aveva incontrato Jamie, lo aveva visto piangere dopo aver vuotato il sacco sulla sua vita di merda alla pet therapy, era giunto alla dolorosa conclusione che gli mancava Michael, gli mancava il suo passato.

Sebastian lo aveva scoperto a parlare con Timmy.

«C'è un po' di frastuono qui fuori».

Parlando del diavolo...

«Timmy, torna a fanculo a dormire nella mia testa», borbottò Mason, la voce attutita dal cuscino sulla sua faccia.

«Nella tua testa c'è ancora più frastuono».

Mason si tolse il cuscino dalla faccia e vide Timmy seduto sul bordo del letto. Gli stava sorridendo. Mason conosceva bene quel sorriso, era il sorriso dà "so più cose di te anche se sono morto e sono il frutto della tua mente traumatizzata".

«Evan... fai piano», bisbigliò una voce dietro la porta di Mason.

Mason catapultò di scatto gli occhi sulla porta chiusa. Gli sembrava di conoscere quella voce.

Eva abbaiò nuovamente ed iniziò a scodinzolare. Anche lei conosceva quella voce.

«Sento Eva, ma non la vedo», continuò a dire quella voce.

Come un fiore tra le mine (Red Moon Saga Vol. 5)Where stories live. Discover now